Capitolo 9

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Si alzarono da tavola e si diressero verso l'uscita.
Riusciva a sentire soltanto il bisbigliare costante delle persone, era fastidioso.
La testa iniziò a girarle e incominciò a vedere sfocato.
Kyle si parò davanti a lei, vedeva le sue labbra muoversi ma non riusciva a sentirlo.
La sua voce veniva sovrastata dalle urla nella sua testa.
<Kyle.> disse.
Aveva capito cosa stava per succedere, voleva urlare ma decise di trattenersi.
Non sapeva quanto fosse forte il suo urlo, non voleva spaventare nessuno ma sopratutto non voleva ferire qualcuno.
<Qualcuno sta per morire.> disse prima di cadere a terra coprendosi le orecchie con le mani.
Rimase con lo sguardo fisso sul soffitto, poi svenne.
Si risvegliò in infermeria, aveva una flebo nel braccio.
Si mise a sedere gemendo per il dolore.
Vide la dottoressa riordinare gli scaffali, tossì per attirare la sua attenzione.
<Oh, ti sei svegliata.> disse posando i flaconi che aveva in mano <Pensavo che ti saresti ripresa più tardi.>
<Io credo che qualcuno morirà.> disse Angel in preda al panico.
Non le importava più di poter sembrare pazza, voleva solo assicurarsi che tutti stessero bene.
Sperava di sbagliarsi con tutta se stessa.
<Kurt mi ha riferito quello che hai detto prima di svenire.> disse puntando lo sguardo verso sinistra <E mi dispiace dirlo ma avevi ragione.>
Angel girò la testa a sinistra, sul lettino affianco al suo c'era una ragazza distesa con gli occhi chiusi.
<Si chiamava Courtney.> disse <Era la sorella di Ethan.>
Angel non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo corpo.
Sembrava così innocente.
I lunghi capelli biondi le ricadevano perfettamente sulle spalle, il volto ormai senza vita era pallido e le labbra erano incurvate verso il basso.
Era davvero bella, sul suo naso aquilino si scorgevano delle lentiggini leggere.
<Angel, non puoi trattenere i tuoi poteri.> disse la dottoressa <Guarda il tuo braccio destro.>
Era di un colore violaceo abbastanza lieve, ma non faceva male.
<Stai facendo del male a te stessa, i tuoi poteri vengono emanati comunque, e se non li espelli, rimangono nel tuo corpo.> disse annotando qualcosa sulla cartella clinica.
<Non voglio far del male a qualcuno.> disse.
<Non puoi ancora ferire nessuno, devi addestrarti per farlo. Inoltre devi imparare a controllare i tuoi poteri.>
<Se significa che devo imparare a prevedere la morte di qualcuno, beh passo.> esclamò accigliata.
Tra tutti i poteri aveva ricevuto il peggiore.
Non voleva assumersi la responsabilità di prevedere la morte delle persone perché se poi non l'avesse impedita si sarebbe sentita in colpa.?
<Ma...>
La McCartney venne interrotta da Ethan che entrò furioso nella stanza seguito da una ragazza bionda e minuta.
Era snella e sembrava una ragazza dinamica.
Teneva i capelli biondi raccolti in una coda bassa.
I suoi occhi blu erano vispi nonostante fossero arrossati per le lacrime.
Era molto simile ad Ethan, stessa mascella non troppo marcata e naso allungato.
<Tu!> esclamò dirigendosi verso Angel.
Le sue mani presero fuoco, Angel si alzò in piedi spaventata.
Come faceva a non bruciarsi?
<Ehi!> esclamò la ragazza <Avevi detto che le avresti solo parlato, non essere precipitoso.>
<Ho cambiato idea.> esclamò.
<Mi dispiace, ma non sono stata io ad ucciderla.> disse Angel.
<Ethan, ora basta.> disse la ragazza mettendogli una mano sulla spalla.
Il fuoco sulle sue mani si spense, si voltò verso la ragazza, dalla sua bocca uscì un verso di dolore.
Le rivolse un ultimo sguardo poi uscì dalla stanza sbattendo la porta.
<Dottoressa, può lasciarci sole?> chiese la bionda.
La McCartney annuì ed uscì dalla stanza velocemente.
Probabilmente dopo la sfuriata di Ethan si era spaventata.
<Mi dispiace per Ethan.> disse incrociando le braccia al petto ed evitando di rivolgere il suo sguardo verso la ragazza senza vita.
<Fa fatica a controllare la rabbia ma capisco che perdere sua sorella sia molto difficile, erano gemelli.>
<Non importa, capisco.> disse <Avrei potuto aiutarla se solo avessi saputo controllare i miei poteri.>
<Siamo qui per questo, per imparare.> disse abbozzando un sorriso <Sono Jess, la cugina di Ethan.>
Ecco spiegati i tratti molto simili, sebbene i suoi fossero più dolci rispetto a quelli del fratello.
<Angel.> disse stringendole la mano.
La porta si aprì e un ragazzo entrò.
<Jess, sei qui?> le chiese, era un ragazzo di statura media.
Il ciuffo riccio gli ricadeva sugli occhi.
<Atom!> esclamò Jess sorridendo <Lei è Angel.>
<Ciao.> esclamò il ragazzo sorridendole, Angel fece lo stesso.
Era piuttosto alto, i capelli erano di un color biondo cenere e i suoi occhi erano azzurri.
Alle spalle di Atom apparve un altro ragazzo.
<Ti vuoi muovere?> esclamò.
Angel rimase sconvolta dalla poca delicatezza che aveva avuto quel ragazzo nei suoi confronti.
Infondo aveva appena perso la cugina.
Era leggermente più alto dell'altro ed i suoi capelli erano corvini, aveva la mascella piuttosto marcata, un accenno di barba e gli occhi tendenti al blu scuro.
I suoi modi di porsi le ricordavano Kurt.
Jess alzò gli occhi al cielo, si scusò con Angel e poi uscì.
Angel sorrise poi sospirò.
Kurt prese il posto di Jess nella stanza e lei si chiese dove fosse Kyle.
<Stai meglio?> le chiese senza emozioni.
<Dove sono gli altri?>
<Ti ho fatto una domanda, non mi sembra carino non rispondere.> disse senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
Angel sbuffò, non riusciva a sopportarlo.
Pure in una situazione del genere sapeva come darle fastidio e risultare una vera e propria spina nel fianco.
<Si, sto meglio.> esclamò scocciata <Dove sono gli altri?>
<A lezione.> disse.
<E perché tu sei qua?>
<Perché indovina chi è lo sfigato che hanno mandato a farti compagnia?>
<Che simpatico.> esclamò esasperata.
<Tanto lo so che sotto sotto mi ami.>
<Ma se ti parlo solo perché sei amico di Kyle.>
<Che carina.> disse con un tono che sembrava quasi dolce, come se lo pensasse veramente.
<Oh, grazie.> disse mostrandogli un sorriso.
<Comunque dovresti smetterla di svenire.> disse sedendosi sul letto <Hai partecipato solo ad un allenamento fino ad ora.>
<Non ci crederai mai ma non lo faccio apposta.> disse scrollando le spalle.
Ci fu un momento di totale silenzio.
Angel si sentiva a disagio in quella piccola stanzetta con gli occhi di Kurt puntati addosso.
<Non mi piace stare qua.> disse Kurt cercando di smorzare il silenzio.
<Forse perché di fianco a noi c'è un cadavere.> esclamò Angel.
Girarono la testa verso verso la ragazza, poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
Probabilmente furono più risate dovute al nervoso.
Smisero di ridere e i loro volti si incupirono.
Kurt si alzò e copri il corpo con il lenzuolo.
<Così va meglio.> disse risedendosi.
<Già.> sussurrò.
Kurt le prese la mano ed Angel rabbrividì al contatto.
Una scossa leggera la attraversò.
<Non è colpa tua.> disse mostrandole un sorriso che per la prima volta le sembrò sincero.
Angel scoppiò a piangere e si sporse per abbracciarlo dimenticandosi dell'ago che aveva nel braccio.
Gemette e Kurt la guardò preoccupato.
<Mi sono scordata della flebo.> disse ridendo, Kurt sorrise.
Il tempo per i due ragazzi si fermò in quell'istante che seppur così triste, erano riusciti a renderlo felice.

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