Capitolo 3

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Angel ed Ashley vennero svegliate da un rumore forte e costante.
Era talmente forte che avrebbe svegliato pure un orso dal proprio letargo.
<Ma che diavolo è sto rumore?> disse Ashley coprendosi le orecchie con il cuscino.
<Probabilmente è la campanella che indica l'inizio della colazione.> disse Angel ancora con gli occhi chiusi per poi sbadigliare.
<Quindi siamo in ritardo.> esclamò Ashley alzandosi dal letto frettolosamente.
Angel si alzò di scatto, avrebbe fatto ritardo già al suo primo giorno.
Prese un leggings nero e un maglione rosa che le arrivava sopra al ginocchio dall'armadio e si vestì.
Si misero entrambe le scarpe da ginnastica ed uscirono di corsa dalla stanza dirigendosi nella mensa.
Aprirono la porta e sotto gli occhi di tutti si misero in coda.
Ashley prese tre fette di torta al cioccolato e ci spruzzò sopra la panna mentre Angel rise per la scena.
<Ho fame.> disse giustificandosi e alzando le spalle.
<Vedo.> rispose Angel ancora con il sorriso sul volto.
Dopo aver riempito il vassoio si avviarono verso il tavolo dove era seduto Kyle.
Un ragazzo andò a sbattere contro Angel e ciò provocò il rovesciamento di tutto il vassoio addosso a lei.
Il rumore causato attirò l'attenzione di tutti.
Compresa quella di Kyle che si diresse verso di loro preoccupato abbandonando la colazione sul tavolo.
<Oh scusa.> disse il ragazzo con un sorriso sornione.
Aveva i capelli biondi e un paio di occhi infossati blu.
La mascella non era troppo marcata ed aveva il mento leggermente allungato.
<Non fa niente.> disse Angel titubante guardando i vestiti sporchi.
Il ragazzo le passò un dito sulla guancia.
La maglietta si alzò leggermente mostrando un tatuaggio sul ventre.
<Oh guarda stai perdendo sangue.> esclamò provocando una risata da parte di tutti.
Angel si toccò la faccia spaventata ma quanto si guardò il dito capì che era marmellata.
<Sei un'idiota.> esclamò guardandolo male.
Si voltò per andarsene ma venne bloccata dalla voce del ragazzo.
<E tu sei un mostro.>
Si zittirono tutti, compresa Angel che si voltò lentamente verso di lui.
Il ragazzo era più alto di lei di almeno 20
cm e aveva le spalle muscolose.
Il ciuffo biondo gli ricadeva sulla fronte, scosse la testa per sistemare i capelli e così la ragazza riuscì ad intravedere una cicatrice sopra il sopracciglio.
<Che hai detto, Ethan?> chiese Kurt alle sue spalle.
Angel indietreggiò lentamente.
<Quello che pensiamo tutti!>
Lui si voltò ma quando Kurt cercò di tiragli un pugno, Kyle si mise in mezzo bloccandogli il braccio.
<Non c'è bisogno di fare lo stronzo con lei.> disse Kyle al ragazzo cercando di mantenere un tono pacato, nonostante i suoi muscoli fossero più tesi che mai.
<Lei non è come noi.> esclamò Ethan <Avrebbero dovuto ucciderla quando ne avevano l'opportunità.>
Kurt serrò la mascella e strinse i pugni mentre Angel uscì di corsa dalla mensa seguita da Kyle ed Ashley.
<Angel, aspetta.> urlò Ashley.
Lei si fermò e si voltò verso di loro con le lacrime agli occhi.
<Non mi piace questo posto.> disse<Sono qui da poco e tutti mi giudicano senza conoscermi.>
<Ci conosciamo da tre giorni ma ti assicuro che se avessero la possibilità di conoscerti capirebbero che si stanno sbagliando su di te.> disse Kyle prendendole la mano.
Ashely si irrigidì e annuì all'affermazione di Kyle.
<Grazie, Kyle.> disse Angel mostrandogli un sorriso.
Quando si accorse che aveva ancora le dita intrecciate a quelle di Kyle si allontanò di scatto grattandosi la nuca.
Kyle tossì cercando di spostare l'attenzione su di se.
<Per oggi resta in camera, ti giustifichiamo noi.>
<Come per oggi?> chiese Ashley.
<È una scuola come le altre.> disse Kyle ridendo <Anche qui studiamo, ma ci fanno anche allenare per almeno mezz'ora ora al giorno.>
<Cosa!> esclamò Ashley esterrefatta.
Angel e Kyle risero mentre la bionda li fulminò con lo sguardo.
<Andiamo a lezione.> disse Ashely trascinando via Kyle per il braccio.
Angel scosse la testa divertita e tornò nella sua stanza.
Si sedette sul letto ripensando alle parole di Ethan, l'aveva ferita.
Sospirò e iniziò a giocherellare con un filo sporgente della federa del cuscino.
Qualcuno bussò alla porta, Angel si alzò, si sistemò i capelli in una coda ed andò ad aprirla.
<Ciao.> disse Kurt.
<Ciao.> disse <Che ci fai qui?>
<Mi assicuravo che stessi bene.>
Angel lo squadrò dal basso verso l'alto e notò un livido sullo zigomo.
Era violaceo e gonfio.
<Io sto bene.> disse <Ma tu che hai fatto?>
<Sono caduto dal paradiso perché sono un angelo.> esclamò abbozzando un sorriso cercando di risollevarle il morale ma fallendo miseramente.
Angel non rise, rimase seria.
<Non è divertente.> disse mordendosi il labbro.
Passò le dita sul livido ma poi le ritrasse imbarazzata quando si accorse di ciò che stava facendo.
Il ragazzo l'osservava attentamente.
Aveva ancora gli occhi leggermente arrossati e i capelli erano raccolti in una coda alta fin troppo stretta.
<Posso entrare?>
Si decise a chiedere e lei annuì facendolo passare.
Si avvicinò alla sua scrivania ispezionando gli oggetti che si trovavano sopra.
C'erano molti libri, numerose penne sparse, una spazzola e un carillon.
Prese in mano quest'ultimo e lo avvicinò al volto per guardarlo meglio.
Era antico e di colore verde, le ornature erano color oro.
Stava per aprirlo ma Angel sbuffò e glielo tolse dalle mani rimettendolo al suo posto.
<Come te lo sei fatto?> insistette preoccupata.
<Non è importante.> esclamò stringendo i pugni.
<È stato Ethan, non è vero?>
<Quello che ha detto è una cazzata.> disse <Non aveva il diritto di dirti quelle cose, non può trattarti così.>
<Ha solo detto quello che pensano tutti no?> esclamò <D'altronde hanno paura di me, non sei stato tu a dirmelo?>
<Angel...>
<Che diavolo sei venuto a fare qua?> disse <Sei tu il primo a trattarmi di merda senza conoscermi.>
Angel incrociò le braccia al petto allontanandosi leggermente da lui, stava incominciando a scaldarsi.
<Stai scherzando vero? Io mi sono preso un pugno in faccia per te.> esclamò avvicinandosi a lei.
<Non te l'ho chiesto.> rispose con arroganza.
Kurt la prese per il polso e la sbatté contro il muro.
Il cuore di Angel perse un battito per lo spavento.
Kurt non riusciva a capire se stesso, o almeno non più.
Non riusciva a capire perché lei gli provocasse sempre un sentimento di rabbia dentro di se.
Voleva urlarle contro, dirle le cose peggiori che si potessero dire ad un essere umano ma si trattenne.
<L'ho fatto per te.> disse in un sussurrò.
Lei con l'altra mano gli tirò uno schiaffo sulla guancia e lui si allontanò.
<Che ti è preso?>
<Di solito non perdo mai il controllo.> disse massaggiandosi la guancia <È tutta colpa tua..>
<Colpa mia?> urlò Angel quasi stremata dalla situazione.
<Se tu non fossi mai venuta qui tutto sarebbe come prima, perfetto.> esclamò Kurt.
<Credi che io voglia stare qui? Credi che l'abbia scelto io?>
La porta si aprì e apparve Kyle sulla soglia interrompendo il discorso che stava diventando difficile da gestire.
<Scusate, ho interrotto qualcosa?> chiese.
<No, se ne stava andando.> disse Angel.
Kurt la sorpassò velocemente, poi sulla soglia della porta le rivolse un ultimo sguardo prima di uscire.
<Che è successo adesso?> chiese Kyle chiudendo la porta.
<Kyle che ci fai qui?> chiese Angel cercando di evitare l'argomento.
<Devi firmare questo foglio altrimenti non sei giustificata per assentarti dalle lezioni, ho spiegato la situazione alla McCartney.>
Sorrise e glielo porse quasi con delicatezza come se avesse paura di toccarla.
Come se avesse paura che il solo contatto con lei l'avrebbe potuta spezzare.
<Grazie.> disse avvicinandosi a lui e abbracciandolo.
Allontanandosi dall'abbraccio si ritrovarono a pochi passi l'una dall'altro.
Si guardarono negli occhi mentre i loro nasi si sfioravano.
Il battito del cuore di Angel accelerò leggermente, forse per l'imbarazzo, ma poi tornò a battere esattamente come prima.
<Perché mi stai così vicino?>
Kyle tossì e si allontanò da lei.
<Non mi hai detto che cosa è successo con Kurt?> ripetè la domanda,gli occhi curiosi di Kyle la scrutavano con attenzione aspettando una risposta.
<Non capisco perché ti interessi così tanto.> esclamò lei in imbarazzo grattandosi il braccio.
<Per me è come un fratello.> disse <A differenza di te e Ashley noi siamo già qui da un anno e mezzo.>
<Mi sono arrabbiata perché si è fatto tirare un pugno in faccia.>
<Strano.> sussurrò fra sé e sé.
Angel ignorò la sua affermazione e alzò gli occhi al cielo.
Un pensiero si fece largo nella sua mente.
<Hai detto che voi due siete qui da un anno e mezzo.>
<Si, esatto.>
<Quanti anni avete?>
<Dobbiamo farne 19, siamo nati nello stesso giorno.> disse abbozzando un sorriso <Come te ed Ashley.>
<Quindi voi siete qui da quando avete 18 anni.> disse e lui annuì <È mai arrivato qui qualcuno che non avesse 18 anni?>
<No. Dove vuoi arrivare Angel?>
<Mi sembra strano che qui arrivino solo persone che hanno compiuto 18 anni.> disse <Non sembra strano anche a te?>
<Smettila di giocare a Sherlock Holmes.> esclamò Kyle irrigidendosi.
<E se non ci ricordassimo il nostro passato perché ci hanno tolto i ricordi o cose del genere?>
<Sei qui da tre giorni, resta nelle tue.> disse mantenendo un tono pacato per quanto fosse possibile.
<Ma io ne sono certa, Kyle.> disse insistendo.
<Tu non sai nulla, non puoi pretendere di arrivare qui e voler cambiare tutto.> esclamò il ragazzo innervosito <Stanne fuori o ti farai del male.>
La ragazza si impietrì e si allontanò leggermente da lui.
<Scusa, non volevo esagerare.> disse Kyle.
<No, è colpa mia.> disse cercando di trattenere le lacrime.
Non erano lacrime di tristezza ma di delusione.
Credeva di aver trovato un amico in Kyle, credeva di potersi fidare ma forse si stava sbagliando.
Inoltre lo stress accumulato si stava facendo sentire.
<Senti, fra una settimana c'è una festa per l'inizio dell'anno scolastico e ci saranno tutti.> disse <Al terzo piano si trova l'ufficio della Hollister, quindi se vuoi indagare sei libera di farlo ma non verrò con te.>
<Kyle...>
<Le telecamere si spengono automaticamente dalle 21 alle 21,30 o dalle 2 alle 2,30.> disse avvicinandosi alla porta <Una ragazza esattamente come te era convinta delle tue stesse cose e non è finita bene. Inoltre non troverai nulla nel suo ufficio.>
Kyle uscì dalla stanza senza darle il tempo di ribattere.
Non le importava delle conseguenze, la sera della festa avrebbe indagato e scoperto la verità con o senza di lui.

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