Capitolo 18

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Angel si guardava intorno,le sembrava surreale.
Aveva davanti i miei genitori, stavano parlando con lei ma non riusciva a sentire la loro voce.
<Mamma? Papà?>
I suoi genitori si voltarono verso la porta di colpo.
Il volto di sua madre si incupì,poi si volse verso di lei.
<Tesoro stanno arrivando.> disse.
Aveva una voce dolce e cercava di mantenere la calma per quanto non ci riuscisse.
<Piccola, va' al piano di sopra e nasconditi sotto al nostro letto.> disse suo padre inginocchiandosi e stampandole un bacio sulla fronte.
Angel annuì e corse per le scale fino a raggiungere la camera dei genitori.
Decise di non chiudere la porta in modo da non destare sospetti e si guardò intorno per un istante prima di nascondersi.
C'era un mobiletto con le loro foto.
Sentì la porta di casa spalancarsi così si nascose sotto al letto come aveva detto suo padre.
Si tappò la bocca con le mani per paura che qualcuno la potesse sentire.
<Dove è la bambina?> esclamò una voce rauca e profonda.
<È troppo tardi, l'abbiamo già mandata via.> esclamò mio padre con sicurezza.
Ci fu un momento di silenzio che però venne sostituito da due spari.
Sobbalzò mentre le lacrime le rigavano il volto.
Sentì dei passi pesanti percorrere le scale e arrivare proprio nella stanza in cui si trovava.
Riusciva a vedere solo le scarpe di quella persona, erano degli anfibi neri quasi del tutto slacciati.
<Richard vieni sotto,dobbiamo trovare la bambina.> esclamò una voce femminile sta volta, era acuta, quasi fastidiosa.
<Arrivo.> esclamò uscendo dalla stanza.
Sentiva il cuore uscirle dal petto, le mancava il fiato.
Quando sentì la porta di casa chiudersi uscì dal nascondiglio e si sedette in mezzo al letto dei suoi genitori portandosi le ginocchia contro il petto.
Non riusciva a muoversi.
Si risvegliò di scatto e si guardò attorno per assicurarsi che non fosse reale.
Si prese la testa tra le mani, sentiva la maglia appicciata al corpo per via del sudore così se la sfilò.
Si alzò e si diresse verso la porta cercando di non svegliare Ashley.
Uscì e andò in bagno per darsi una rinfrescata.
Si appoggiò con la mani al lavandino dato che sentiva le gambe cedere e si guardò allo specchio.
Era un ricordo quello?
O era soltanto un incubo senza senso?
L'unica cosa certa è che quelli fossero i suoi genitori,erano proprio quelli delle foto che aveva trovato nel fascicolo.
Ma se era davvero uno dei suoi ricordi questo significava che i suoi genitori erano morti.
Erano morti per salvarla.
Ripensò agli occhi dolci di sua madre e al sorriso di suo padre e le venne un groppo in gola.
Per quanto cercasse di smettere di pensarci non ci riusciva.
Credeva fossero ancora vivi o almeno ci sperava.
Scosse la testa mentre le lacrime iniziarono a contornarle il volto.
<Angel.> disse una voce alle sue spalle.
Lei si voltò di scatto e allacciò le sue braccia dietro la schiena del ragazzo.
Quest'ultimo rimase interdetto per un momento ma poi ricambiò l'abbraccio.
<Che succede?> chiese Kurt ancora con la voce un po' rauca.
Angel si strinse maggiormente a lui.
Kurt l'allontanò leggermente per guardarla direttamente in faccia.
Sembrava così innocente ed era così bella.
Kurt scosse la testa e prese le distanze.
<Che ti è successo?>
Angel aprì bocca per parlare ma poi la richiuse insicura sul cosa dire.
<Angel...> la richiamò dolcemente <Anche se provo una leggera repulsione nei tuoi confronti, questo non vuol dire che tu non possa parlare con me. Se hai bisogno di sfogarti posso provare ad ascoltarti.>
Angel abbozzò un sorriso e sul volto del ragazzo apparve un'espressione quasi realizzata.
Era riuscito a farla sorridere.
<Ho recuperato un ricordo del mio passato, o almeno credo sia un ricordo.> disse la ragazza <Mi sono ricordata dei miei genitori, o meglio, della loro morte.>
Kurt strinse le spalle e rimase sorpreso dal modo freddo in cui la ragazza lo disse.
Ma Angel in quell'istante si sentiva vuota, l'unica speranza che aveva era andata in fumo.
I suoi genitori erano l'unica cosa certa che possedeva,credeva di poterli riabbracciare un giorno.
<Mi dispiace, davvero.> le disse il ragazzo prendendole la mano e avvicinandola a se.
Kurt la guardò per alcuni secondi poi le stampò un bacio sulla fronte.
Angel rimase confusa da questo suo gesto, le sembrava familiare ma scacciò subito via questo pensiero, non voleva una preoccupazione in più.
<Loro erano l'unica cosa del mio passato che conoscevo ed ora...> disse con la voce spezzata <ed ora scopro che sono morti quando ero piccola per proteggermi da questa stupida associazione che ci tiene rinchiusi qui.>
<Andrà tutto bene, il fatto che stai iniziando a ricordare le cose è un buon segno, potrebbe esserci utile per scoprire informazioni e poter uscire da qui.>
<Pure in questi momenti riesci a pensare solo a te stesso e a come salvarti la vita?> esclamò esasperata la ragazza.
<Io non intendevo...>
<Non mi interessa, non voglio nemmeno più sentirti parlare.> disse incrociando le braccia al petto.
<Ma perché credi sempre di sapere tutto e non riesci mai a farti spiegare le cose come stanno?>
<Perché so come sei fatto e mi basta guardarti per capire quanto sei egoista.>
<Se fossi egoista secondo te sarei davvero venuto dietro di te per vedere come stessi?>
<Oh, andiamo! È solo una coincidenza che anche tu ti sia svegliato a quest'ora.>
<Pensala come vuoi.> esclamò Kurt prima di voltarsi e uscire dal bagno con i pugni serrati lungo i fianchi.
Angel lo guardò uscire e finalmente riprese a respirare normalmente, poiché non si era resa conto di trattenere il fiato fino a quell'istante.
Sta volta aveva esagerato, l'aveva trattato davvero di merda e si sentiva leggermente in colpa.
Ma perché non riusciva ad essere gentile con lui?
In fondo non le aveva fatto nulla.
La ragazza sospirò e, dopo essersi sciacquata il volto con un po' d'acqua gelida, ritornò in camera buttandosi di pancia sul letto.
Ultimamente i suoi risvegli non erano stati dei migliori.

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