4) un paradiso per uno✔

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L'entrata dava su una stanza esattamente come me la ero immagginata o forse non proprio, non era così buia e il ragazzo che mi trovai di spalle al lavoro non era tutto tatuato.

Da dietro sembrava essere un ragazzino poco più grande di me. Era concentrato nel suo lavoro e il volume della musica sembrava lo facesse focalizzare ancora di più. Forse è anche per questo che non si accorse quando entrai all'interno.

-Ciao.- iniziai guardandomi intorno. Sulle pareti erano appese tante foto, molte delle quali raffiguravano sempre la stessa persona con diverse persone famose. Era un uomo della mezza età ed era presumibilmente il proprietario.

-Oh ciao, scusami un attimo. Finisco il lavoro e arrivo.- rispose il ragazzo senza girarsi.- Anzi no, ti faccio servire dal mio collega.- disse poi, al che seguirono delle grida- Zayn! Puoi scendere un attimo che abbiamo una cliente e ora sono occupato.

Mi sedetti su una delle poltrone in attesa.

Poco dopo dalle scale vidi scendere l'altro ragazzo, si sistemò con una mano la ciocca di capelli in disordine.

Era lui! Era lui il ragazzo che mi aveva baciata. Era lui quello per il quale ero lì. Era lo stesso che mi aveva rovinato la festa. In un istante tutti i ricordi tornarono vivi.

Lo guardai po' come quando si vorrebbe fermare o rallentare il tempo e analizzare con attenzione bene ogni movimento di una persona.

Quando fu giù però qualcosa lo bloccò. Mi riconobbe e non seppe nell'immediato cosa fare.

-Posso aiutarti?- furono le uniche parole che pronunciò per abbattere il silenzio.

-Vorrei farmi un tatuaggio.- dissi cercando una parte del corpo che più si addicesse a quello scopo.

-Un tatuaggio?- chiese incredulo Zayn.

-Si un tatuaggio, cosa ti aspettavi, che ti chiedessi un chilo di mortadella? Non capisco lo stupore.

-Neanche io.- mi ricordò della sua presenza il ragazzo di prima.

-Non te lo posso fare, perché non sei maggiorenne e avrei bisogno del permesso di uno dei tuoi genitori.- disse poi cercando di evitare il mio sguardo.

-Come fai a sapere che non lo sono?

-Non sembri esserlo.- rispose secco.

-Lo chiedi a tutti?

-Cosa chiedo a tutti?

-Di mostrarti il documento, oppure indovini l'età della gente perché a tuo parere "sembra".

Era un gioco il mio, ero consapevole che lui mi avesse riconosciuta ma finché avevo il controllo della situazione volevo manipolarlo.

-Non voglio avere problemi per cui ti chiedo di pensarci bene se effettivamente alla tua età sia razionale avere un tatuaggio, che rimane lì con te per tutta la vita e non puoi levarlo.

"Non vuole avere problemi" che strano, pensai. Eppure già se li era procurati e se era vero quello che mi aveva riferito papà, ovvero che era una banda piuttosto conosciuta, mi risultava ancora più difficile credere alle parole di Zayn.

-Ho una soluzione, sai visto che occorre il permesso di un genitore credo sia il caso che chiami mio papà. Dovrebbe essere già fuori da lavoro a meno che non lo abbiano trattenuto al commissariato.- dissi estraendo dalla tasca del giubbotto di jeans il mio telefono.

Zayn era fermo ad osservarmi. Era stato lui a distruggere quello che sarebbe dovuto essere uno dei giorni più belli della mia vita.

-Zayn mi porti altri disinfettanti dal magazzino e anche dei rotoli di carta?- gli chiese il ragazzo di prima che dall'aspetto non sembrò più essere così giovane.

Tremila modi per convincerti che mi amiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora