Non seguire i tuoi sogni,
segui me.Zayn:
Una sigaretta dopo l'altra, sembravano comunque troppo poche per soddisfarmi.
Dopo aver accompagnato Savannah mi fermai presso il ponte lungo il fiume.
Mi sedetti a gambe penzolanti sul muretto del ponte. Sarebbe bastata una spinta o che sporgessi un po' di più per cadere nell'acqua ma lo facevo spesso, giocare con il destino. Ritenevo che se un qualcosa sarebbe dovuto accadere sarebbe successo comunque. Sapevo quando potevo rischiare e quando no.
-Ehi tu ragazzo, non è un po' pericoloso stare così?- Una voce gridò da lontano. Risposi solo mostrando il dito medio al passante.
Lo fissai per un momento per poi tornare ai miei pensieri. Con la mano destra cercai di rintracciare nella tasca il telefono, ma mi accorsi di non averlo con me, neppure dentro alla giacca. Lo aveva lasciato a lavoro e l'unico modo per accertarsi che fosse così era quello di tornare a controllare.
Era poco prima di mezzanotte quando misi piede di nuovo nello studio. In zona non c'era ormai nessuno, avrei potuto dormire lì e al mattino andarmene ma a casa c'era qualcuno ad aspettarmi, qualcuno che era sempre in pensiero per me.
Proprio come avevo pensato, il telefono era poggiato sul tavolino. Uscendo però qualcosa attirò la mia attenzione, una leggera sciarpa poggiata sulla poltrona.
Quel pomeriggio non era venuta nessuna ragazza a farsi fare un tatuaggio, nessuna se non Savannah.
La sciarpa rosa non poteva essere di nessun altro che sua. Presi l'oggetto e feci per tornare a casa.
*****
"Questa sera da Nash"- fu il primo messaggio che lessi al mattino sullo schermo del telefono.
Era Adam. Solo lui scriveva a monosillabi, quasi come se fossero degli ordini i suoi.
Ma nessuno più di Nash avrebbe spalancato gli occhi leggendo questo messaggio.
Di giorno lavoravo nell'officina di mio nonno con il quale vivevo da quando avevo deciso di andare via di casa. Ed era diventato la persona più importante della mia vita, che nonostante tutti i miei errori commessi nella giovane età mi aveva sempre supportato e giustificato. Questo forse perché lui stesso da giovane si comportava allo stesso modo.
-Già sveglio?- chiese Ed.
-Si, devo prima andare da una parte e poi vado in officina, d'accordo?- Ne vuoi un po'?- chiesi indicando il caffè, quando il caro vecchietto mi raggiunse in cucina.
-Allora ci vediamo più tardi. No, non ti preoccupare. Alla tua età ne bevevo troppo, ora il mio cuore si sta opponendo.
-La sera sarò da Nash, non penso di tornare presto.- annunciai prima di andare.
Non avevo mai sentito il dovere di dire a nessuno dove e cosa facevo. Ed mai me lo aveva chiesto ma era una mia abitudine comunicarglielo, come a dire "almeno tu saprai dove sono, mi fido di te e so che non lo dirai a nessuno."
Edward mosse solo il capo per confermare che avesse sentito, successivamente bisbigliò qualcosa a se stesso preparandosi anche lui per uscire.
Era una mattinata particolarmente fredda. Prima di salire in moto, controllai se nello zaino ci fosse l'oggetto che avevo intenzione di restituire. Avevo stabilito di non voler avere nulla a che fare con quella ragazza per cui dovevo sbarazzarmi di tutto quello che era suo ovvero la sciarpa che lei per distrazione aveva lasciato il giorno prima nello studio.
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Tremila modi per convincerti che mi ami
RomanceSavannah Hamilton è una ragazza adolescente senza ancora dei piani ben precisi riguardo il suo futuro. Non sa cos'è l'amore ma dopo che alla sua festa di sedici anni un ragazzo sconosciuto entrato di nascosto la bacia, inaspettatamente sente il biso...