»It's ok to reach up for help«

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Schiva, piegati, carica, colpisci.
Schiva, piegati, carica, colpisci.
Ormai Bakugo non sapeva più da quanto cazzo stesse andando avanti.
Troppo, per i suoi gusti.
Ma andiamo con ordine.
Quel pomeriggio aveva ricevuto una chiamata dal suo segnalatore, che appunto stava segnalando una rapina in una strada poco distante da casa sua. Subito aveva indossato il costume da Hero ed era corso a controllare.
Arrivato lì, trovò l'ambiente abbastanza strano. Prima di tutto, non c'erano banche o grandi negozi, solo piccole attività, e trovò strano che un villain con un po' di cervello andasse lì a rubare, poi mancava la solita schiera di giornalisti ficcanaso, quelli che tanto odiava, pronti a fare mille domande senza essere mai essere degnati di una risposta. Poi era tutto così silenzioso, troppo silenzioso.
Non c'era un'anima viva.
Bakugo si guardò intorno, provando a scorgere almeno una persona all'interno di un negozio, ma erano tutti vuoti.
Un intero quartiere reso un fantasma.
Proprio quando stava per arrendersi e tornare a casa, però, il fottuto villain aveva fatto il suo ingresso. Spuntò dall'interno di un vicolo abbastanza largo, e Katsuki riuscì a vedere dietro di lui alcuni civili e, purtroppo, qualche chiazza di sangue.
Fosse un rapitore? Un assassino?
I civili se ne stavano muti, terrorizzati.
Le sue mani si accesero e la voglia di saltare addosso al villain era tanta, ma doveva prima allontanarlo da lì e mettere al sicuro i cittadini. Il villain non si muoveva, e questo permise a Katsuki di osservarlo meglio.
Somigliava un sacco ad un Nomu, almeno dal ricordo che ne aveva. Era un omone grosso, robusto e alto, completamente nero pece e, indosso degli orribili pantaloncini a fantasia hawaiana, il cervello pulsante a prendere aria sulla testa. E ora si guardavano, studiandosi a vicenda.
O meglio, Katsuki provava a trovare una soluzione, il Nomu si limitava ad aspettare pazientemente la prima mossa dell'eroe, che non arrivò.
Il Nomu improvvisamente ruggì, emettendo un suono talmente stridulo da far urlare tutti i civili e da far coprire le orecchie doloranti a Bakugo, che però dovette subito liberare dalla presa delle sue mani poiché il mostro era partito dal fondo del vicolo, caricando verso Katsuki.
Subito si spostò dalla traiettoria d'impatto, facendo andare a sbattere il cervello scoperto dell'altro sul muro in mattoni della casa dal lato opposto a quello del vicolo. Allontanò immediatamente la testa dalla parete, tornando a caricare verso l'eroe.
E ora si trovavano così, nel mezzo della strada a ripetere sempre le stesse identiche azioni.
Bakugo schivava il pugno del Nomu, si piegava in avanti avendo il tempo di preparare un'esplosione, allungava all'indietro il braccio per avere più potenza, e colpiva il faccia o sul collo quell'essere disgustoso, provocandogli soltanto delle bruciature che non sembravano scalfirlo minimamente.
Continuò solo per permettere a tutti i civili la fuga, perché nonostante fosse impegnato a combattere, era riuscito a vedere il grande gruppo di persone che scappava dal lato opposto al combattimento. Alcuni erano feriti, Katsuki sperò vivamente che non ci fossero feriti gravi, o morti.
Ma ora non poteva controllare.
Ora incominciava a sentire la stanchezza, e si chiedeva per quale stracazzo di motivo non c'era nemmeno un poliziotto ad aiutarlo.
Indietreggiò aiutato dalla potenza di un'esplosione e me approfittò oltre che per riprendere fiato, per attivare il segnalatore di pericolo, cercando di chiamare i soccorsi.
Il Nomu tornò alla carica, e Bakugo non fece in tempo a scansarsi abbastanza velocemente. Era stato colpito alla gamba, la sentiva pulsare.
Infatti quando se la guardò, ancora a mezz'aria, il pantalone del costume era stato completamente strappato, lasciando il polpaccio e la coscia in bella vista, e stava perdendo un sacco di sangue da un taglio lungo e profondo. Imprecò atterrando e, concentrando la raffica delle esplosioni in un solo punto del palmo della mano per renderlo più preciso e letale, iniziò a bombardare il villain.
In un primo momento riuscì a tenerlo a bada, ma dopo poco l'altro si abituò alla potenza dei colpi, tornando all'attacco. Katsuki era letteralmente sfinito, con le ultime forze scivolò tra le gambe del Nomu, trovandosi alle sue spalle, e infilò una delle granate della sua cintura all'interno della stoffa hawaiana dei pantaloncini.
Essi esplosero, ma il Nomu non sembrava particolarmente preoccupato. Katsuki lo colpì ancora, dando tutto se stesso, quando finalmente sentì il suono delle sirene.
Prima della polizia arrivò Pinky, seguita da Cellophane. Grazie a dio.
«Serve aiuto, Bakugo?»
Urlò la ragazza, colpendo negli occhi il Nomu con il suo acido, accecandolo.
«Tu controlla se ci sono feriti in giro, qui i pensiamo noi!»
Continuò Sero, intrappolando le braccia del villain col suo nastro adesivo, mentre i bombardamenti di acido continuavano. Bakugo sorrise determinato, e corse verso il vicolo per controllare. Le chiazze di sangue erano molto larghe, il rosso cremisi aveva colorato tutto il terreno, la sua espressione cambiò totalmente. Bakugo per poco non vomitò quando vide il corpo della bambina, coperto di sangue e di lividi e contusioni varie. Non era morta per il Nomu, era stata schiacciata dalla folla. Per un attimo Katsuki provò schifo per le persone che aveva appena salvato.
Si inginocchiò accanto al piccolo corpo, controllando il polso. Nulla.
Sospirò dispiaciuto e sentendosi colpevole, e continuò a guardarsi intorno, solo lei non sarebbe bastata a riempire tutto di sangue il quel modo. Infatti dopo un'occhiata veloce, trovò la vera fonte del sangue. Cinque uomini adulti e due donne, o quello che ne rimaneva.
C'erano infatti pezzi di braccia, gambe e casse toraciche ovunque, sembrava che il Nomu li avesse fatti a pezzi davanti agli altri. Magari per spaventarli, magari perché avevano tentato di scappare, magari per divertimento. A quel punto Katsuki corse via dal vicolo, tornando dai suoi amici, che avevano completamente avvolto il villain nel nastro adesivo, rendendolo una mummia vivente ed urlante. I due guardarono verso il ragazzo di ritorno.
«Tutto ok, Bro?»
Chiese Sero, con un sorriso, avvicinandosi al ragazzo esplosivo.
Dal silenzio dell'altro capì, e il sorriso sparì immediatamente. Mina corse nel vicolo, e le sue urla disperate si sentirono da dove si trovavano i due uomini. La polizia intanto era arrivata, assieme ad una ambulanza. Katsuki fu messo su un lettino e medicato alla bell'e meglio alla ferita, mentre raccontava di come aveva ricevuto la chiamata di soccorso, del combattimento, delle richieste d'aiuto e dei morti. Il poliziotto segnò tutto sul suo taccuino e lo ringraziò per l'aiuto, facendo segno al collega di recuperare il Nomu.

«Il Nomu da solo non può aver organizzato tutto.»
Disse a Sero, mentre bevevano la birra al tavolo di legno del bar.
«Sono d'accordo, quelli non sono esseri intelligenti.»
Continuò Kaminari, che era stato chiamato dallo stesso Bakugo per avere qualche consiglio sullo strano attacco di quel pomeriggio.
«Secondo me c'è qualcosa di più grande sotto.»
Disse Mina, sorseggiando anche lei la birra. Jiro si toccò il mento, pensierosa.
«Forse Deku, Iida e Todoroki ne potrebbero sapere di più, che ne dite?»
«Col cazzo che chiamo quel Nerd di merda e il Bastardo.»
Sputò Katsuki, acido.
«Già, non ne vedo la necessità dopotutto, tesoro. Sappiamo cavarcela da soli.»
Continuò Kaminari, mettendo un braccio intorno alla spalla della fidanzata. Essa sbuffò, non sapeva proprio cosa fare.
«Indagherò.»
Sussurro Bakugo dopo alcuni attimi di silenzio, nei quali ognuno si era perso nei propri pensieri. Gli altri quattro lo guardarono, increduli.
«Ti hanno appena messo dodici punti ad una gamba, vuoi davvero andare in giro rischiando un attacco in quelle condizioni?!»
Urlò la ragazza rosa, seguita anche dagli altri. Bakugo sbattè le mani sul tavolo di legno, facendoli zittire tutti.
«Ce la farò, se volete potete indagare anche voi per cazzi vostri. Basta che non mi intralciate.»
E detto ciò, uscì zoppicando leggermente dal bar, lasciando gli amici increduli.
«Perché deve fare così?»
Chiese Jiro, profondamente preoccupata. Sero e Mina si guardarono, tristi, e Kaminari osservò la superficie piana davanti a lui.
«Vedi, Jiro, lui si sente così vuoto, senza un obbiettivo.»
Iniziò Mina, e Sero continuò.
«Sono due anni e mezzo che si sente così, e ora più che mai. Per questo prova a tenersi impegnato, capisci?»
Allora la corvina capì dove volevano andare a parare; a Kirishima, il suo migliore amico.
«Tu non sei sua amica quanto noi.»
Disse Kaminari, accarezzandole la mano.
«Noi l'abbiamo visto nelle peggiori condizioni possibili, al liceo. Non immagini nemmeno quanto abbia sofferto e quanto continui a farlo.»
Jiro ora sentiva il petto pesante. Provò ad immedesimarsi in Bakugo, ma non ci riuscì. Guardò il suo ragazzo, aspettando che dicesse qualcosa.
«Immagina di perdere me. Come ti sentiresti?»
La ragazza non volle nemmeno pensarci.
«Ma è diverso! Io e te stiamo insieme, è completamente diverso che perdere un amico!»
Mina la guardò sorridendo mestamente, e allora Jiro capì.
«Volete dire che lui e Kirishima...?»
Sero annuì, tornando a posare gli occhi sulla schiuma della sua birra.
«I-io non lo sapevo... io...»
«Tesoro... va tutto bene. Ora capisci perché è diventato così fragile?»
Lei annuì, in silenzio.
Non se lo sarebbe mai aspettato che Bakugo potesse amare una persona, tantomeno Kirishima. Ma lei poteva capirlo, innamorarsi di un idiota non era il massimo, ma almeno il suo idiota era con lei.
Provò un'estrema pena per quel ragazzo, ora chissà dove a vagare in cerca di indizi.

»Villain I'm not - Kiribaku«Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora