»It's only a bad joke, right?«

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Bakugo non sapeva dove cazzo andare se non nel vicolo dove il Nomu aveva trattenuto e ucciso degli innocenti. La zona era tutta circondata dal nastro della polizia, ma lui poté entrare ugualmente venendo riconosciuto dai poliziotti che erano di guardia.
Si diresse subito verso quello spazio angusto, notando che era rimasto esattamente uguale a poche ore prima, unica differenza, i corpi erano spariti e solo i contorni disegnati col gesso erano visibili sul sangue rappreso. Anche la macchia del suo vomito era diventata dura. Che schifo.
Iniziò a cercare un indizio qualsiasi, un qualsiasi oggetto che poteva aiutarlo a trovare qualcuno, o qualcosa. Ma a parte sangue, resti di denti, ossa e capelli, non trovò molto.
Da dove poteva essere arrivato il Nomu? Di certo non era apparso a caso nel mezzo della strada...
Oppure si? Ora il vago ricordo dell'attacco di cinque anni prima gli aveva fatto ricordare che un sacco di Nomu erano apparsi da delle specie di buchi neri, il quirk di qualcuno. Bene, ora doveva capire come mai quel Nomu era stato mandato in quel semplice quartiere, proprio ad un passo da casa sua.
E se la mente a capo di tutto avesse chiamato solo lui di proposito? Ma perché lui? Cosa aveva di speciale?
«Hai già capito tutto, Grande Katsuki Bakugo?»
Si guardò intorno, non capendo l'origine di quella voce calma, roca, e incredibilmente familiare. Guardò in alto, e sul tetto di una delle due case che prestavano la loro parete ai lati della strettoia, vide l'uomo coi capelli azzurrini e la mano sul volto, che lo aveva rapito anni prima.
Era lui ad aver mandato il Nomu?
Bakugo non si fece problemi a rispondergli a tono.
«Che cazzo vuoi? Sei stato tu ad aver ucciso quelle persone?»
Tomura non rispose, anzi tolse la mano dal suo volto, mostrando un larghissimo ed inquietante sorriso.
«Sarai felicissimo di questa rimpatriata, ragazzino.»
Si sentì dire, prima di sentire di essere preso da dietro da due braccia possenti, che intanto avevano lasciato una quantità abbondante di fiamme, che lo avevano accecato. Si sentì soffocare da un tessuto impregnato di una sostanza dall'odore orribile, che gli fece chiudere gli occhi per il bruciore. Vide un poliziotto davanti a sé e lo guardò con sguardo supplicante, ma esso gli sorrise divertito. Venne colpito con un calcio alla gamba piena di punti proprio da quello, e le sue urla di dolore furono ovattate dallo stesso panno. Poi il buio.

Quando aprì gli occhi ci mise parecchio per riuscire a mettere a fuoco ciò che aveva intorno.
Si trovava in un laboratorio, sembrava abbastanza moderno ed era sicuramente meglio del bar dove di era ritrovato al suo primo rapimento.
Riuscì a distinguere la figura di Tomura che parlava con un tizio vestito da pinguino e che sembrava più una fiammella viola che una persona vera. Aveva un vago ricordo anche di lui.
«No, Kurogiri, aspetta per chiamarlo, voglio che sia bello sveglio.»
Disse l'azzurrino, e quello che si chiamava Kurogiri annuì e lasciò la stanza. Bakugo provò ad alzare le braccia, ma era incatenato. Non ne rimase molto sorpreso. La cosa che lo sconvolse era di essere rimasto praticamente in boxer e canotta leggera, e stava letteralmente morendo di freddo.
Tomura, seguito da un tipo più alto di lui pieno di cicatrici viola sul viso, si avvicinò all'eroe, mantenendo sempre quel sorriso inquietante.
«Ben svegliato, Katsuki Bakugo.»
Bakugo in risposta lo guardò fulminandolo con la peggiore occhiata che riuscì a fare, quello alto dietro fece un sorriso di scherno.
«Non credere che basti guardarci per incuterci timore.»
L'eroe rimase zitto, mostrando un ghigno contrariato.
«Ah Bakugo... non sai da quanto tempo cerchiamo un membro come te per la nostra società!»
Continuò Tomura, poggiando quattro dita sotto al mento del ragazzo, che purtroppo si era improvvisamente ricordato quale fosse il quirk dell'altro, che davanti alla sua espressione di difficoltà rise di gusto.
Fece scendere la mano sul collo del ragazzo, per poi finire sul braccio destro ed in seguito sul fianco, coperto dalla canotta. Allora posò anche il mignolo, facendo polverizzare l'indumento.
«Freddo, moccioso?»
Chiese quello alto, mostrando una fiammella nel palmo della mano e avvicinandola al viso del ragazzo, venendo però bellamente ignorato.
«Potresti essere più collaborativo! Con Kirishima è bastato davvero poco per farlo passare dalla nostra parte!»
Si lamentò, quello con le cicatrici.
A quel nome Bakugo sentì il cuore fermarsi, e gli occhi sgranarsi.
«Cosa sai tu di lui?! È colpa vostra se è scomparso?! Io vi AMMAZZO, BASTARDI!»
Iniziò a dimenarsi sulla sedia, riuscendo anche a spostarla di poco, sentì le mani fumare all'interno delle strane manette che indossava, il ferro si stava scaldando.
«Calma i bollenti spiriti, ragazzo. Kirishima è con noi adesso. A lui piace lavorare per me.»
Bakugo piegò la testa in avanti, nascondendo gli occhi lucidi ai suoi rapitori.
«Io... io non vi credo. State dicendo un sacco di cazzate per farmi impazzire. Io so che lui non sarebbe mai capace di-»
«Allora non lo conosci.»
Lo interruppe una ragazza bionda appena entrata nel laboratorio, ridacchiando.
«Toga, che ne dici di far venire qui il nostro Mad Riot?»
«Con piacere, Tomura!»
E inaspettatamente, la ragazza tornò poco dopo con Kirishima dietro di lei. Bakugo sentì le lacrime scorrere sulle sue guance, in volto un'espressione incredula per l'aspetto del ragazzo. Indossava una canotta bianca, jeans neri e una giacca di pelle nera, i capelli neri che gli cadevano sulla fronte in maniera disordinata e innumerevoli buchi alle orecchie.
Bakugo incominciò ad urlare e ad agitarsi, mentre Kirishima era rimasto ugualmente sorpreso di vedere il biondo lì e in quelle condizioni.
«Kirishima?! Perché cazzo sei con quelli?! Dove cazzo sei stato per tutto questo fottuto tempo?!»
Il corvino guardò Toga, che se la rideva sotto ai baffi. Prima di parlare respirò profondamente, e un ghigno quasi cattivo apparve sul suo viso. Bakugo non aveva mai visto nulla del genere sul volto del suo ragazzo.
«Io... io non lo so più chi sia, il Kirishima di cui parli.»
«Vieni qui bastardo! Muovi quel cazzo di culo che ti ritrovi e aiutami!»
«Non posso...»
Sussurrò flebile, Kirishima, mollando un po' della durezza che prima aveva dimostrato.
«Vi lasciamo da soli, ragazzi. Non divertirti troppo, tu.»
Disse Tomura, parlando con Eijiro.
Una volta chiusa la porta del laboratorio, l'ex rosso corse da Katsuki, senza però liberarlo dalle manette.
«Perché sei qui?»
Chiese, guardandolo dall'alto in basso.
«Vorrei saperlo anche io, fottuto idiota! Parlavano di trovare qualcuno come me per la loro stupida associazione!»
Kirishima sembrò sorpreso.
«Capisco...»
«Io no! Eijiro, perché cazzo sei qui?! Sei sparito per tre cazzo di anni! Hai idea di come mi sono sentito?!»
Il biondo iniziò a singhiozzare pesantemente, mentre Kirishima sentiva il cuore spezzarsi. Un po' della scorza che si era costruito parve rompersi.
«Io... io non volevo... io...»
Si tenne la testa con le mani, gli girava, non riusciva a stare in piedi. Finì per sedersi sulle gambe nude di Bakugo, sentendo la sensazione della pelle calda dell'altro contro il tessuto dei suoi vestiti incredibilmente familiare e piacevole.
Bakugo continuò.
«Perché sei qui? Che cazzo ti hanno promesso?»
Il corvino accarezzò la guancia di Katsuki, che istintivamente spinse il volto contro di essa.
«Io... io qui sto bene. Mi hanno insegnato tante cose, Katsuki. Ho imparato molte cose sul mio quirk, e i loro ideali sono giusti quanto quelli degli Hero.»
Spiegò Eijiro, ritrovando il suo autocontrollo e l'espressione derisoria.
«Ma voi fate male alle persone! Ho visto degli innocenti morire, morire!, per via di uno di quei cosi che usate!»
Urlò Katsuki, agitandosi sotto al peso del corpo del ragazzo e scostando quindi la mano dal suo viso.
«A volte serve farsi rispettare.»
Disse il corvino, fermando la testa di Bakugo tra entrambe le sue mani, fissandolo negli occhi e avvicinando il suo volto al suo.
«Tu non sei Kirishima! Cosa ne hai fatto di lui?! Lui è coglione ma non fino a questo punto! Tu non sei il ragazzo che amo!»
Sputò tutto senza pensare, e Kirishima rise quasi con cattiveria.
«Sono sempre io, Bakugo. Sono solo cresciuto, tutto qua.»
Allungò una mano a giocare con il petto di Katsuki, facendolo sospirare pesantemente mentre sentiva gli occhi pizzicare.
«Ho imparato che se voglio una cosa me la devo prendere, e non aspettare i comodi degli altri.»
La mano scese sul membro di Katsuki, e lo sentì duro.
«Da quando sei così sensibile?»
Chiese malizioso, aprendogli poi la bocca con un pollice e infilandoci la sua lingua dentro. Katsuki, anche se contrariato in un primo momento, non riuscì a sottrarsi a quel contatto che tanto gli era mancato in quegli anni. Si staccò lasciando la bocca di Katsuki bagnata della sua saliva.
«Da quando uno stronzo mi ha lasciato senza dire dire una parola, e io, pensando a lui ogni fottuto minuto della mia cazzo di vita, non ho mai avuto la voglia di scopare con altri o nemmeno di toccarmi.»
Spiegò Bakugo, guardando il corvino negli occhi.
«Ti sono mancato così tanto~»
Disse l'altro, leccando il suo orecchio.
Bakugo rimase sconcertato. Non era il suo Kirishima.
«Tu non sei il mio Eijiro.»
«Imparerai ad amare anche questo lato di me, Katsuki. Dai un'opportunità a questa gente. Vedrai che siamo più simili di quanto credi.»
Bakugo gli sputò in faccia. Eijiro raccolse divertito la bava dell'altro dalla sua guancia con un dito e glielo rimise in bocca, giocando con la sua lingua, e Katsuki gli morse le dita, ma ad Eijiro non sembrò importare più di tanto.
«È un consiglio, Katsuki, stai al tuo posto.»
E detto ciò tolse la mano dalla sua bocca e si alzò dalle sue gambe, lasciando la stanza nel buio totale e un Katsuki tremante. Chissà se per il freddo o per lo shock.
Perché Kirishima si era unito a quella gente? Dare una possibilità?
Che cazzo blaterava capelli di merda?! Bakugo non si sarebbe mai arreso diventando un cattivo, non si sarebbe fatto nemmeno aggirare dal ragazzo che amava. Era un eroe, aveva degli ideali, delle persone da proteggere, una dignità, un orgoglio.
No, lui sarebbe scappato da lì, e con sé avrebbe portato Eijiro, e lo avrebbe fatto rinsavire. Era una promessa.

»Villain I'm not - Kiribaku«Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora