»I'm tired of fighting«

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Iida era subito andato a parlare con Tomura. Un pugno in viso e una valanga di insulti bastatarono a farlo rinsavire. Era ancora più motivato di quanto lo era all'inizio. In cuor suo, Tenko fu grato che fosse tornato Iida a sistemare le cose. Aveva tenuto anche in conto che Kirishima sapeva, e aveva sempre saputo che Tenya faceva parte, anzi, che era uno dei principali leader della Lega. Nonostante ciò, gli aveva fatto fare molta attenzione a camuffare la sua voce, sebbene fosse anche cambiata negli anni, quando fece un annuncio. In quel momento, era meglio non far sapere del ritorno del capo.
Tenya era nella sala monitor, una rapida occhiata in giro notó il disordine e lo sporco. Fece una faccia disgustata. Prese il microfono, accese il dispositivo che avrebbe mutato la sua voce, e iniziò a parlare. Il tono profondo si sparse per tutto l'edificio, in ogni singola camera, anche quella di Tomura, quella vuota di Dabi. Il messaggio era chiaro, rimbomba te per tutto l'edificio.
‹Ora smettiamo di giocare. È il momento di agire sul serio.›
E concluse. Kirishima, Denki e Bakugo sentirono il petto stringersi. Non avevano molto tempo.

Quando, ormai qualche giorno prima, c'era stata l'irruzione da parte degli Heroes, Deku aveva chiesto un semplice favore.
«Però... non possiamo andarcene con voi, e dobbiamo continuare a collaborare con loro...»
Disse Katsuki, quasi sussurrando. Izuku gli mise una mano sulla spalla, che stranamente quello non scacciò.
«Capiamo, ma dobbiamo comunque chiedervi un favore.»
Deku guardò negli occhi Kacchan. Erano stanchi, esausti, lucidi.
‹Voi rimarrete, certo, ma dovete procurarvi informazioni sul loro prossimo attacco. Luogo, orario, persone coinvolte... Ogni informazione ci è utile.›
La scena venne rivissuta da Katsuki. Ogni istante gli era tornato nella testa.
Lui, dopo aver sentito la richiesta di Deku, guardò Kirishima. Gli venne spontaneo. Sentiva di potersi fidare un po' di più, ma sentiva comunque che il corvino stava continuando a nascondergli qualcosa. E in quel momento, poco dopo quell'annuncio, notó il cambio di espressione di Eijirou. Le pupille si dilatarono, le labbra vennero morse impercettibilmente. Finse di non aver visto nulla, data la presenza di Denki, ma una volta tornati nella camera di Katsuki, entrambi, decise di dar voce ai suoi pensieri.
‹Cos'è questo? Tu sai cosa voleva dire la voce al microfono, ma non vuoi dirmelo.›
Lo aggredì quasi, ma Kirishima rimase in silenzio. Bakugo si stava davvero, davvero arrabbiando.
‹Parla, porca puttana! Smettila di fare così!›
Eijirou sospirò, si passó una mano sul viso. Bakugo si portò le braccia al petto.
‹È l'inizio del loro piano. Vogliono... volevamo... Il piano era...›
Un sospiro stanco.
‹Parla.›
Un ordine secco.
‹Far esplodere il quartier generale degli Heroes, e approfittando della confusione per far irruzione, ucciderne il più possibile... Lasciare un messaggio in televisione... Fare...›
Eijirou fu scosso da un singhiozzo. Si vergognava di sé stesso; ripetere ciò che era convinto di voler fare non molto tempo prima gli faceva davvero male. Era stato orribile, ed un vero mostro. Non avrebbe mai smesso di ringraziare Bakugo per averlo fatto rinsavire, non gli sarebbe mai stato abbastanza grato per la sua esistenza, per essere rimasto con lui. Si asciugó gli occhi ed il naso con la manica della camicia.
‹Fare una vera e propria carneficina, annunciare che sarà la fine del mondo così come lo conosciamo, e sarebbe arrivata...›
Bakugo non riuscì ad essere dolce in quel momento, sentendo quelle cose, e nemmeno riuscì a guardare Kirishima in volto.
‹Arrivata cosa?›
Il tono duro e distaccato, come durante un comune interrogatorio fatto ad un qualsiasi criminale.
‹Una nuova era.›

Nei giorni successivi non si parlava d'altro alla base. Ogni Villain era occupato a sistemare le proprie armi, a decidere su quale Hero vendicarsi, e uno sembrava più pazzo dell'altro. Kaminari era stato subito messo al corrente di tutto, così come Deku e gli altri, tramite Kirishima ed un incontro all'esterno, organizzato tramite radio.
Mancava solo la data del colpo.
Alla stazione di polizia si era deciso di attendere ulteriori informazioni da Bakugo, Kaminari e Kirishima; di aspettare il giorno prestabilito, e prenderli tutti, con una gigantesca squadra d'attacco. Anche le persone che abitualmente lavoravano all'interno della struttura erano state avvisate.
Ai tre ex alunni della Yuuei, l'ansia e lo stress si facevano sentire di più ogni ora che passava. Eijirou e Bakugo non potevano nemmeno pensare a loro, Kaminari né a Jiro né al bambino. Tutto era inutile, privo di importanza. Le loro teste piene di pensieri, di morti e di sangue, di sensi di colpa, anche per il solo fingere di essere d'accordo con quei criminali. Ma Kirishima era quello che stava peggio di tutti. Lui l'aveva sempre saputo e non aveva mai detto nulla, non tanto a Kaminari, ma quanto a Bakugo... Si sentiva malissimo. La parte superiore dello stomaco era in continuo movimento, la bocca costantemente secca, la testa girava vorticosamente. Voleva davvero smettere, tornare a vivere, stare con Katsuki per tutto il resto della sua vita. Chiedeva troppo forse? O forse stava solo ottenendo dall'universo quello che si meritava? Voleva davvero provare a essere totalmente onesto con i suoi amici, ma non poteva permettersi di dire di Iida. Quando ci pensava, gli veniva in mente tutte le cose dettegli da Tenya, le promesse, le previsioni e i progetti; tutte bugie di un pazzo. Ma farlo sapere agli altri, lo sentiva, sarebbe stato solamente peggio, e sicuramente non gli avrebbero creduto, anche perché di certo avrebbero cercato un altro metodo che non fosse l'attacco frontale. Perché anche se Iida era uno dei capi di un'organizzazione criminale, in fondo Deku avrebbe convinto tutti a non fargli del male. Perché sì, Iida era un eroe che lavorava fuori città agli occhi di tutti, ma a quelli di Eijiro era solo uno dei tanti mostri che l'aveva fatto diventare come loro.

Touya era solo da settimane. Pioveva dentro al suo piccolo appartamento, il letto era pieno di muffa, il frigo rotto e il riscaldamento inesistente. Faceva tutto schifo, e la cosa peggiore era che sentiva incredibilmente la mancanza del suo Tenko. Non c'era stata notte nella quale non aveva pensato a lui prima di dormire, pensato di tornare, di mettere da parte tutte le consapevolezze e stare con lui. Era sempre di più sull'orlo di farlo davvero, ma poi arrivava sempre alla conclusione che era meglio lasciar perdere, fare lo stronzo e fregarsene. Accese la piccola televisione, fece zapping tra i vari canali, e si fermò sul notiziario. La giornalista urló nel bel mezzo di un servizio.
Ultimissime notizie! È appena esplosa una bomba artigianale in una fabbrica di profumi abbandonata, c'erano delle persone al suo interno!›
Le immagini erano chiare, era la sua base, la casa di Tenko, il laborw del, la sala monitor, tutto ciò che l'aveva mai fatto sentire qualcuno, e una delle poche persone a cui teneva davvero. Infiló ma giacca, poi corse sotto la pioggia verso l'edificio in fiamme.

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Mega spiegone, e sono felice/triste di annunciare che manca davvero pochissimo alla conclusione

Cosa sarà successo? Una bomba? Io non so nulla

»Villain I'm not - Kiribaku«Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora