Diciotto mesi dopo l'esplosione alla fabbrica di profumi«
Eijirou accarezzava i capelli morbidi di Katsuki, ormai tornati completamente biondi, senza nemmeno più una ciocca colorata di nero. Al contrario, i suoi capelli continuavano a rimanere del loro colore originale. E non sapeva come mai, dato che da ragazzo anche il solo cambio di colore gli aveva fatto credere di ricominciare da capo. Il lui quindicenne aveva creduto che, cambiando aspetto, sarebbe cambiato dentro; come fanno tutti del resto. Si crede che cambiando fuori, dentro si possa migliorare, adattandosi. Ma forse era proprio per questo che non voleva toccare il nero dei suoi capelli. Non voleva dimenticare forse, oppure semplicemente accettare ciò che aveva fatto e che poi aveva pagato. Era davvero migliorato dentro, ma non era davvero necessario mostrarlo, Bakugo lo sapeva, ed era l'unico che doveva davvero. Bació la fronte del suo ragazzo, poi si alzò dal letto, per andare a preparare la colazione. In cucina ci mise poco a preparare delle omelette e a cuocere delle uova e delle verdure.
Mentre stava inserendo il ripieno arrivò Katsuki. Si avvicinó al corvino, che nel bel mezzo dell'operazione si piegò per raggiungere le labbra morbide del biondo. Questo mugoló un "buongiorno" e con un colpo secco di braccia spostò la carrozzina alla tavola. Eijirou servì la colazione ad entrambi, e mangiarono in silenzio. Una volta terminato, Bakugo prese il suo piatto e fece per alzarsi, per mettere apposto, ma quando la sua gamba non rispose all'impulso del suo cervello, abbassó lo sguardo e rimase zitto. Era la fottuta forza dell'abitudine che ancora, dopo più di un anno, non gli faceva realizzare a pieno la sua condizione. Ogni volta che vedeva Katsuki incapace di alzarsi, il suo cuore faceva male, lo stomaco pesava, come se avesse mangiato kili di sassi e non riuscisse a digerirli. Prese i piatti di entrambi, e sospirando lì sistemó nel lavandino. Sorrise voltandosi, accarezzando la testa del ragazzo, aiutandolo ad andare a vestirsi insieme in camera da letto.
Non era che Katsuki fosse dipendente da Eijirou. Sapeva fare tutto da solo, ma i piccoli momenti in cui lui lo aiutava a fare qualcosa di un po' più complicato, senza che nemmeno chiedesse, gli scaldavano il cuore. Peccato che però sembrava che Bakugo si fosse arreso, o semplicemente non aveva più voglia di tentare. La fisioterapia non lo aveva aiutato nei primi mesi, e da quando Eijirou era tornato, l'aveva definitivamente mollata.
A volte Katsuki pensava che il mondo ce la avesse avuta con lui, dopo l'anno di merda che aveva passato. Sentiva di tenere tutto il peso del mondo sopra le spalle, che lo schiacciava e lo opprimeva, gli impediva di reggersi sulle proprie gambe e lo costringeva a restare seduto. Ma poteva contare sul supporto di moltissime persone, dei suoi genitori, dei suoi amici. Anche se certi giorni vedeva tutto nero, si vedeva orribile, inutile, condannato ad un esistenza effimera ed inutile alla società, c'era sempre il suo personale raggio di sole dai denti appuntiti, che con un semplice sorriso faceva scomparire le nuvole da sopra la sua testa.‹Ehy, ti va di andare a Niseko dopo essere stati a Hakodate?›
‹E cosa c'è da fare a Niseko?›
‹Che ci importa, troveremo qualcosa, no?›
Tenko si strinse nella felpa nera. Sembrava dubbioso.
‹So che fa schifo continuare a spostarci, ma finché non troviamo un posto dove stare siamo costretti.›
Touya se lo strinse al petto per riscaldarlo e proteggerlo dal freddo della notte. Certo, anche dormire su di un tetto, anche se estate e protetti da una coperta, non era il massimo nemmeno per due criminali e fuggitivi.
‹Sai che non me ne frega un cazzo di dove siamo, ma non lo so... mi manca ciò che avevo prima.›
Dabi non poté rispondere, perché lui non aveva mai approvato il progetto di Tenko, ma non voleva risollevare l'argomento. Passarono minuti interi di silenzio, rotti solo dal rumore delle ventole presenti lì accanto e il gracchiare degli instetti e delle rane. Il cielo era pieno di stelle, immenso e scuro. I due si scambiarono dolci coccole, anche accompagnate da piccoli pizzicotti e pernacchie varie. Sembravano due bambinoni. Ma potevano permetterselo dopotutto, avevano il diritto in quel momento di non pensare e fare gli stupidi. Se tutto andava male dopotutto, cosa potevano fare se non ignorare ed essere spensierati?‹Ma così presto?›
Eijirou era incredulo. Aveva un braccio sulle spalle di Katsuki ed erano seduti sul divano, sulle poltrone di fronte c'erano Jiro con in braccio Kiki e Kaminari all'impiedi.
‹Ti dico che ha detto la sua prima parola!›
Ripeté Kaminari, guardando pieno di orgoglio la sua piccolina. Katsuki non poteva fare a meno di sorridere, e lo stesso Jiro. I due fidanzati erano stati i più disponibili e comprensivi con Katsuki mentre Kirishima era in prigione, inoltre Kaminari poteva capire quasi tutto ciò che avevano provato. Al campanello suonarono. Erano Deku e Uraraka, seguiti da Sero e Mina.
Era una serata tranquilla, si festeggiava il compleanno di Katsuki solo tra amici, e nulla poteva andare male. La serata fu molto piacevole, tra cibo, risate e chiacchiere leggere. Ad un certo punto della serata però, Eijiro andò sul balcone, iniziando a fumare. Non seppe perché, ma gli venne da piangere. Si sentiva ancora colpevole, oppure era il misto delle emozioni che stava provando. Fatto sta che si ricompose e stette con gli altri fino a che non se ne furono andati tutti.
Ogni tanto aveva dei momenti, ma tutto era sotto controllo.
Saranno state le tre di notte, ma mise comunque tutto in ordine mentre Katsuki guardava un quiz a premi alla TV, aspettando il suo ragazzo. Poco dopo, il corvino gli si sedette accanto. Gli prese la mano e gli fece gli auguri per la centesima volta quel giorno, poi lo bació. Sempre di più, sempre con più trasporto e passione. La bocca di Katsuki si aprì, permettendo alla lingua di Kirishima di giocare con la sua. Se lo caricó sulle gambe, stringendo le sue natiche e giocandoci. Katskuki sospirò contro il viso di Eijiro, e il corvino lo fece stendere sul divano, pieno di premure, e lo mise comodo. Gli tolse la maglietta, gli bació il petto e il collo, con delicatezza. Da quando era tornato a casa, non c'era stata una singola volta in cui non faceva sentire Katsuki amato e desiderato. Piano gli sfiló i pantaloni, iniziando a prepararlo con le dita. Si sussurravano dolci parole, promesse d'amore. Quella notte si unirono e si amarono, e il giorno seguente si svegliarono abbracciati sul pavimento.
La loro vita era quasi monotona.
Eijiro andava a lavoro, che aveva ottenuto in seguito alla sua onestà e alla dimostrazione di essere pentito e di sapersi assumere le sue responsabilità. Era un impiegato d'ufficio alla stazione di polizia, osservava gli Hero entrate ed uscire ogni giorno, e non provava nemmeno un minimo di invidia. Se pensava a Katsuki che lo aspettava a casa, era più felice fare mezza giornata ogni giorno e stare con la persona che amava per tutto il resto.
Ora che era tutto passato finalmente poteva vivere una vita definibile tale.[Fine]
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Volevo più against ma alla fine sono stata brava
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»Villain I'm not - Kiribaku«
Fanfiction«Kirishima?! Perché cazzo sei con quelli?! Dove cazzo sei stato per tutto questo fottuto tempo?!» «Io... io non lo so più chi sia, il Kirishima di cui parli.» ~~~~~~~~~~~~~~~ Dopo la sua misteriosa scomparsa avvenuta ormai al terzo anno del liceo, E...