«Toga, tocca a te qui, io vado a mangiare qualcosa.»
Disse alla ragazza bionda appena entrata nella stanza, il tipo alto pieno di cicatrici, che Bakugo aveva scoperto chiamarsi Dabi.
La ragazza tirò fuori un coltello che sembrava molto affilato dalla calza della sua uniforme da scolaretta, e lo passò piano sulle spalle già ustionate di Katsuki, facendolo rabbrividire per il freddo che sentiva contro la pelle calda. Quel Dabi non ci era andato piano col fuoco.
La cosa che incuriosiva Bakugo era non tanto la tortura fisica, ma il fatto che non avessero mai provato a convincerlo con le parole. No, loro avevano iniziato subito con l'umiliazione e il dolore fisico, e chissà se mai gli avrebbero parlato civilmente.
Prima era andato da lui Kirishima, facendogli quei discorsi senza alcun senso e quasi minacciandolo, poi Dabi era andato a bruciacchiarlo qua e là, ridendo ogni qual volta Katsuki provava a trattenere un urlo, fallendo, e ora era arrivata quella pazza coi coltelli.
Il coltello affondò piano nella carne scottata del biondo, che urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Toga ridacchiò, facendogli alzare il mento con la punta dell'oggetto che teneva nella mano, e che aveva appena estratto dalla scapola. La parte superiore del collo di Katsuki si sporcò del suo stesso sangue.
«Sei anche più carino di qualche anno fa! Non sai quanto mi dispiaccia che tu abbia altri gusti!»
Rise per la sua stessa battuta, sbattendo la mano libera sulla gamba piena di punti del ragazzo. Non riuscì a trattenere un urlo più strozzato degli altri e uno scatto del corpo verso l'alto. Cazzo, se faceva male.
«Ti piace qui?»
Chiese la ragazza, arrossendo, affondando poi la lama affilata all'interno della coscia già precedentemente martoriata.
Si godette a pieno le dolci urla di sofferenza di Katsuki quando fece girare il coltello, ancora nella carne pulsante del biondo, su se stesso.
Toga stava appena iniziando a divertirsi quando Tomura fece il suo ingresso nel laboratorio.
«Basta così, ragazzina. Ora ci penso io, dagli tregua.»
Lei sbuffò, estraendo il suo coltello preferito dalla gamba di Bakugo e andandosene, assaggiando il sangue appena preso e mormorando la parola "dolce". Tomura aspettò pazientemente che il ragazzo riprendesse fiato, prima di avvicinarsi.
«Perdonami se ti ho mandato loro due, ma sai, hanno bisogno di divertirsi anche loro, e poi non sei il tipo che si piega con le parole.»
Spiegò, l'azzurrino, avvicinandosi alla sedia.
«Vuoi ancora opporre resistenza? Vuoi essere più collaborativo?»
«Vai al diavolo...»
Ormai la gola faceva male dalle urla, ma lui non si sarebbe mai arreso.
«Prova a capirci, Katsuki Bakugo. Siamo più simili di quello che credi.»
Ancora quella storia?
Perché tutti credevano che lui fosse portato per essere un cattivo? Per il suo caratteraccio? Per il suo quirk?
«È tutto tempo sprecato... io... io-»
«Non puoi resistere per sempre. Sei qui da nemmeno un giorno e non ce la fai già più. Prova ad ascoltarmi, ora.»
Bakugo non voleva assolutamente dargli retta, ma forse così avrebbe preso un po' di tempo. Il biondo annuì piano, e Tomura rimosse la mano dal suo volto, forse per rendere più chiaro quello che stava per dire.
«Non ti sei stancato?»
Bakugo alzò lo sguardo, confuso, incontrando gli occhi incorniciati da sfregi di Shigaraki.
«Scusa, non sono stato chiaro. Non ti sei stancato di come funzionano le cose, là fuori?»
L'ostaggio continuò a restare in silenzio.
«Voglio dire, tu, che da sempre vuoi essere un eroe, il migliore, sei sempre secondo al tuo amichetto.»
Deku? Ma non importava essere secondo, tanto l'avrebbe presto superato. Lavoravano tutti e due da soli sei mesi, ce n'era di tempo.
«Per cosa lavori poi? Per quale motivo?»
«Per aiutare le persone, imbecille!»
Urlò, preso da uno scatto d'ira.
«Le stesse persone che hanno ucciso quella ragazzina?»
Katsuki sentì i brividi lungo la spina dorsale al ricordo del piccolo cadavere.
«Non ti fanno schifo? Voglio dire, ognuno pensa solo a sé stesso, là fuori. Tutti si preoccupano di essere i migliori, ma a nessuno interessa veramente degli altri, nemmeno agli "eroi", l'importante è essere primi.»
E per un attimo Bakugo si immaginò come eroe numero uno. E dopo?
Dopo aver sentito di essere il migliore, cosa? Avrebbe continuato ad aiutare le persone, ovvio. E per cosa?
Per sentirsi vuoto come in quei sei mesi?
«Rilassati, Bakugo. Stai tremando. Se vuoi faccio venire qui Kirishima.»
E Katsuki si trovò ad annuire stancamente. Ora si immaginava il suo Eijiro che lo consolava, che lo toccava, che lo amava.
Si sentì bene, e capì forse era quello il vero motivo per cui non l'aveva fatta finita due anni e mezzo prima. La speranza di incontrarlo di nuovo, o di trovare un nuovo motivo per vivere. E ora che stava annegando nell'abisso più oscuro della sua mente, si convinse che per tutta la vita era andato dietro allo stupido ideale di superare Deku, e per cosa? Per dimostrate di essere il migliore.
E che cosa ci guadagnava, se l'unica cosa che gli importava non poteva averla?
«Katsuki.»
Un richiamo preoccupato.
Eijiro evitò di sedersi sulle gambe dell'altro data la ferita, e si sentì mancare un battito alla vista delle innumerevoli scottature sulle spalle del ragazzo che aveva di fronte.
«Katsuki, guardami.»
Il biondo non alzò lo sguardo, e i minuti in silenzio trascorsero.
«Convincimi.»
Sussurrò poi, provocando un grande sorriso al corvino, come quelli che faceva ai tempi del liceo, felici e con le scintille negli occhi.
«Vedi Katsuki, questa è brava gente, in fondo. Vogliamo solo rendere tutti uguali, tutti sullo stesso livello. Non puoi capire quanto sia inutile che l'eroe ormai sia un lavoro. Non immagini quante persone vogliano fare l'eroe, e quelli con i quirk migliori riescono, e chi ha poteri dozzinali fallisce. Sai quanto è frustrante fallire?»
Si, lo sapeva.
«Inizialmente Shigaraki Tomura non era di questa mentalità, voleva solamente distruggere tutti gli eroi. Però un giorno e scomparso ed è tornato dopo una settimana che non sembrava più lui! Ricorda Stain adesso, sembra più maturo.»
Spiegò Kirishima, gesticolando.
«Loro mi hanno illuminato, Katsuki. Capisci? Io volevo essere un eroe, un fottuto eroe che salvava la vita delle persone, ma loro mi hanno aperto gli occhi. Perché salvare degli egoisti?
Io prima di entrare allo Yuuei ero una persona diversa da quella che tu hai conosciuto, Katsuki. Ero un debole, un fottuto debole, succube dei ragazzini con un quirk più forte del mio. E allora Tomura mi ha aperto gli occhi. Perché salvare chi non se lo merita?
Quello che ci promettono qui è diverso. Qui il piano è distruggere i montanti, chi si crede un Dio sceso in terra, esattamente come era All Might. Questi soggetti vanno eliminati, e allora non esisterà più il mestiere dell'eroe, perché nessuno sarà più in pericolo.»
In che modo distruggere un simbolo di pace, poteva aiutare a rendere il mondo migliore?
«Perché credi che la gente rubi, o uccida? Per il gusto di farlo? Quelle, Katsuki, sono persone, come me e te. Non si fanno certe cose per divertimento, ma per necessità. Se una persona ha problemi, è più che legittimo che provi a stare meglio, no? Quello che gli Hero non capiscono è che è inutile salvare qualcuno durante una rapina, se chi ha bisogno di aiuto ogni giorno soffre di continuo.»
Tutto aveva un senso. Tutto aveva un cazzo di senso e Bakugo si trovò d'accordo per un secondo con quello che Kirishima gli aveva appena detto.
«Te lo chiederò di nuovo, Katsuki.»
E fu allora che il biondo alzò lo sguardo.
«Resta con me, e fatti mostrare questo mondo, almeno in parte.»
Kirishima gli si avvicinò al volto, soffiandogli le ultime parole sulle labbra. Katsuki ormai era stanco, era bastato un giorno lì dentro a ridurlo così, quanto era debole. Ma forse con Kirishima sarebbe diventato più forte.
Poggiò con uno scatto le sue labbra su quelle della persona che aveva di fronte, e cercò poi di approfondire schiudendo le labbra. Eijiro non lo accontentò, e si allontanò dalla sua portata.
«Lo prendo come un sì?»
Chiese, sorridendo beffardo.
Katsuki non rispose, ma mosse piano il capo. Eijiro tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi, e liberò le mani del ragazzo esplosivo. Esso si massaggiò i polsi doloranti, poi mise le braccia intorno al collo del corvino, riprendendo a baciarlo. Quanto gli erano mancati i suoi denti appuntiti.
Kirishima lo fece alzare dalla sedia, e vi si sedette lui, facendo accomodare il biondo sulle sue gambe.
I membri duri di entrambi entrarono in contatto, e sospirarono di piacere.
«Mi hai tradito, durante questi anni?»
Chiese serio, Katsuki, staccandosi dal bacio. Eijiro lo guardò imbarazzato, e Bakugo vide un po' del ragazzo impacciato che aveva conosciuto al liceo. Ora si era pentito di aver fatto quella domanda. Aveva paura fosse quella biondina che gli aveva aperto la gamba a metà.
«Mai. Non l'ho mai fatto.»
Rispose serio l'altro, tornando a baciare Katsuki, che a quella risposta si sentì rinascere. Allora forse il suo Eijiro non era cambiato molto, forse poteva dare un'occasione a quella nuova versione. Volevano entrambi andare oltre, ma appena Kirishima scese a baciare il collo del ragazzo, lo trovò pieno di sangue e scottature, quindi decise di fermarsi anche sotto i mugolii di dolore del biondo.
«Ora ci penso io a te, Katsuki.»
Disse, aiutandolo ad alzarsi per andare nell'infermeria del laboratorio.
«Grazie, Eijiro.»
Sussurrò Katsuki, sorreggendosi alle possenti spalle dell'altro.«Ora è con noi?»
Chiese Toga, guardando il monitor, che ora mostrava Kirishima che portava in spalla Bakugo.
«Certo, ragazzina. Bakugo era forte, ma negli anni il suo spirito si è indebolito sempre di più, proprio per colpa di Kirishima.»
Spiegò Dabi, alla bionda.
«Non potrò più torturarlo?»
Chiese lei, leggermente triste.
«Ti troveremo qualcuno.»
Rispose Tomura, osservando ora un altro schermo, vedendo Eijiro che medicava pazientemente Katsuki.
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»Villain I'm not - Kiribaku«
Fanfiction«Kirishima?! Perché cazzo sei con quelli?! Dove cazzo sei stato per tutto questo fottuto tempo?!» «Io... io non lo so più chi sia, il Kirishima di cui parli.» ~~~~~~~~~~~~~~~ Dopo la sua misteriosa scomparsa avvenuta ormai al terzo anno del liceo, E...