»Fuck you«

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«E poi ha detto di amarmi, che sarebbe tornato come prima... e io... lui ha pianto...»
Kaminari sospirò, accarezzandosi il mento e mantenendo gli occhi chiusi. Erano passati quasi tre giorni dalla scenata avvenuta in sala comune, e ancora Kirishima ignorava Katsuki e viceversa.
«Non so che dirti, Bakugo. Sei tu che devi decidere cosa fare.»
Katsuki sbattè il pugno caldo contro la parete della camera di Kaminari. Il muro si crepò leggermente.
«Non lo so, cazzo! È che io... lui... cazzo!»
Passarono alcuni secondi di silenzio, la testa dell'ex biondo poggiata contro alla parete. Lacrime cadute sulle scarpe.
«Io lo amo... ma lui... non lo so...»
Denki si alzò dal letto, e andò ad abbracciare Katsuki. Stranamente quello non fece nemmeno una smorfia.
«Vedrai che al momento giusto saprai che fare...»
Katsuki chiuse gli occhi, sospirò. Lo sperava davvero.

Deku, Ochako, Mina e Sero erano accovacciati dietro ad un muretto. Era tarda sera, una di quelle fredde, senza stelle. L'umore era basso, le facce tristi.
«Quindi... quello sarebbe il covo secondo il rilevatore della polizia.»
Provò a dire Izuku, senza sembrare troppo demoralizzato. Sapeva che in quanto leader della missione di salvataggio di Denki e, forse, anche di Kacchan, non doveva, non poteva, mostrarsi debole ai suoi compagni di squadra. Sarebbe andato tutto storto.
I tre annuirono, e ripassarono mentalmente il piano d'attacco.
Sarebbero entrati di nascosto dal tetto con l'aiuto del quirk di Uraraka, avrebbero distrutto con l'acido di Mina il pannello del condotto di ventilazione per entrare, avrebbero strisciato nei condotti. Si sarebbero calati nel primo posto sicuro con l'aiuto del nastro di Sero, avrebbero attaccato. Era un'azione disperata. Non sapevano minimamente se era il posto che stavano cercando, non sapevano com'era l'interno, non sapevo nulla di nulla. Era la paura, l'ansia, l'assenza di aiuti esterni, l'insieme di eventi che erano accaduti a spingerli a farlo. Sero fu il primo ad alzarsi, pronto ad affrontare qualunque cosa fosse quella missione.
«Andiamo.»
Annunciò il corvino. Le due ragazze e Deku annuirono convinti.

Kirishima era nella sua camera. Solo, a piangere. Aveva detto a Katsuki cosa provava, espresso i suoi sentimenti, cosa doveva fare di più? Voleva davvero che il suo Katsuki non lo odiasse. Quando l'aveva visto abbracciato a Denki, gli si era accesa nel petto una fiamma, che era andata a bruciarli il petto. Eijiro affogò i lamenti e i gemiti contro al cuscino. Pensò ai capelli di Bakugo, morbidi e setosi, chiari, colore del grano. Pensò che li aveva rovinati, così come aveva rovinato il loro rapporto. Forse per sempre. Stanco di piangersi addosso uscì dalla sua camera, girovagando per il corridoio. Vide Katsuki uscire da una camera che non era la sua. Vide i suoi occhi rossi, spenti, stanchi. Gli si avvicinò lentamente, anche lui era nel suo stesso stato. Si fermarono l'uno di fronte all'altro, senza parlare. La tensione nell'aria si poteva sentire, percepire. Anche il disagio non era da meno.
Katsuki si avvicinò al punto da poter afferrare la mano di Eijiro, la strinse nella sua, la guardò con le lacrime agli occhi. Spostò lo sguardo negli occhi iniettati di sangue del corvino, si avvicinò lentamente. Lo baciò sul naso, poi lasciò scorrere sulla sua guancia una lacrima. Gli mollò uno schiaffo, ma Kirishima non fece nulla. Sentiva che era giusto così, che doveva soffrire.
Katsuki gli strinse di più la mano, fece aderire il suo corpo con quello di Kirishima, lo baciò a stampo sulla bocca, poi gli diede un pugno nello stomaco. Piangevano entrambi, silenziosamente, come se fosse stata una gara a chi resisteva di più prima di scoppiare, ma entrambi ancora non avevano detto una parola. Bakugo portò le dita sudaticce dietro le orecchie piene di buchi del corvino, lo scottò con le sue piccole esplosioni, lo baciò con passione. Aprì la bocca, gli morse le labbra, la lingua. Fu possessivo. Voleva trasmettere qualcosa ad Eijiro, e lui lo stava capendo. Bakugo si staccò di scatto e andò a mordergli il collo con forza, Eijiro gemette. Gli scappò un sorriso. Bakugo lo prese per mano e lo condusse all'interno della prima porta aperta che aveva adocchiato; la sala monitor. Spinse Eijiro sul tavolo, lo continuò a mordere con rabbia. Gli tolse i vestiti, gli leccò via i rimasugli di lacrime dal viso. Gli andò a stuzzicare i capezzoli, e Kirishima si era trovato a trattenere gli urletti come una ragazzina. Bakugo voleva davvero...?
In effetti, glielo doveva, forse. Magari prendere il controllo avrebbe fatto tornare Katsuki quello di prima, magari sarebbe servito anche ad Eijiro. Altri morsi ovunque, poi l'ex biondo andò a stimolare l'apertura di Eijiro. Quello urlò; era strano. Aveva paura.
«Shhhh...»
Lo zittì Katsuki, soffocando i suoi lamenti con un lungo e bagnato bacio. Dopo quasi venti minuti, Kirishima era pronto. Quattro dita erano riuscite ad entrare, e il suo membro era coperto di liquido pre-seminale. Bakugo si spinse all'interno. Sentì la carne calda avvolgere il suo membro, era in estasi. Una sensazione indescrivibile. Cominciò a muoversi con foga, sentendo il rumore dei propri testicoli sbattere contro il culo sodo del suo compagno. Venne dopo appena dieci minuti, ma era già pronto per andare ancora, e ancora.

«Porca puttana! Tomura! Cazzo vai a fare qualcosa!»
Urlò stanca Toga. Era un'ora e anche più che dalla sala monitor giungevano a tutte le stanze urla e lamenti. L'azzurrino però non sentiva nulla, pensava. Dabi se n'era andato davvero. E non l'aveva nemmeno salutato come si doveva.
«Tomuraaaaa!»
Provò ancora Toga, ma Shigaraki la ignorò ancora. Quella sbuffò, sorridendo subito dopo.
«Smetti di pensare a quel Dabi e fai il tuo lavoro!»
Lui a quel punto sgranò gli occhi, la fulminò, la prese per il maglioncino della sua uniforme.
«Fatti i fottuti cazzi tuoi, ragazzina.»
Le sussurrò ad un centimetro dal viso, sgretolando il suo maglioncino e rendendolo polvere. Forse aveva sbagliato a provocarlo...

«Non è male, ficcarti il cazzo nel culo.»
Disse Bakugo, provando a sollevare un po' il morale di entrambi. In verità, anche per fare del male a Eijiro, magari ferendolo nell'orgoglio.
«Non è nemmeno male... essere passivo.»
Mandò a monte i tentativi di Katsuki, la risposta di Kirishima.
«Mi dispiace, Katsuki. Non so quante volte ancora dovrò dirtelo per farmi perdonare.»
«Non ti serve il mio perdono.»
Iniziò, infilandosi i pantaloni e allacciando il bottone in seguito.
«Sono io che ho bisogno di te, del vero te.»
«Io cambierò.»
«Vorrei tanto che potessi.»
«Lo farò per noi.»
Annunciò determinato. Lo sguardo era lo stesso di quando era un ragazzino, di quando Katsuki l'aveva visto innumerevoli volte prepararsi ad uno scontro. La speranza si riaccese.
«Va bene, Eijiro. Fallo per noi, voglio che mi corteggi.»
Lanciò la sfida; forse stava tirando troppo la corda, ma non gli importava. O tutto o niente.
«Intendi, come al liceo?»
«Come al liceo.»
Ripose sicuro. Non aveva intenzione di cedere.
«Lo farò.»
E Katsuki tutto si aspettava, tranne che una risposta positiva. Sorrise, poi aiutò Kirishima ad alzarsi e a vestirsi.

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TAN TAN TAN TAAAAAAAAN


»Villain I'm not - Kiribaku«Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora