°~°~Chapter 17~°~°

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/NEL FRATTEMPO.../

|Samuel P. O. V.|

Arriviamo alla casa Branco alle cinque di pomeriggio. È così strano avere di nuovo le piene funzionalità del mio corpo che per un tempo indefinito girovago e basta. Non c'è che dire, sicuramente non si può non dire che Stephen non sia nato nell'opulenza più assoluta! Uhm ci scommetto, qui dentro ci sarà di tutto. Dea... tutto sembra così attutito ora, mi sento così... vuoto. L'unica parvenza di emozione che potrei forzarmi so già qual è, e, malgrado mi serva un appiglio alla realtà so' già quanto mi devasterà. Perciò non avendo nulla da fare decido dopo tanto tempo di allenarmi, andando così nella palestra ufficiale dei comandanti delle forze armate, la prima che trovo dopo vari corridoi e varie indicazioni del clan. E so che non avrebbe senso, ma prima faccio un piccolo salto in camera per farmi una doccia e per cambiarmi, sentendomi sporco. Una volta di fronte a delle enormi porte che sembrano rivestite in pelle nera, finalmente, sotto il chiacchiericcio incessante di sottofondo, entro. La palestra è completamente sui toni del nero, vi è un'enorme quantità di attrezzi e macchine per allenarsi, sul soffitto si staglia un'enorme impianto per il ricircolo dell'aria, in fondo sulla destra si nota un gigantesco ring, sempre nero, e sembra essere perfettamente e divinamente deserta. Non so da cosa iniziare, mi sembra il paradiso... va bene, vediamo un po'... il primo macchinario che avvisto è un tapis roulant, per cui decido di partire da quello. Lo metto prima basso poi man mano lo alzo, e inizio a riscaldarmi un po', non so quanto corro, ma so che sarà stata un'ora e mezza di corsa perché quando mi fermo ho il fiatone e i muscoli doloranti. Mi tolgo la maglia sudata senza farmi troppi problemi e dopo aver bevuto un sorso d'acqua passo ai pesi, ed essendo io un lican, faccio come prima cosa uno stacco da terra, metto la cintura da stacco e dopo aver messo un po' di magnesite, trovata in un armadietto, sulle mani, mi preparo ad alzare la sbarra caricata con ottocento kg. Ad ogni stacco i miei muscoli implorano un po' di più, ma non gliela dò vinta, devono provare fisicamente tutto quello che non ho potuto provare fino ad ora. Devo farmi male, devo sentire tutto il dolore che lei ha dovuto provare mentre o non c'ero. La frustrazione è così tanto che all'ultimo stacco mi verrebbe da lanciare il bilanciere, ma mi fermo all'ultimo e lo lascio ricadere sulla pedana da stacco. Sono così frustrato... vorrei così tanto che tutto questo non fosse mai accaduto... vorrei averlo saputo, vorrei che lei non avesse dovuto provare tutto questo... Dea... la mia povera sorellina ha dovuto sopportare così tanto... e non la biasimo per non essere più la mia piccola principessa... non dopo quello che le è stato fatto...
"CRISTO! SMETTILA SAM! Ci stai soltanto facendo ulteriormente male!"
Lo so... pensi che io non lo sappia Ursus!? Ma lei... se non l'avessi lasciata sola quel giorno...
"Lo so Sam... e so anche come è andata dopo, però basta... lei ci sente Sam, potrebbe sentire, e come pensi reagirebbe se stesse con il suo compagno in questo momento?"
I muscoli mi si impietriscono, cazzo, no. Già l'anno dopo che è successo è stato difficile, se dovesse avermi sentito... no, non voglio nemmeno pensare come potrebbe reagire, fisicamente, al ricordo.
"Ci sei arrivato finalmente!"
Cazzo! Devo smetterla, non posso rischiare che Stephen noti che qualcosa non va. Non deve riaprire quella ferita, per nessuna ragione al mondo, non sopporterei di rivederla rivivere quel trauma. Basta, sto procrastinando, devo riprendere ad allenarmi e dare un taglio a questi pensieri una volta per tutte.
Mi guardo dunque un po' intorno e finalmente adocchio dei pesi, passando ad allenare le braccia con varie serie per i tricipiti e i bicipiti, non so quanto resto a sollevare ed abbassare le braccia tuttavia non mi fermo, le braccia fanno male, i muscoli si infiammano, l'acido lattico si fa strada sotto pelle e andare avanti si fa sempre più difficile, ma mi fermo solo quando il sollevamento si fa impossibile. Dopo svariate serie da sessanta infatti i muscoli si ribellano una volta per tutte e iniziano a tremare, a non reggere il sollevamento perciò è proprio mentre una goccia di sudore mi solca lo zigome che decido di fare una piccola pausa, essendo ormai passata un'altra ora. Ma onestamente non so cosa sia peggio, se non riuscire più ad alzare il braccio o se bensì il tornare ad avere una percezione della realtà, perché io so che mi perderò di nuovo in un infinito dedalo di infimi pensieri ma non riesco a fermarmi. Mi chiedo cosa penserebbero le persone se mi guardassero da fuori, ma, sicuramente, non penso io abbia un'espressione molto rassicurante ora come ora. Mi ritrovo a bere, infatti, fissando il pavimento e poi la sento... sento i pensieri delle mia piccola principessa, sento tutto lo strazio che prova in questo momento e non riesco a trattenere lo sdegno che provo per me stesso, vorrei raggiungerla, ma non posso, non ora, non ci farei che male se la raggiungessi ora che non sono pienamente lucido, per cui, fissando un punto indefinito delle mattonelle nere, asciugo adirato il sudore, sperando che tornando ad allenarmi non penserò a quanto io sia stato figlio di puttana. Ricomincio quindi con l'allenare le gambe, faccio squat, plank, l'agilità e per ultimo mi dirigo verso il sacco da box e Inizio a tirare pugni...

L'ultima Alpha del clan MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora