Capitolo 20(Victoria)pt.2

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Il mio guaio,amore mio.
Vedo la sua fronte aggrottarsi,e le sue mani diventare rigide sulle mie spalle.
Forse non m'ami piu?
Non vuoi più i miei baci?
Mi stacco,cercando di capire cos'abbia.
Lo guardo e lo stringo forte a me,è ancora molto sudato e credo che le medicine stiano facendo effetto.
"Cos'hai?"
Non risponde,ma mi guarda.
"Come fai,Victo?"
Ad amarti cosi?
Sei entrato ner core mio,tesò.
"A fare cosa?"
"A perdonarmi nonostante tutto."
"Ti amo,non so spiegarti quanto.Non riuscirei a starti lontana per troppo tempo."
Mi sorride,dando vita alla meravigliosa fossetta sulla sua guancia sinistra.È meraviglioso,l'unico che voglio al mio fianco.
"Non riesci proprio a non essere sdolcinata,me veneri troppo."
"Non allargarte troppo bello,non mi faccio mette i piedi in testa."
"Allora posso metterte le mani n'faccia?"
Posa i suoi palmi sulle mie guance,per poi stringerli tra loro e baciarmi,come non ha mai fatto.
È estremamente bello vedere quanto io gli sia mancata,mi rendo conto che per lui non è stato facile,e che puo' perfettamente capire quanto io sia stata male.
Lo bacio altrettanto appassionatamente,stringendogli le spalle.Sono la mia seconda casa,se non la prima,dato che oramai sto meglio con lui,che nella mia dimora,tra quelle quattro mura,con mia sorella che esce con le amiche e mio padre a lavoro tutto il giorno.
"Non respiro,stai calmo che di tempo ne abbiamo."
"Devo recuperare il tempo perso,lasciami sta' "
Continua a baciarmi,senza calcolare il mio affanno e le mie mani che provano ad allontanarlo.
Mi prende a cavalcioni,per poi gettarmi a tutta forza sul divano,posizionarsi su di me e baciarmi sul collo.
"Riprendi fiato,perché nun è ancora finita."
È troppo eccitato,forse anche un po' su di giri a causa della febbre,ma lo vedo abbastanza rilassato.
"Ti ricordo che tua madre potrebbe entrare da un momento all'altro,che figura ci facciamo?"
Continua a baciarmi,per poi analizzare le mie parole e smettere.
"Annamo de sopra."
Non riesce a terminare la frase,che già mi tiene in spalla,diretto verso la stanza.
"Aspetta,meglio se torno a casa mia stasera."
Mi getta sul letto della stanza,dopo aver chiuso con un calcio la porta.
"Dai Damià,non è il caso."
È sopra di me a farmi il solletico,facendomi ridere a crepapelle,quando si ferma di scatto,scende,e si siede di fianco al letto,mentre io mi metto a gambe incrociate,curiosa delle sue intenzioni.
"Victò,nun te voglio obbligà."
Un profondo silenzio ci separa,quando lui mi prende la mano.
"Non te la senti?"
Non lo so nemmeno io,Damià.
Non lo so nemmeno io.
"Sì,ma non so se sia il caso.Potrebbe arrivare tua madre,e.."
"Victò,nun me di cazzate.Cosa c'hai?"
Che c'ho,non lo so.
"Ancora i lividi?"
"No.Anzi,in parte sono una delle cause."
"E allora cosa te piglia?"
Che me piglia?
"Ho paura,Dam.Paura di sbagliare,paura che tutto possa ritornare come prima,paura di soffrire."
Stringe la mia mano,per poi sorridere compiaciuto.
Che te ridi?
"Sei l'unico essere umano che non impara dagli errori.Davvero lasceremo che le cose ritornino come prima?"
Manco morta,io ce tengo troppo.
"No,assolutamente."
"Te sei risposta da sola."
Mi da un bacio sulla fronte,per poi sedersi sul letto vicino a me.
"Per i lividi non te devi preoccupà,sei na fregna.Ogni volta che te vedo me viene voglia de sbatterte al muro piu vicino,e baciarte per sempre."
Sento una ventata di calore,e sono consapevole di esser diventata rossa.
Mi carezza la guancia con il pollice e l'indice,per poi baciarmi ulteriormente la fronte.
"Scusa,rovino sempre tutto."
Mi sento in colpa,devo sempre interrompere ogni momento felice,e vorrei cambiare sotto questo aspetto.
"Ma lascia sta,non c'ho manco er preservati-"
Lo interrompo con una pacca sulla spalla,sa quanto io sia timida nel parlare di queste cose,e spesso ne parla per irritarmi.
"De che te vergogni amo,ce stavi te quando l'abbiamo fatto o sbaglio?"
"Smettila,se no te faccio vedè."
"Che me fai vedè,mh?"
Mi sta istigando,e se la lucida e non in preda agli ormoni me non sarebbe caduta nella trappola,la incontrollabile me del momento gli da corda.
Mi butto su di lui,e gli prendo le mani,mettendole sui miei fianchi.
"Conosco il tuo punto debole"
Deglutisce a fatica,mentre io lo accarezzo muovendomi leggermente sui suoi pantaloni,che a momenti si strapperanno,essendo diventati troppo stretti.
"Sta stanza è piena de muri,Victo.Decidi te dove te devo sbatte"
Mi fa sorridere sempre,è troppo eccitato e questo non lo fa ragionare.
Mi prende,per poi gettarmi sul letto.
Ha la bocca semiaperta,i riccioli che gli scendono sulle guance,e mi guarda.
Mi sta fissando,senza muoversi.
Mi accarezza i capelli,ma ha gli occhi fissi dentro i miei,vuole un cenno d'approvazione da parte mia,e glielo concedo.
"Fammi tua Damià,qua,adesso."
Sorride,e ancora una volta resto imbambolata a fissare la sua fossetta.
Un brusco rumore interrompe tutto,credo sia la porta d'entrata.
"Ragazzi,ho preso le pizze,scendete!"
Oramai Damiano è irrefrenabile,e io lo desidero.
"Damià è tua mamma,non sia mai entra"
Continua a baciarmi,scendendo sul petto,per poi alzarsi.
Va verso la porta,e io non mi aspettavo si arrendesse così facilmente.
Avvicina il palmo alla maniglia,per poi chiudere la porta a chiave.
"Ma sei incorreggibile?"
Oramai non mi ascolta,sta smanettando con il mio reggiseno,mentre le cinture e i pantaloni si adagiano sul pavimento.
Temo che la madre entri,o che capisca in che condizioni siamo.
Affronto la paura,e mi godo il momento.
Mi è mancato troppo,non voglio rinunciare alle sue mani sul mio corpo.
Vari gemiti fermati da baci riempiono la stanza,e io mi sento bene.
Posso essere felice.
Solo con te.
•-----•
La mia felicità:una poltrona,una cioccolata calda,un caldo pigiama e una coperta di lana.
Adesso,che la cioccolata e il pigiama vadano a farsi fottere.
La mia felicità è stare abbracciata a lui,sentire i nostri cuori fondersi,fino a farci diventare una persona sola.
La mia felicità è sentire i nostri respiri sincronizzati,i nostri occhi che si incrociano e le mani che si intrecciano.
La mia felicità è sentire i suoi capelli tra le dita,i suoi muscoli che mi circondano,le sue braccia che mi custodiscono.
Purtroppo i miei mille pensieri vengono interotti dalla maniglia che si abbassa,e una voce abbastanza irritata pervadere le mie orecchie.
"Ragazzi tutto bene?È passata un'ora,la pizza si è raffreddata!"
Damiano scoppia a ridere,mentre io mi vergogno enormemente.
"Si ma,mo scendiamo."
"Ma state bene?"
Mai stata meglio,Rò.
"Na favola!"
La madre sbuffa animatamente,per poi allontanarsi sulle scale.
"Che dici,scendiamo?"
Annuisco,per poi aspettare che lui si alzi.
"Che fai,nun te vesti?"
"Aspetto che tu esca"
Me metti tanta paura Damià,sei imprevedibile.
"Oddio,voi donne ve vergognate de tutto,dopo che siete state sotto le stesse coperte co uno?"
"Non me ne vergogno,semplicemente voglio vedere il tuo stupendo sedere."
Un po' come i bambini,accontentarli per farli tacere.
Sorride,sfoggiando una mossa invidiabile a Elettra Lamborghini,per poi rivestirsi.
"Ti aspetto giù,na cosa de giorno."
Chiude la porta,per poi lasciarmi vestire.
Prima di uscire dalla stanza,riguardo le coperte sfatte e ripenso al sudore che scorreva sulla nostra pelle,mentre il materasso ospitava i nostri movimenti.
Poi guardo la scrivania,ci sono tutte le sue foto,e noto una nostra foto.
Ci sono io,che gli do un bacio sulla guancia,e lui che sorride. Siamo nella mia stanza,ricordo che quel pomeriggio Thomas non poteva provare,e dato che non ci andava,decidemmo di cazzeggiare con la mia nuova polaroid.
Poi ci sono varie cianfrusaglie,penne,matite,residui di carta strappata e altro.
Il suo profumo domina la stanza,e domina la mia mente.
Sono sua.
E la cosa non mi dispiace per niente.

Until The End.   //Damiano e Victoria.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora