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CAPITOLO 9: IL COLTELLO

Punto di vista di Rosemary Cooper

[3 Ottobre 2009]

Tento di stabilizzare il mio respiro. Mi duole il corpo e la mia bocca è secca. Mi brontola lo stomaco e provo un'altra ondata di vertigini. Emetto un debole grugnito e cerco di girarmi sul fianco, ma nel medesimo istante mi ricordo di essere ancora legata al divano.

Sono legata qui da ieri ed ho assolutamente bisogno di usare il bagno. A questo punto la farei e basta, ma non so per quanto a lungo dovrò sedere su questo divano, e non voglio dover restarci inzuppata.

"S-signore?" chiamo esitante, sapendo che è in grado di sentirmi dall'altra stanza. "Devo andare in bagno. È urgente".

Qualche istante più tardi sento cigolare il pavimento di legno quando si alza in piedi. I suoi passi si spostano nel corridoio fino a raggiungere l'obsoleto salotto nel quale sono tenta prigioniera.

"Non siamo poi così forti, vero?" mi domanda ridendo, e mi limito ad ignorarlo.

"La prego" sospiro muovendomi sul posto. "Devo andare con urgenza"

Lui grugnisce prima di slegare le corde che mi costringono, poi mi tira in piedi, ma cado a terra poiché le mie gambe si sono indebolite dal non averle usate per così a lungo.

"Alzati!" ordina, e così faccio, dandogli la possibilità di guidarmi in bagno. "E niente scherzi".

Con ciò, sbatte la porta del bagno prima di indietreggiare di qualche passo nel corridoio. Mentre soddisfo i miei bisogni mi guardo attorno, cercando di capire se ci sia qualcosa da poter usare come arma, ma tutto ciò che individuo è uno stura wc dal manico di legno.

Mentre mi alzo dalla tazza rifletto sul fatto che potrei spezzare in due il manico dell'attrezzo, ricavando così un qualche tipo di oggetto appuntito con il quale potrei attaccare Sanchez. Se non trovassi nulla di meglio potrei optare per questa strategia quando avrò riacquistato le forze. Sarebbe inutile attaccarlo in questo stato, devo mangiare e bere qualcosa.

Mentre mi lavo le mani guardo il mio riflesso allo specchio. Lavo il sangue secco da sotto il naso e do un colpetto all'aera ferita da un ramo mentre stavamo percorrendo il bosco per venire qui.

Prendo un respiro profondo ed apro la porta, decidendo che avrei collaborato con Ramon in modo da forse ottenere qualcosa da mangiare.

"Mi scusi?" quando lo chiamo lo vedo voltarsi verso di me. "Potrei per favore avere qualcosa da mangiare e da bere? Ho molta fame e molta sete".

Lui ci riflette per un istante prima di inclinare la testa di lato e fare spallucce. Lo seguo quindi in cucina mentre mi guardo attorno, analizzando le porte e le finestre dell'edificio in cui ci troviamo. Le finestre sono sbarrate dall'esterno, il che significa che questa casa è inutilizzata da tempo. La porta è chiusa, ma non ci sono lucchetti o serrature sulla stessa, quindi forse potrei uscire da qui.

Mi accomodo su un polveroso sgabello, e Ramon tiene lo sguardo su di me mentre afferra del cibo ed una bottiglia d'acqua. Mi getta la bottiglia e ride con fare malefico quando l'oggetto mi colpisce. Raccolgo la bottiglia e lui sbatte una mela sul bancone di fronte a me.

"Mangia" dice duramente prima di andare in salotto, gettarsi su una poltrona ed accendere la radio.

Mangio velocemente la mela, ma il frutto aiuta poco con la mia fame.

Dopo aver finito la mela fino al centro dico, "potrei per favore avere qualcos'altro?"

Sanchez borbotta, non voleva ovviamente soddisfare la mia richiesta. Lo vedo comunque tornare in cucina, dirigersi verso il frigorifero, estrarvi un sandwich e lanciarlo nella mia direzione.

"Qualcos'altro, Principessa?" sibila, e distolgo quindi lo sguardo scuotendo il capo e stringendo il mio cibo. Nello stesso istante noto una pistola assicurata alla sua cintura.

"No, grazie" mormoro.

Ritorna quindi a sedersi alla medesima poltrona. Divoro il sandwich, soddisfacendo finalmente il mio appetito. Bevo anche un po' d'acqua, non sapendo quando sarà la prossima volta in cui potrò averne altra. Rifletto velocemente, e decido di spostarmi in punta di piedi in cucina fino al cassetto delle posate. Mi impossesso di un coltello arrugginito che avvolgo in un tovagliolo di carta perché non mi ferisca, e lo infilo nelle parigine che indosso.

Ramon alza lo sguardo nell'istante in cui termino di sistemare l'arma in modo che non sia visibile.

"Finito?" domanda con fare scontroso, ed annuisco.

Si alza in piedi e si avvicina a me prima di prendermi per il gomito e riportarmi sul divano. Mi assicura nuovamente al mobile legandomi per i polsi prima di ritornare nella stanza in cui si trovava prima che lo chiamassi. Prendo un respiro profondo e decido di riposarmi fino a quando giungerà la notte.

Nell'istante in cui si addormenterà, io sarò libera.

rosemary |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora