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CAPITOLO 10: LA GRANDE FUGA

Punto di vista di Rosemary Cooper

[3 Ottobre 2009]

Attesi diverse ore prima di udire il suono del russare di Sanchez provenire dalla stanza accanto. Porto quindi la gamba verso la mano destra, e mi mordo il labbro sussultando piano quando raggiungo il coltello che avevo celato nella calza. Finalmente lo avvicino sufficientemente per afferrarlo con la mano.

Avevo i palmi viscidi e mi si erano formati rivoli di sudori freddi sulla fronte mentre stringo la presa sull'oggetto non volendolo farlo cadere. La stanza è illuminata solamente da una lampada in un angolo, la cui luce disegna ombre sinistre sul pavimento. Muovo il polso per tagliare la corda, e dopo diversi tentativi disperati in cui mi domando se la lama non sia sufficientemente affilata, sento la corda allentarsi. La corda sfilacciata si spezza finalmente, liberando il mio braccio destro.

Senza sprecare tempo, uso subito la mia mano libera per tagliare la corda attorno al polso sinistro. Poi mi massaggio la pelle arrossata e danneggiata prima di guardarmi attorno in allerta, in attesa di eventuali reazioni da parte di Sanchez. Lo odo ancora russare, ed il mio sguardo si sposta sullo zaino blu scuro nell'angolo. Striscio quindi i piedi in direzione dell'oggetto per non far scricchiolare il pavimento di legno.

Quando lo apro lentamente trovo un set di pronto soccorso, una bottiglia d'acqua, un paio di pantaloni neri elastici ed un grande cappotto color mostarda. Entro silenziosamente in cucina appropriandomi di un'altra bottiglia d'acqua e di due barrette proteiche, infilandole nello zaino insieme ad un coltello da bistecca.

Indosso lo zaino e mi dirigo verso la porta d'ingresso. Trattengo il respiro quando apro il catenaccio della stessa, il cuore mi accelera poiché fa rumore. Ma un istante più tardi sento che l'uomo non ha smesso di russare. Tiro un sospiro di sollievo ed apro la porta sufficientemente per sgusciare all'esterno prima di chiuderla dietro di me.

La prima cosa che noto è la fredda aria che mi pizzica la pelle. La seconda cosa è l'immensa foresta che circonda la casa.

L'edificio è costruito nel bel mezzo di uno spiazzo, e gli alberi hanno inizio approssimativamente a cinquanta metri dai muri. Prendo un respiro incerto, non so che tipo di animali si nascondono nell'oscurità. La posizione in cui mi trovo sul prato è illuminata dalla luce della luna, quindi corro subito verso la foresta dove sarei più nascosta.

Una volta raggiunto il sottobosco poso lo zaino prima di aprirlo, indosso quindi la giacca sopra il maglione prima di togliermi la gonna. Indosso i pantaloni senza togliermi le scarpe da ginnastica, poi assicuro l'indumento ai miei fianchi stringendo l'elastico in modo che non cadano. Fa troppo freddo per la gonna, e le gambe sarebbero troppo esposte alle spine delle piante della foresta. Mentre ripongo la gonna nello zaino e lo richiudo, rivolgo un'ultima occhiata alla dannata casa.

Proprio mentre mi volto per correre nella foresta, decido che sarebbe meglio armarsi di coltello, quindi riapro lo zaino e lo afferro. Quando mi rimetto lo zaino sulle spalle e do un'altra occhiata alla casa vedo della luce filtrare dall'uscio.

Sussulto quando vedo la porta aprirsi e la silhouette di Ramon sulla soglia. Corro immediatamente nella foresta virando a destra in modo da non costituire un ovvio tragitto di fronte alla porta d'ingresso.

La luce della luna non illumina più il mio cammino, non assistendomi più nel mio cammino. Corro più velocemente che posso senza fermarmi per diversi minuti, l'adrenalina mi scorre nelle vene dandomi la forza per perseverare. Poi mi fermo appoggiando la schiena al tronco di un albero mentre ascolto ciò che mi circonda mentre riprendo fiato. La foresta è di un silenzio assordante.

Tendo le orecchie in cerca di un qualche tipo di rumore che indichi la presenza della civiltà; il clacson di un'auto, una porta che sbatte, anche un cane che abbaia, ma la paura si fa strada in me quando non percepisco nulla di tutto ciò. Quando mi trovo all'interno della foresta? Sarò mai in grado di uscirne?

Chiudo gli occhi ed appoggio la testa contro il tronco dell'albero, prendendo un altro respiro mentre resto in ascolto. Non sento niente, quindi mi giro verso destra prima di riprendere a correre. Emetto uno strillo terrorizzato quando collido contro il petto di Ramon, e lui mi prende per la gola sbattendomi contro l'albero.

"Bel tentativo, Principessa" ridacchia sinistramente prima di colpirmi con il calcio della pistola.

La vista mi si fa offuscata prima di farsi completamente nera, una lacrima di resa mi riga la guancia prima di perdere completamente i sensi. 

rosemary |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora