u n d i c i

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CAPITOLO 11: LA SECONDA POLAROID

Punto di vista di Rosemary Cooper

[4 Ottobre 2009]

Mi risveglio con un senso di vertigine, e sussulto quando realizzo che sono legata saldamente ad una sedia. Mi guardo attorno per cercare di capire dove mi trovo, e comprendo che sono stata riportata alla casetta, e mi trovo assicurata ad una sedia della cucina.

"Adesso non andrai più da nessuna parta" dice Ramon da dietro di me dando un calcio alla gamba della sedia prima di far voltare la stessa verso di lui. "Bello scherzo, ragazzina. Forse saresti riuscita a farla franca se non mi fossi dovuto alzare per pisciare".

"Non puoi farmi una colpa per averci provato" sussurro debolmente con un sorriso triste in volto, le lacrime si stanno formando ai miei occhi.

Quando cerco di capire che cosa ne è stato delle mie mani, apprendo che le stesse sono legate ai braccioli della sedia.

"Ti ho legata bene, eh?" mi deride Sanchez ammirando il proprio lavoro.

Lo ignoro e distolgo lo sguardo contraendo la mascella. Mi trema la guancia dove mi ha colpita dopo avermi scattato una foto l'altro pomeriggio quando ero legata al divano. Sono sicura che si sia formato un livido.

"P—" inizio, incerta sul fatto che voglia o meno conoscere la risposta. "Perché mi hai scattato una foto il primo giorno?"

"Ah, grazie per avermelo ricordato!" esulta, il tono gioioso che utilizza è molto strano per lui. "Mi ero quasi dimenticato".

"Che diavolo c'è che non v—" mi interrompe dandomi un ceffone improvviso facendomi sussultare dal dolore.

Lo guardo scioccato, ma si è voltato e si sta dirigendo nella stanza accanto. Lo vedo poi ritornare con una fotocamera.

"Uno di questi giorni imparerai a trattarmi con rispetto" dice, e la calda piscina di lacrime nei miei occhi minaccia di rigarmi le guance.

"Non ti meriti il rispetto di nessuno!" strillo con fare arrabbiato. "Sei un miserabile, ossessivo, incompetent—"

Il mio sfogo muta in un urlo di paura quando lo vedo sollevare il piede e mi colpisce allo stomaco facendo indietreggiare la sedia prima che la stessa cada a terra. Dapprima cerco di riprendere fiato, ma poi tossisco diverse volte. Una nuvola di polvere erutta dal suolo al momento dell'impatto, e le minuscole particelle danzano alla luce intermittente che viene emessa dal lampadario coperto di ragnatele.

"Oh, imparerai" ripete afferrando la sedia e riposizionandola in piedi. "Ora guarda l'obbiettivo e sorridi!"

Mi rifiuto di guardare in camera, e serro le labbra quando cerco di non piangere. Sanchez scatta la foto nonostante io non abbia guardato nell'obbiettivo, e quando estrae l'immagine dal dispositivo la scuote diverse volte, come aveva già fatto. L'uomo mi rivolge un sorriso sudicio prima di darmi un buffetto sulla guancia e spostarsi lungo il corridoio. Dopo circa forse tre minuti ritorna indossando lo zaino che avevo cercato di portare con me.

"Dove vai?" domando, ma mi ignora completamente.

"Fa la brava" mi impone prima di guardare l'orologio che segna le 2:35 del mattino. "Ho una piccola consegna da fare".

Agita la foto in aria con fare derisorio prima di uscire dalla porta. Lo sento chiudere il serramento a chiave, e prendo un respiro profondo chiudendo gli occhi e concedendomi di piangere ora che sono sola.

Non volevo dargli la soddisfazione di vedermi piangere.

Il Mattino Seguente

La squadra è ancora radunata attorno il tavolo causa circostanze sfortunate. Sulla lavagna che Rosemary non è nemmeno riuscita a guardare, è stata affissa una copia della nuova Polaroid.

Spencer sembra quello più condizionato dal fatto, e si sta mordendo la lingua mentre guarda l'immagine che Derek ha trovato questa mattina sul parabrezza della propria auto quando è uscito di casa per venire a lavorare.

Questa foto è diversa dalla prima Polaroid. Nella prima, sul volto di Rosemary troneggia un'espressione seria che non tradisce emozioni, e non guarda in camera mentre la foto viene scattata. Nella seconda, la ragazza non guarda ancora nell'obbiettivo come un gesto di sfida nei confronti di Sanchez, ma i suoi occhi sono colmi di lacrime, e le sue labbra tremano come a forzarsi a non lasciare rigare le guance.

Sta cedendo, e tutto il team lo ha capito.

Garcia irrompe nella stanza mentre il resto del gruppo discute del problema.

"Ho finalmente trovato l'indirizzo dei genitori di Sanchez, ma c'è un piccolo problema..." annuncia.

"Che c'è, Penelope?" le domanda Derek.

"Si sono trasferiti in Messico nel 1998" afferma, "sono stata in grado di contattarli via email ed hanno detto di essere disposti a rispondere a tutte le domande che abbiamo. Dovremo andare noi da loro perché il padre non è in condizioni di viaggiare. Sua moglie si prende cura di lui, ma non si aspetta che viva per tutto il mese.

"Hai contattato l'aerodromo per dir loro che ci serve un aereo?" domanda Hotch alzandosi in piedi.

"Si, Signore" annuisce la ragazza. "Dicono che può essere pronto fra quarantacinque minuti".

"Perfetto" ribatte Hotch. "Rossi, Prentiss e Morgan: con me. Reid, JJ, Garcia: voi restate qui e lavorate sul caso. Se avete degli sviluppi chiamatemi".

Tutti annuiscono e si dirigono nella propria area di competenza, pronti per riportare indietro Rosemary.

rosemary |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora