"È proprio come temevo riguardo al giovane Lean. È del tutto inadatto al lavoro segreto. Ma quando gli ho detto che non avrei completato il suo apprendistato e gli avrei cercato un ruolo più adeguato, non mi sarei mai aspettato una reazione tanto drammatica. Ha implorato Lunus e me di dargli una seconda occasione. E, a dispetto delle mie convinzioni, ho accettato. Forse con l'età sto diventando più tenero di cuore e più debole di mente, perché di certo non si è trattata di una gentilezza da parte mia. Abbiamo continuato ad addestrarlo negli esercizi fisici e mentali. È molto svelto con le dita e le mani, eccellente in destrezza, però è lento a ricordare le formule che bisogna adoperare all'istante. Eppure confesso di aver sperato che un giorno avrebbe seguito le mie orme. Lunus era più fiduciosa di me e ha proposto di lanciargli una sfida. L'ho mandato a commettere un furto, e ci è riuscito egregiamente. Lei ha proposto un avvelenamento. L'obiettivo sarebbe stato una guardia. Gli abbiamo detto che l'uomo prendeva tangenti e lavorava come spia per una nobildonna dei Regni Settentrionali. Malgrado ciò, pur avendo a disposizione tre giorni interi e un'ampia serie di opportunità, Lean non è riuscito a compiere la missione. È tornato da noi mortificato e scoraggiato, dicendo che non era stato in grado di porre fine alla vita di un uomo. Io mi sono ben guardato dal dirgli che il 'veleno' era un'innocua spezia macinata e che non gli avrebbe fatto alcun male. Sono lieto di averlo sottoposto a esame su un soggetto che non rappresentava una vera minaccia per nessuno.
Il risultato è che adesso Lean si rende conto di non essere adatto a questa professione. E, con mia grande sorpresa, ha dichiarato che non gl'importa di non poter essere il mio apprendista, purché non perda la mia amicizia. Pertanto, al fine di facilitare la transizione, lo terrò qui a Cintra ancora per un po'. Farò in modo che riceva un'istruzione adeguata per diventare tutore, e che si alleni con le armi e nel combattimento corpo a corpo per essere anche una guardia del corpo competente.
Soltanto a te posso rivelare che sono molto deluso. Ero così sicuro di aver trovato un successore meritevole. Per fortuna abbiamo individuato un secondo candidato, una ragazza, il cui addestramento inizierà a breve. Sembra portata, ma del resto anche Lean al principio pareva adatto. Staremo a vedere. Ti dico queste cose perché ovviamente confido nella tua assoluta discrezione. Strano. Un tempo ero io a ripeterti di non affidare mai questo genere di confessioni alla carta, adesso invece è l'unico modo per essere sicuro che nessun altro della nostra confraternita conosca i miei pensieri. Come cambiano i tempi!"
· Lettera non firmata e senza destinatario
Oh, quante cose scopriamo e quante ne apprendiamo, quand'è ormai troppo tardi. Le peggiori sono i segreti che non sono segreti, le sofferenze con cui conviviamo, ma che non confessiamo. Haleira non era la figlia che avevamo sperato. Nascondevo la mia angoscia a Elanor, e credo che lei facesse altrettanto con me. I mesi passarono lenti, ma dopo un anno io ancora non vedevo alcun miglioramento nelle abilità di nostra figlia. Il peso della responsabilità gravava interamente sulle spalle di Elanor, facendola invecchiare nel corpo e nello spirito, perché non permetteva a nessuno di prendersi cura della bambina e soffriva in silenzio. Dal canto mio avrei voluto aiutarla, ma la bambina non voleva essere toccata da me. Per un periodo sprofondai in un cupo abisso di disperazione, persi l'appetito e la voglia di fare. Le mie giornate si concludevano sempre con emicranie micidiali e dolori di stomaco. Di notte mi svegliavo e non riuscivo più a riaddormentarmi, per l'ansia che mi logorava. Nostra figlia restava piccola, passiva. I progetti di Abelas per darle un'istruzione e in futuro farla sposare divennero un amaro ricordo. C'era stato un tempo in cui avevamo sperato in un futuro come questo, ma l'anno appena passato ci aveva rubato tutti i sogni.
Non rammento che età avesse Haleira quando Elanor, per la prima volta, crollò e scoppiò in lacrime fra le mie braccia. "Mi dispiace ma vhenan, mi dispiace tanto!" disse, e impiegai qualche istante a capire che incolpava se stessa per la nostra piccola ritardata. "Sono successe troppe cose. – singhiozzò – Se non avessi fronteggiato quel drago... Non migliorerà mai. Mai, mai, mai!" "Non avere fretta" risposi con una calma che non sentivo. Perché ci eravamo tenuti dentro le nostre paure? Forse perché nel condividerle, come stavamo facendo adesso, le avremmo rese più reali. Tentai di negarle. "È sana" sussurrai a Elanor, mentre singhiozzava. Mi chinai per continuare a mormorarle all'orecchio: "Mangia. Dorme. Le sua pelle è liscia, gli occhi limpidi. È piccola e forse un po' lenta a fare le cose, ma crescerà e..." "Smettila!" m'implorò lei con la voce rotta dal pianto. "Smettila, Solas!" Si scostò per guardarmi negli occhi. I capelli le stavano appiccicati al viso bagnato, corvini come un velo vedovile. Tirò su con il naso. "Fare finta di niente non cambierà le cose. È ritardata. E non solo di mente, ma anche di corpo. Non rotola, non alza la testa. Non ci prova nemmeno. Se ne sta buona nella culla a fissare il vuoto. È raro addirittura che pianga." Che cosa mi restava da dire? Elanor aveva già partorito, Haleira era la prima bambina di cui io invece avevo esperienza. "È davvero tanto diversa da come dovrebbe essere?" le domandai. Mia moglie annuì piano. "E lo rimarrà per sempre." "Ma è nostra. – obiettai debolmente – È la nostra Volpe delle Nevi. Forse è così che deve essere." Non ricordo come volessi che intendesse le mie parole. Sapevo solo di non meritarmi quel suo gesto quando scoppiò di nuovo a piangere e mi si gettò fra le braccia. "Allora non sei deluso? Non ti vergogni di lei?" mi domandò con il volto affondato nel mio petto. "Potrai ancora amarla? E amare me?" Un nodo mi si strinse alla gola così forte che non riuscii a respirare. "Ma certo!" esclamai. "Certo, per sempre." E sebbene l'avessi consolata più per caso che per vera intenzione, fui lieto di averlo fatto. A quel punto avevamo aperto una porta che non avremmo più potuto chiudere. Una volta ammesso che la nostra bimba sarebbe rimasta com'era adesso, potevamo parlarne. Non lo facevamo mai davanti alla servitù, né alla luce del giorno, ma di notte, nel nostro letto, con la figlia che ci aveva recato tanto dolore che dormiva beata nella culla accanto a noi. Potevamo ammetterlo, però non potevamo accettarlo. Elanor perse il latte, e cercò di convincere la bambina a bere latte di mucca e poi di capra, con scarso successo.
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You went looking for a Myth and found an elf
FanfictionSolas vive in pace con la famiglia nella tenuta che ha avuto in dono dalla Corona di Nilfgaard per gli anni di leale servizio. Ma dietro quella facciata di tranquillo e rispettabile signore di campagna si nasconde un passato turbolento. Perché Solas...