Cap. 26 - La cosa giusta

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"Corvo Bianco è un tripudio di perfezione, in tutte le stagioni. D'estate, sui colli tondeggianti dei pascoli, le querce forniscono una piacevole ombra, mentre lungo il torrente i giunchi che danno il nome alla tenuta frusciano lievi e rinfrescanti. Alberi su cui arrampicarsi e un torrente dove pescare. Cos'altro potrebbe desiderare un ragazzo? In autunno, qualunque giovane sarebbe felice di raccogliere le ghiande delle querce o di cogliere i grappoli maturi nelle nostre vigne. D'inverno? I cumuli di foglie morte cedono il passo a pendii innevati dov'è divertente lasciarsi scivolare, e nella sala arde il focolare per la Festa d'Inverno, che durerà non soltanto una notte, ma un intero mese. In primavera gli agnellini appena nati ruzzano sulle colline; gattini e puledri affollano le stalle. Lo so, lo so, che un bambino sarebbe felice qui. Ho pregato Mielite in ginocchio di concepire, ma il mio corpo si rifiuta."

· Diario segreto di Yennefer di Vengeberg, rinvenuto dietro alcuni vasi di fiori.

La sera prima della gita al mercato, andai a letto piena di aspettative. Al principio non riuscii a prendere sonno; quando mi addormentai, però, fui travolta da una tempesta di sogni. Alcuni furono incubi, altri talmente intensi da volermene liberare subito. Eppure non riuscivo a svegliarmi del tutto: la mia stanza sembrava immersa in una fitta nebbia, e ogni volta che credevo di essermi destata, nella foschia si formavano immagini che mi risucchiavano in un altro sogno. La mattina dopo ero a dir poco esausta; avevo la vista annebbiata e non riuscivo a convincermi di essere davvero sveglia. C'era Nissa che insisteva per farmi alzare, mi scrollò le coperte per far passare l'aria fredda, poi mi mise su uno sgabello davanti al fuoco. La testa mi ciondolava per il sonno e non opposi resistenza mentre lei mi tirava i capelli cercando di districare il groviglio di riccioli. "Oggi non potete perdere tempo, madamina! Oh, quanto vi invidio che andate al mercato a comprare tante belle cose nuove! Vostro padre ha avvertito Cedric, che mi ha scritto una breve lista da darvi. Eccola qui! È un uomo istruito, il nostro sovrintendente, ma io no, purtroppo. A ogni modo mi ha spiegato cosa c'è scritto. Cedric dice che vi servono stivali e scarpe, guanti di lana e di pelle, calze di almeno tre colori. E vi suggerisce una sarta in città che sa cucire quegli abiti smanicati che vanno tanto di moda fra le ragazze di oggi. Meglio delle tuniche e delle braghe che portate, mica siete un maschio! Cos'ha vostro padre per la testa, proprio non lo so! Non voglio certo criticarlo, figuriamoci. Quel poveretto, senza più una moglie a occuparsi di certe cose!" La sua voce mi arrivava da lontano; avevo la mente ovattata e il corpo di legno. Nissa continuava ad affannarsi con i miei capelli nel disperato tentativo di farli apparire più femminili. Adesso erano ricresciuti abbastanza da non lasciar più intravedere il cuoio capelluto. Poi mi vestì malgrado la mia scarsa collaborazione. Ci provai, ma mi sentivo le dita gonfie, come salsicciotti intorpiditi, e la testa pesante. Sospirò rassegnata davanti alla mia tunica, ma io accolsi con piacere il suo calore sulla camicia di lino. Quando diede l'ultima pennellata al quadro, nonostante la tela mediocre, mi spedì a colazione con la raccomandazione di divertirmi e di pensare a lei se avessi visto le bancarelle della Festa d'Inverno. La Festa d'Inverno! A quell'accenno mi si schiarì la mente. Me n'ero quasi dimenticata, ma Nissa aveva ragione, la festività era imminente. Nei miei ricordi si trattava di uno degli eventi più attesi a Corvo Bianco. C'erano menestrelli e burattinai, ed enormi ciocchi di legno che ardevano nel focolare, e sale marino da lanciare tra le fiamme per farle guizzare di colori diversi. Alla vigilia della Festa d'Inverno, mia madre scendeva al banchetto con in testa una ghirlanda di agrifoglio. Una volta aveva appoggiato un bastone magico alla sedia di mio padre: era alto quanto lui, decorato di nastri, e per qualche ragione tutti i servitori erano scoppiati a ridere, mentre lui era arrossito fino alle orecchie. Non avevo mai capito lo scherzo, sapevo soltanto che era la rievocazione di qualcosa di speciale che i miei avevano condiviso. Quella sera in particolare, sfolgoravano di amore e mi sembravano tornati giovani.

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