"Questo è il mio sogno più ricorrente. L'ho già fatto sei volte, ma scriverò soltanto i dettagli che restano sempre uguali. C'è un lupo grande quanto un cavallo. Ha sei occhi, tre per lato, del colore del fuoco ed ha il pelo nero. È immobile come una statua e con lo sguardo fisso. Mio padre è grigio come la polvere, e vecchio, tanto vecchio. "Sono molto stanco", dice in due sogni. In tre dice: "Mi dispiace, Haleira." In uno non dice niente, però il suo silenzio dice tutto. Vorrei smettere di fare questo sogno. È forte, intenso, come se fosse qualcosa che deve accadere, a prescindere dal percorso che sceglierò. Ogni volta che mi sveglio, ho la sensazione di aver mosso un passo in più verso un luogo freddo e pericoloso."
· Diario dei Sogni di Haleira.
Mi rifiuto di credere di aver dormito. Come può un terrore così assoluto cedere il passo al sonno? Me ne stavo rannicchiata lì, dietro le palpebre chiuse, tremando di paura. E arrivò Padre Lupo. Era la prima volta. Avevo già fatto dei sogni prima, sogni che sapevo essere strani, quasi prodigiosi; sogni che avevo affidato alla carta non appena mi svegliavo. Avevo cominciato a scriverli, almeno quelli che ero sicura avessero un significato. Perciò sapevo cos'erano i sogni. E quello non era affatto un sogno.
L'odore di polvere e di escrementi di topo fu spazzato via dall'aroma fragrante di neve fresca e aghi di pino. Poi sopraggiunse un odore caldo, pulito, di animale sano. Era vicino. Infilai le dita nella folta pelliccia della sua collottola e strinsi, sentendone il piacevole tepore. Il suo muso mi sfiorò l'orecchio con il suo alito caldo.
Smettila di piagnucolare. Se hai paura, sta' zitta. Le prede che piagnucolano attraggono i predatori. E tu non sei una preda.
trattenni il respiro. Mi faceva male la gola e avevo la bocca secca. Stavo piangendo senza rendermene conto. Smisi subito, vergognandomi davanti alla sua disapprovazione.
Così va meglio. Ora, che problema c'è?
"È buio. La porta non si apre e sono intrappolata qui. Voglio tornare a casa, a letto."
Tuo padre non ti ha detto di non lasciare la stanza? Perché l'hai fatto?
"Ero curiosa."
E i cuccioli curiosi si cacciano nei guai fin dalla notte dei tempi. No, non ricominciare a piagnucolare. Dimmi. Di cos'hai paura?
"Voglio tornare a letto."
Questo è quello che vuoi. E sei abbastanza saggia da raggiungere la stanzetta dove ti ha lasciata tuo padre e ricordare di non lasciarla più senza il suo permesso. Perciò, perché non lo fai? Perché hai paura di farlo?
"Perché ho paura dei ratti. E non riesco a trovare la via del ritorno. Sono intrappolata qui."
trassi un respiro stentato.
"Non posso uscire."
E perché mai?
"È buio. E mi sono persa. Non riesco a trovare la strada."
cominciava a irritarmi quella voce calma e implacabile, anche se apprezzavo il calore e la sensazione di sicurezza che mi dava. Anzi, forse mi irritava proprio perché adesso iniziavo a sentirmi al sicuro. Lentamente mi accorsi che non ero più spaventata, solo perplessa.
Perché non riesci a trovare la strada per tornare?
insomma, era proprio stupido. O cattivo.
"È buio. Non vedo niente. E se anche vedessi, non ricordo da che parte devo andare."
la sua voce non perse la pazienza.
Forse non ci vedi. Forse non ricordi perché sei troppo spaventata. Ma puoi fiutare. Alzati.
sciogliermi dal gomitolo che avevo formato con il mio corpo era difficile. Avevo troppo freddo, tremavo. A ogni modo, mi alzai.
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You went looking for a Myth and found an elf
FanficSolas vive in pace con la famiglia nella tenuta che ha avuto in dono dalla Corona di Nilfgaard per gli anni di leale servizio. Ma dietro quella facciata di tranquillo e rispettabile signore di campagna si nasconde un passato turbolento. Perché Solas...