Cap. 31 - L'assalto

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"Gli antichi spiriti elfici imprigionati in ciò che rimane dell'antica Vir Dirthara sostengono che ad ogni generazione di elfi nasce un solo vero Saggio Elfico. Spesso il bambino viene al mondo in una famiglia ignara di avere la magia nelle vene. Se la famiglia abita in una regione dove i Saggi sono conosciuti, allora ci saranno feste e celebrazioni. Il piccolo viene allevato in casa fino all'infanzia, dopodiché la famiglia compie un pellegrinaggio fino al Tempio più vicino, ritenuto l'unico luogo in grado di crescere e apprendere tutte le arti magiche. I Saggi dedicano la vita alla difesa dei segreti degli Evanuris e dei loro templi. Lì il giovane elfo verrà accolto con gioia e preso in custodia.

Si dice che ogni sogno fatto dal bambino venga messo per iscritto. E fino al raggiungimento della maturità, gli è proibito leggere le profezie custodite dai Saggi che l'hanno preceduto, dimodoché le informazioni non possano contaminare la purezza della sua visione. Il giorno del raggiungimento della maturità, comincerà la sua istruzione negli Archivi della Vir Dirthara.

A questo Sognatore è stata narrata la triste storia di un neonato, nato in un villaggio sperduto dove nessuno sapeva dei Saggi Elfici. Passato il tempo previsto, e non avendo avuto notizia della nascita di un Saggio, gli studiosi della Vir Dirthara approfondirono lo studio di tutte le profezie che riguardavano una simile eventualità. A conclusione delle loro ricerche inviarono messaggeri in quella remota regione, in cerca del bambino. I messaggeri tornarono con la triste storia di un bimbo giudicato uno sgorbio e un idiota e lasciato morire di fame nella culla."

· 'Memorie di un pellegrino dell'Oblio' Felassan, mago Dalish.

Tornammo a Corvo Bianco nel buio e nel freddo. Lean non sapeva guidare il carro bene quanto Naiwain o mio padre. I cavalli conoscevano la strada di casa, ma lui non teneva le ruote nei solchi, che perciò strusciavano contro le banchine di neve e sobbalzavano e affondavano. Nel buio e con la strada nascosta dalla neve sono certa che guidare il tiro fosse più difficile di quanto sembrasse. Mi rannicchiai sotto le coperte sul retro del carro, preoccupata per mio padre e confusa riguardo al mendicante, con l'unico desiderio di arrivare presto a casa. Ero molto stanca e rattristata per la facilità con cui ero stata abbandonata. A peggiorare la situazione ci fu il fatto che per tutto il tragitto Ari e Lean, stretti stretti a cassetta e ben coperti, continuarono a parlottare fra loro in tono oltraggiato di quanto era accaduto in città. Discutevano di mio padre e di Naiwain come se pensassero che fossi sorda, o se ne infischiassero dei miei sentimenti. Avevano assistito all'episodio della cagna, ma si erano tenuti in disparte per evitare problemi. Ari sperava con tutto il cuore che nessun pettegolezzo a Beauclair la collegasse a Solas Dorren, impazzito per uno stupido cane. Era stata già abbastanza umiliata dal modo in cui lui le si era rivolto nella taverna, davanti a tutti! Lean non riusciva a capacitarsi di quello che mio padre e Naiwain avevano fatto con il mendicante, ed era questo che sembrava offendere entrambi più di tutto. Consideravano un'incredibile scortesia la mancanza di una spiegazione da parte dei due, eppure, dal canto loro, non mi rivolsero nemmeno una parola per tutto il tragitto dalla Collina della Forca. Il freddo mi penetrava nelle ossa e continuavo ad appisolarmi e a risvegliarmi di soprassalto. Quando arrivammo alla tenuta, mi era venuta la nausea a furia di sobbalzi e scossoni. Mi svegliai un'ultima volta quando Lean fermò i cavalli davanti al portone di casa e saltò giù, chiamando a gran voce uno stalliere. Galante, porse una mano a Ari per aiutarla a scendere e la invitò a entrare in casa al più presto per riscaldarsi. Lei si lamentò del fatto che non ci fosse nessun domestico in attesa sulle scale con una lanterna per accoglierla. Lean si dichiarò d'accordo che la servitù era negligente e aveva bisogno di essere addestrata. I domestici sapevano che saremmo tornati quella notte, avrebbero dovuto stare in piedi ad aspettarci. La neve caduta aveva appesantito le coperte in cui ero avvolta. Avevo i muscoli indolenziti per essere stata ferma per troppo tempo sul carro, per quanto ferma non lo fossi stata con tutti quegli scossoni. Stavo cercando di liberarmi dalle coperte quando Lean comparve dietro il carro. "Venite, Haleira" ordinò in tono brusco. "Ci provo" dissi. Per tutta risposta, lui sbuffò impaziente, afferrò un lembo di una coperta e tirò forte, facendomi piovere addosso tutta la neve, io ci rimasi male e tentai invano di soffocare un singhiozzo. Lui parve mortificato per quello che aveva fatto, ma poi commentò secco: "Andiamo, non fate la bambina. È solo un po' di neve. Siamo tutti stanchi e infreddoliti, però almeno siamo a casa. Sbrigatevi, così rientriamo e ci riscaldiamo." Io non risposi. Il movimento brusco della coperta aveva fatto rovesciare la mia sporta. Cercai a tentoni nel buio i miei preziosi acquisti sparsi sul pianale, finiti tra i cumuli di neve e sotto il mucchio di coperte. Probabilmente non vedeva che cosa stavo facendo, perché mi disse: "Andiamo, Haleira, altrimenti vi lascio qui." Trovai il fiato per rispondere decisa: "Non importa, andate pure." "Dico sul serio!" Io non replicai, e dopo un lungo momento di silenzio, Lean girò sui tacchi e marciò impettito verso la casa. Intanto era arrivato un garzone di stalla con una lanterna e aspettava di prendere il carro e i cavalli per portarli nelle stalle e staccare le briglie. Si schiarì la voce. "Faccio subito" dissi affannata. "Non c'è bisogno di affrettarsi" disse lui, e mi accorsi che si trattava di Brandon. Sollevò la lanterna per farmi luce sul pianale, che però si riempì anche di ombre. ""Devo trovare le cose che mi ha comprato papà" spiegai, con la voce incrinata dalle lacrime trattenute. Lui non commentò, ma mise un piede su una ruota e si issò sul carro, dove cominciò a frugare con cura fra coperte e mantelle. Ne prendeva una, la scuoteva dalla neve, e la ripiegava per metterla sul sedile. Uno dopo l'altro ricomparvero i nostri acquisti; li raccolsi e li rimisi nella sporta.

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