Capitolo 1. Ritardo ed anticipo

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《8:45》.

'Cazzo'. Mi ero svegliata tardi, ovviamente. Anche quella mattina avevo aperto gli occhi quando dovevo già da un quarto d'ora essere sotto la doccia. E beh, facevo sempre ritardo, IO, Chloe Taylor, la ex del più arrogante e stronzo ragazzo del mondo.

Mi sedetti sul letto, lasciando cadere sul tappeto il portatile che la sera precedente non avevo chiuso e che per il sonno avevo lasciato accanto a me. Mi stropicciai gli occhi, vedevo ancora appannato. Lo rifeci ma non ottenni nessun risultato. Ma non potevo concedermi il lusso di rimanere ancora sul mio comodissimo letto. Dopo 35 minuti circa sarei dovuta essere davanti all'Università e il quartiere dove soggiornavo era a 15 minuti da lì. Presi un nuovo bagnoschiuma di Victoria's secret alla vaniglia dal mobiletto in vetro del bagno e mi tolsi i vestiti. Non avrei neanche avuto il tempo di fare colazione quella santissima mattina. Cazzo, era sempre così. Usai un'abbondante porzione di sapone dal momento che la boccetta era stracolma e me lo spalmai freneticamente su tutto il corpo. Mi sciacquai, eliminando così ogni singola goccia di bagnoschiuma profumato. Dio, quanto amavo quel profumo!. Afferrai in fretta l'asciugamano in microfibra, (assorbiva di più l'umidità) e mi spruzzai alla rinfusa il deodorante. Entrai in camera con le gambe per metà ancora umide, lasciai scorrere l'anta destra dell'armadio, presi il necessario e mi vestii. Avevo i minuti contati. Tolsi il tappetto dell'eyeliner lasciando scoperta la punta in velcro e tracciai una linea abbastanza decisa sugli occhi. Poi passai al blush e finii il tutto con un rossetto di Dior rosso fragola. Era in tinta perfetta con il vestito che avevo indossato; un Ralph Lauren verde smeraldo ed un cardigan in seta che si sposava meravigliosamente, il tutto accompagnato da una Toads rossa come il rossetto e delle scarpe tacco dodici lucide della stessa griff. Il tocco finale erano gli orecchini di Tiffany che avevo comprato una settimana prima sulla 5th Avenue. Scossi leggermente i capelli, per dargli una piega migliore e poi, afferrato un biscotto Balsen dalla ciotola sul bancone della cucina uscii di casa. La mia auto era in un garage affittato da qualche mese, (precisamente da quando ero arrivata a New York), a pochi metri dal mio appartamento. Aprii con forza la portiera della mia Audi A1 decappottabile ed allacciai la cintura. Quindici minuti dopo ero di fronte all'Università. 'In tempo, per fortuna. Dio solo sa come cazzo ho fatto ad arrivare 5 minuti prima dell'inizio del corso!'.

Mi sistemai i capelli nuovamente e mi avviai verso l'imponente portone guardandomi le scarpe lucide, che riflettevano le auto intorno all'edificio. La mia era lì, perfetta come sempre, e l'avrei ripresa dopo quell'incubo. Eh già, l'Università era un mostro per me. Il problema era che lì, in quel fottutissimo palazzo, studiavano i ragazzi più belli che avessi mai visto. Ma un patto era un patto. Dopo Teo Garcia, quello stronzo del mio ex milionario, mi ero giurata solennemente di non avere più una relazione con un ragazzo.

Superai la grande rampa di scale che avevo appena fatto e varcai la soglia. Proprio di fronte a me, accanto alla caffetteria, c'erano un gruppo di ragazzi, uno più bello dell'altro. Li superai con non-chalance, fingendo di non notare gli sguardi che davano al mio suscettibile culo e mi diressi verso l'aula. Cazzo, quando sarebbe passata quella terribile giornata?

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