Capitolo 2. Fari verdi.

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Mi sedetti nel banco centrale della classe e attesi il professore. Accanto a me c'erano già tre ragazzi. Uno di loro alzò la testa e mi fece un cenno, gli altri due erano concentrati su un testo che avevo (logicamente) dimenticato a casa. Mi alzai e mi diressi verso il corridoio, facendo sbattere per la fretta, le mie Toads rosso fragola sul parquet in legno chiaro. -Un caffè, per favore- dissi al barista che mi annuì porgendomi il bicchiere.

Sorseggiai lentamente il liquido marrone e poi mi incamminai per raggiungere la classe.

《BLOMP!》. Un terribile frastuono mi fece sussultare. Poi una voce. -Ma cazzo! Ma guarda a dove metti i piedi! Maledetta tua madre, grandissima figlia di...- Ecco avevo sentito solo questa frase. Dopo di che mi si erano parati davanti due fari verdi. -Puttana la chiami tua madre semmai.- risposi seccata sebbene fortemente attratta da quella fonte di luce immensa color verde smeraldo. In quel momento realizzai il tutto. Davanti a me c'era un ragazzo alto, bruno e riccio. Aveva gli occhi verdi, questa era la cosa che mi piaceva di più, e mi stava squadrando dalla testa ai piedi come avevo fatto io con lui fino a qualche istante prima. -Allora?- dissi. Mi guardò dritto negli occhi e li riabbassò. -Allora cosa?Chiedimi scusa, avanti!- L'entusiasmo che avevo provato osservando i suoi occhi svanì nello stesso istante in cui sentii la sua frase e mi ricordai degli insulti che erano piovuti dalla sua bocca un minuto prima. 'DOVEVO CHIEDERGLI SCUSA'. Ma per chi mi aveva preso quello? Per una stronzetta qualsiasi che si prostava ai suoi piedi solo per dei pettorali ben scolpiti?!No, non sarebbe andata così. -Ehm... mi dispiace... Ma... NO. Non ti chiederò scusa perché hai insultato mia madre e ME per una cosa che hai fatto tu. E poi, mi hai quasi versato il caffè sul vestito! ah e per la cronaca, PUTTANA lo usi con un'altra non con me stronzo!.- Girai i tacchi lasciandolo interdetto. Entrai in classe disinvolta come se quella scena non fosse mai accaduta e mi sedetti allo stesso banco di prima. Il professore entrò poco dopo. Ma sebbene tentassi di concentrarmi sulla lezione non riuscivo a smettere di pensare a quel rivoltante ragazzo che mi aveva quasi macchiato tutta e che mi aveva insultato. Bah, lo odiavo con tutte le mie forze. Rimasi lì ad aspettare la fine della lezione per poter andare a casa. 'Bella giornata'. Mi dissi aprendo la portiera dell'auto e posizionando bene lo specchietto destro. Poi presi la chiave e partii, confondendomi con il resto del traffico NewYorkese.

Tirai fuori le chiavi di casa ed entrai. Ecco, oggi era una di quelle giornate da dimenticare, da gettare nella spazzatura. Mi sfilai il vestito e lo lanciai nel cesto dei panni sporchi da portare in lavanderia. Posai nell'armadio la borsa e le scarpe e poi mi immersi nell'acqua calda della mia vasca da bagno. Accesi la televisione che avevo fatto installare proprio di fronte alla vasca e iniziai a guardare Hannah Montana; amavo quella serie, era fantastica. La guardavo sin da piccola e sebbene avessi 21 anni, non mi stancavo mai di vederne un episodio. Tirai fuori dal mobiletto un tubetto di petali di sapone all'essenza di rosa e li sparsi su tutta la superficie d'acqua. A poco a poco le piccole saponette si sciolsero e sprofondarono, rilasciando del colore rosso e un inebriante profumo. Adesso era tutto perfetto. Hannah Montana era quasi finita quando sprofondai in un sonno profondo. Il profumo, il calore dell'acqua... Ecco, quello era vero relax.

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