Capitolo 25

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Martina 

E' lunedì mattina e inizio a pensare che oggi sia il giorno più brutto per me, quindi la giornata non inizia nel migliore dei modi, proprio per niente. Non mi sono mai piaciute le giornate dei genitori, nemmeno quando andavo alle elementari, mi portano a galla dei pensieri che facevo da bambina, che mi intristiscono parecchio. E per di più sto ancora pensando a quello che è successo ieri mattina con Jorge. Forse ho sbagliato, ma in quel momento era l'unica cosa che volevo e non è da me, non lo è per niente. Da un lato però penso che forse mi sono tolta di torno il corteggiamento infinito di Jorge. Scendo dal letto e subito Alba si affaccia alla porta, << Stai bene? >> mi chiede lei ancora preoccupata per quel che è successo, guarda il mio livido sul braccio e diventa cupa, << Sto benissimo Alba >> ribatto io sorridendo. Ieri, quando sono tornata le miei amiche mi hanno trattato come un'invalida, come se mi avessero spezzato le gambe o le braccia, erano fin troppo gentili con me. Non ho fatto parola su quello che è successo con Jorge, mi sono solo limitata a raccontare che mi ha solo portata al sicuro. Sono rimaste stupite dal suo comportamento e anche io se devo essere sincera. Cammino per il campus con i libri in mano, vedo un sacco di ragazzi con i loro genitori che felici visitano l'università, non ci sono le lezioni, ma io ho deciso comunque di andare nell'aula di musica ad esercitarmi, insomma non ho nulla da fare. Non devo portare i miei genitori in giro, non devo mostrargli nulla, perché i miei genitori non ci sono. << Tini >> mi chiama la voce di Justin che mi corre incontro, << Ehi come stai? >> mi chiede preoccupato, << Bene J >> gli sorrido io << Ho la spalla un po' ammaccata ma sto bene >>, << Sono felice che tu stia bene Tini, davvero, mi sono veramente spaventato >> borbotta lui, << Già anche io >> ribatto, poi un pensiero mi sfiora la mente, << E Kelly? Come sta? >> gli chiedo io siccome ho visto che è stato lui a portarla via da li, << Scossa ma bene, sto proprio andando da lei in questo momento per vedere se ha bisogno di qualcosa >> dice tranquillo e io lo guardo con un sorrisino malizioso << Oh >> dico solamente, << Tini, vado solo a vedere come sta >> esclama quasi imbarazzato, << Si J, vai a vedere come sta >> lo prendo in giro io. Mi saluta alzando la mano e con un sorriso fin troppo grande, poi si allontana sparendo tra la folla. Sono in mensa con Lodo, che è agitata per l'arrivo dei suoi genitori, << Non mi va proprio di vederli >> brontola lei << Di vedere mio padre >> aggiunge poi, << Davvero ti lamenti del fatto che i tuoi genitori vengano a trovarti? >> le chiedo io, nervosa e lunatica, << Se avresti un padre come il mio non credo che saresti felice >> abbassa lo sguardo lei, << Sarei solo felice di avere un padre >> replico io con la rabbia, lei alza lo sguardo confusa, su di me, << Martina che ti prende? >> mi domanda, << Niente Lodo, lascia perdere >>, finisco il mio caffè e appoggio il bicchiere sul tavolo, mi alzo, afferro la mia borsa e senza dire una parola me ne vado. << Tini >> sento Lodo che mi chiama e mi rincorre, << Tini si può sapere che hai? >> mi chiede afferrandomi per la spalla che mi fa male, faccio un verso di dolore e mi giro a guardarla, << Oddio scusa non volevo >> si preoccupa lei, << Lasciami stare Lodo ti prego, non voglio parlare con nessuno e non voglio litigare con nessuno >> dico, lei mi guarda davvero preoccupata quando mi volto e ancora me ne vado. Ho bisogno di stare sola, intorno a me non vedo altro che studenti circondati dall'affetto dei loro genitori e una morsa mi stringe lo stomaco. Evito di guardami in giro, mi farebbe stare peggio vedere i loro sorrisi, le loro emozioni. << Buongiorno >> sento dire e quando mi volto incontro un sorriso e due occhi verdi che mi guardano, io non gli rispondo, << Non si saluta più? >> chiede lui e io mi fermo e lo fulmino con lo sguardo, << Lasciami in pace Jorge, non è il giorno adatto questo >> cerco di allontanarlo da me, << Certo, mi porti a letto poi non mi degni più di uno sguardo? E pensavo di essere io lo stronzo >> dice in modo ironico ma a me non va di scherzare per niente, << Jorge non starmi addosso... vattene >> urlo quasi. Lui si rende conto che non sto scherzando, il suo sguardo cambia, << Martina cos... >> non lo faccio finire di parlare, << Non chiedermi anche tu cosa ho per favore, lasciatemi solo in pace ok? Voglio essere lasciata in pace >> lo guardo e lui allunga una mano, come se volesse accarezzarmi il volto, ma io mi allontano prima che lui possa toccarmi, << Lasciatemi stare >> dico ancora e mi volto per andarmene << Non seguirmi Jorge >> lo avverto poi. Con la coda dell'occhio noto che è rimasto immobile lì, a guardarmi mentre me ne vado. Non lo faccio apposta è che questo giorno per me è difficile, più difficile di quanto pensassi. Inizio ad avere ancora le mie paranoie, a pensare di essere sbagliata, di aver fatto qualcosa di male. Mi chiudo dentro un'aula e dalla borsa tiro fuori il mio telefono, << Ciao nonna >> dico quando la sento rispondere dopo qualche squillo, << Martina >> riesco a percepire che sorride oltre al telefono, << Come stai cara? >> mi chiede dolcemente, << Vorrei stare meglio... è la giornata dei genitori qui all'università >> gli spiego io e lei si lascia sfuggire un semplice << Oh >>, capendo il mio stato d'animo, capendo che mi sto facendo di nuovo tutte quelle paranoie che mi sono sempre fatta, quelle paranoie che non mi facevano vivere. << Martina, sai vero che non è colpa tua? Tu sei il regalo più bello del mondo e so che è difficile per te ma non incolparti di cose di cui non hai per niente colpa, sei forte, lo sai, sei una combattente e puoi arrivare dove vuoi, anche se sembra impossibile, anche se in questo momento ti senti sola, non lo sei, forse non hai dei genitori come il resto dei tuoi compagni, ma hai tante persone che ti amano, che ti sono vicine e devi accettarlo e andare avanti >>. Le sue parole come sempre mi rincuorano, ma non è semplice essere qui, con tutte le mie amiche che aspettano i loro genitori, circondata da famiglie felici. << Grazie nonna, ma qui è più complicato, insomma prima ero in Argentina e una volta finita la scuola tornavo a casa da te, qui invece... >>, << Martina fatti coraggio >> mi interrompe lei << Io sono sempre qui, anche se sono lontana è come se fossi lì con te, lo sai questo? >> mi chiede lei con una dolcezza infinità, questa donna mi ha cresciuto, mi ha tenuto con se dopo tutto, mi ha trattata come una principessa, sempre pronta a difendermi e a darmi ogni cosa mi servisse. Non potrò mai smettere di ringraziarla, ma è anche vero che ogni tanto quel dolore compare e non mi fa più ragionare lucidamente. << Lo so >> dico quasi con la voce spezzata, cerco di trattenermi per non farla preoccupare e chiudere la telefonata prima di scoppiare a piangere. Decido che per oggi è meglio se mi concentro sulla musica, anche se non ci sono le lezioni credo che passerò la mia giornata qui dentro, ad esercitarmi, lasciando tutto il mondo fuori.

University Dream (Jortini )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora