4. Truth

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"Perchè?"

Dissi quando lui mi spinse contro la porta del bagno. Le lacrime bagnarono le mie guance quando sentii il suo bacino spingersi contro il mio.

"Cosa?" Mi rispose.

"Perchè sono qui? Perchè fai così con me? Che ti ho fatto,Niall? Non mi conosci neanche! Perchè?"

Continuai con le lacrime agli occhi.

"Non so rispondere nemmeno io a questa domanda" mi rispose. Riuscii a liberarmi dalla sua presa,aprii la porta e mi diressi in salotto dove aveva lasciato il suo coltello tascabile. Lo presi tra le mani e mi voltai puntandolo contro il suo collo,lui era davanti a me,rise quando mi vide. Ride? Davvero? Muori,stronzo.

"Su,dai...che aspetti? Uccidimi,no? Così poi nessuno ti potrà più picchiare e tu vivrai la tua vita di prima"

No..non ce la facevo,lui mi stava prendendo in gior e questo mi faceva arrabbiare di più di quanto già non lo fossi,ma non potevo. Uccidere una persona,anche se pazza,non era giusto,avrei portato il rimorso per tutta la vita. Nonostante lo odiassi mi arresi,aveva ragione,ma fargli provare la sua stessa medicina forse gli avrebbe fatto capire che non ero poi così debole. La punta dell'oggetto affilato si trovò preso nella sua gamba mentre lui emise un verso di dolore,tolsi il coltellino e indietreggiai buttandolo a terra. Lui rimase fermo e ciò mi diede il tempo di cercare le chiavi di casa,ma non le trovai. Era ovvio che le aveva in tasca,lui venne verso di me,zoppicando a passo veloce,misi le unghie sotto l'apertura della finestra e cercai di aprirla. Niente,era bloccata. Salii le scale,provai in tutti i modi di uscire da quella casa,ma non ci riuscii. Le finestre erano bloccate come la porta di ingresso e l'unico modo per uscire era attraversare un muro,ma putrotroppo non ero un fantasma. Mi voltai,il suo viso era a pochi centimetri dal mio.

"Niall,ti prego..."

Avevo paura e lo dimostrai. Niente mi fregava quanto quello che mi avrebbe fatto,era ormai inutile negarlo,avevo paura e l'ho dato a mostrare dal primo momento in cui le sue mani mi toccarono. Si diresse verso il bagno ignorandomi,aprii la porta e lo vidi seduto mentre si fasciava attento la gamba,non mi notò. Misi l'orecchio sulla porta attenta al brusio che veniva da dentro. Era come se parlasse a sè stesso,era ovvio:era un vero e proprio pazzo.

"Non può essere,lo ha fatto davvero...

"Ammazza quella cretina!"

"..no,non posso..."

"si che puoi,è una stronza!"

"No,no,non posso...è bellissima,non voglio farle del male"

"Lo hai già fatto,idiota! Puoi anche non ucciderla,ma tutti sanno che sei un pazzo e di certo non sarà lei ad aiutarti.. Appena la vedi,falle capire che sei tu che comandi qui..."

"Hai ragione..devo farglielo capire,anche se farlo potrà significare portare il rimorso.. Ho paura che lei mi odi,sento che è diversa,ho paura anche io per la prima volta"

"Oh,andiamo! Tu sei Niall Horan!"

Entrai nella stanza piano cercando di non fare rumore e gli sorrisi. Il cuore mi battè troppo forte per mantenere un ritmo regolare.

"Niall,io-"

"Sta' zitta! Pagherai per quello che hai fatto!"

Mi urlò. Uscii dalla stanza e scesi dalle scale.

"Sta' attenta!"

Mi urlò di nuovo. Non lo sopportavo,lo odiavo,aveva ragione,lo odiavo. Mi aveva stravolto la vita,in senso negativo. E questa storia non aveva un lieto fine o forse non aveva nemmeno una fine. Lui scese al piano di sotto mentre io ero rimasta sul divano a guardare la TV.

"Emy?"

"Non chiamarmi così!"

Lo rimproverai. Jack mi chiamava sempre così e non lo sopportavo,non sopportavo il modo in cui mi disse che mi aveva tradita e non sopporto il fatto di averlo rispettato mentre anche io sarei potuta andare a letto con i giocatori di football della scuola.

"Faccio quel cazzo che mi pare!"

"Che vuoi?" Dissi cambiando discorso. I miei capelli vennero tirati facendomi voltare la testa verso di lui.

"Seconda regola:non parlarmi con quel tono"

"Cosa desidera signor Horan? Va bene così?!"

"Meglio...abbiamo un problema con i tuoi...o andiamo di nuovo nella Metro o andiamo da qualche altra parte:i tuoi non possono vedermi qui" Disse serio.

"In un Hotel? Ne conosco uno qui vicino si trova a-"

"Non possiamo,mi riconoscerebbero e non posso permetterlo. Quindi penso proprio che dovremmo tornare là"

Annuii delusa all'idea di tornare alla metro dove nessuno poteva sapere che cosa mi fosse accaduto. Il giorno era passato in fretta e i programmi televisivi erano poco interessanti. Andai verso le scale e entrai in camera.

"'Notte Horan!"urlai senza voltarmi.

"'Notte Emy!" Odiavo quando mi chiamava così e forse lo faceva apposta.

PSYCHODove le storie prendono vita. Scoprilo ora