45. Son

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|| EMILY'S MOTHER'S POV ||
Sentivo gli occhi inumiditi,forse per le lacrime. Oramai mi ero resa conto che piangere era l'unica cosa che potevo fare, dopo la brutta notizia datami dalla polizia. Avevano fermato le ricerche a New York,sapevano che lui era lì in Inghilterra. Con mia figlia.

Quando me lo dissero presi il primo aereo per andare in quel posto dove la mia 'piccolina' si trovava. Mi sono sempre e continuamente fatta forza da sola, con suo padre che era davanti a me,seduti al tavolo mentre la piccola signora bionda ci guardava. L'uomo al mio fianco si alzò,disturbato forse dal comportamento della donna.

"Senta signora, essendo a capo dell'indagine e notando che siamo ancora cercando Emily Grace,vorrei almeno sapere se lei è coscente della gravità delle conseguenze che potrebbero avere le azioni di suo figlio!" Urlò.

"Tipo?" Alzò lo sguardo. "Manicomio? Carcere? Ne ho già avuti di questi problemi e mi creda se le dico che oramai mi sono arresa persino io alla testa malsana di mio figlio" disse tranquilla.

"Quindi a lei non importa di suo figlio,ma alm-"

"Non ho mai detto ciò" lo interruppe. "Voglio bene a mio figlio,sono sua madre,sono io che l'ho visto crescere e diventare il pazzo che è adesso. Ho detto di essermi arresa alla sua testa, non alle sue ricerche. Anche se dietro le sbarre, ho voglia di rivederlo" vidi le lacrime scendere dai suoi occhi azzurri e le asciugò velocemente con le dita.

"Se trovassimo Emily, signora Horan, potrà sicuramente riabbracciare suo figlio" propose. La bionda abbassò nuovamente lo sguardo, sorridendo leggermente.

"Lui non si farà trovare mai" spiegò. "Lui spesso uccide, lui non scappa così. Se lo fa un motivo c'è sicuramente. Ho visto alcune foto di Emily, signora Grace" incrociò il suo sguardo chiaro nel mio più scuro. "È davvero una bella ragazza,può darsi che per la prima volta provi amore per una ragazza"

"Non me ne importa" sbottai alzandomi e sentendo la sedia emettere un rumore odioso.

"Signora,per favore" sentii la mano del poliziotto posarsi sulla mia spalla.

"Con tutto il rispetto, ma sono una madre e adesso è giusto che si tappi quella bocca" mi voltai verso di lei e poggiai le mani sul tavolo,fissando i suoi occhi. "Se suo figlio prova 'amore' per mia figlia,l'avrebbe riportata qui,non crede? Non pensa che questo sia amore?" La vidi ridere nervosamente. "Oh,bene. Rida pure,ma non le è mai passato per la mente il pensiero che suo figlio possa aver abusato sessualmente di mia figlia?!" Urlai. "Suo figlio sta distruggendo la vita ad una ragazza che non ha fatto niente per meritarlo!"

"Niall ha rispetto per le donne" se ne uscì sorridendo. "Spesso alzava le mani,è vero, a volte picchiava i suoi compagni quando aveva bisogno di sfogo o per un torto fatto da loro. Ma non è possibile accusare mio figlio se non abbiamo prove certe" vidi il suo sorriso spegnersi mentre si alzava. Si puntò il dito contro dicendo: "Mio figlio ha rispetto, mio figlio fa le cose per un motivo. Conosco Niall e le ripeto di fidarsi, se non si è ancora trovato il cadavere di Emily,se ancora non l'ha uccisa brutalmente è perchè c'è qualcosa che lo ferma,qualcosa dentro di lui che non glielo permette" prese la borsa e uscì dalla stanza,lasciandomi ferma con lo sguardo perso nel vuoto a riflettere sulle sue parole.

Mi chiedevo se avesse ragione,se la mia piccolina non odiasse questo,ma se in qualche modo ne facesse parte. Chiusi gli occhi per un momento,immaginando per l'ennesima volte le mani di quel ragazzo sul suo corpo e strinsi il pugno tanto forte da sentire le unghie affondare nella carne.

PSYCHODove le storie prendono vita. Scoprilo ora