One Year

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Era un anno.

Era passato un intero anno.

Un anno da un passato inevitabilmente indimenticabile.

Un anno intero all'oscuro di un mondo e di una vita passata nell'angolo più buio di una casa tetra e spettrale che agli occhi della gente pareva un castello principesco.

Un anno intero passato tra sensi di colpa e depressione vomitati tra videogiochi sanguinolenti e stupidi manga da pezzenti senza vita, proprio come lui.

Un anno intero.

Quante cose possono succedere in un anno? Bhe, ci si puo innamorare, si possono mangiare le cose tipiche di ogni stagione, si può andare a vedere un nuovo film, su puo vedere in tv la premiazione degli oscar, si puo ciondolare in mutande per quella triste cittadina della Florida indossando un casco di banane.

E invece cosa era successo a lui?

Niente.

Incredibile no? Lui non si trovava nell'oblio, lui era l'oblio e non aveva la più pallida idea di come uscirne fuori. Voleva solo morirci dentro.

Come fosse l'anima di una povera vergine che vuole solo donare il suo corpo a colui che la renderà ufficialmente matura, a tutti gli effetti.

Effettivamente, nessuno sapeva veramente cosa era successo a quel ragazzo.

In città giravano voci su un probabile stupro o cose simili ma nessuno sapeva la verità.

È vero, lui aveva sofferto parecchio per la morte del fratello l'anno prima ma il dramma era successo precedentemente.

E nessuno sapeva cosa potesse averlo indotto a questo.

Barricato in casa come un emarginato.

Era esiliato dal mondo e detta tra noi, non gli dispiaceva più di tanto, solo che anche lui voleva poter mangiare una normale pizza con gli amici in un normale ristorante.

Ma non poteva.

C'era qualcosa che lo frenava in quella casa.

Ed era il motivo per cui probabilmente i suoi genitori lo avevamo abbandonato alla sua triste vita di merda dove neanche poteva concedersi una banale normalità adolescenziale.

Si stava distruggendo.

Era come una di quelle torri di lego giganti.

La monti, ma poi è capace di crollare da sola.

Perde l'equilibrio.

E il suo era tutto un equilibrio sopra la follia.

Aveva cominciato a chiudersi in casa circa quattro anni prima, anche se non era agli stessi livelli di adesso.

Ogni tanto usciva, faceva qualcosa con gli amici ma non era cosi preoccupante.

Aveva smesso di andare a scuola verso il secondo anno di "Barricamento acuto" come lo chiamavo i suoi ma almeno a fargli compagnia c'era suo fratello che usciva da scuola a mezzo giorno e tornava a casa per stare con lui.

Ma poi ovviamente l'equilibrio cessó, la torre crolló.

Josh si ritrovó solo, senza genitori, senza fratello maggiore, senza nessuno.

Lui e i suoi rompicazzi di videogiochi.

Lui in quell'ammasso di cemento indistruttibile.

Una merda.

Probabilmente odiava se stesso proprio perchè aveva scelto lui di distruggersi, tant'è che, nonostante odiasse l'autolesionismo, aveva trovato un tale sollievo nel conficcarsi quella mini lametta tra i polsi che quasi non riusciva a farne a meno.

Era arrivato a tagliarsi i polsi ogni mattina appena sveglio, dopo pranzo, dopo cena, senza più un motivo apparente.

Ormai era quello il suo equlibrio: farsi del male, odiarsi, farsi del male e avanti cosi per il resto di suoi giorni.

Non aveva mai tentato il suicidio ma

Ogni tanto la voglia di sporgersi un po di più verso la balaustra del suo balcone al piano di sopra, si faceva allettante.

Probabilmente non sorrideva più da circa tre anni a questa parte, ma chi l'avrebbe mai detto che la sua insana e perversa mente basata su un equlibrio tecnicamente instabile e sporto verso la follia, lo avrebbe portato a domandarsi "Ma se metto fuori il piede da questa porta del cazzo, che male mi potrà accadere?".

E in effetti, fu questa domanda a cambiare le cose...

La vita ha i capelli bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora