-Vedi Josh, so che sarà difficile per te capirlo ma sappi che è solo per il tuo bene. Se andrai in questa struttura, non avrai più problemi e potrai stare tranquillo per sempre. Capisci che grazie a questo starai bene?- chiese il dottore come se stesse parlando ad un bambino autistico.
Cosa avrebbe dovuto rispondere Josh? 'L'unica cosa che capisco è che tu stai peggio di me' oppure avrebbe dovuto annuire?
Guardava il vuoto di fronte a se e continuava a domandarsi dove fosse Galy. Un giorno sarebbero potuti stare insieme senza alcun problema? Sarebbe mai accaduto? Qualcuno, se Gesù Cristo o il destino, avrebbe mai donato loro la felicità?
-Mi stai ascoltando?- chiese di nuovo il medico.
-Fate come cazzo vi pare.- rispose Josh immerso nei suoi pensieri. -Sempre una rottura di coglioni è- continuó guardandolo negli occhi.
Il dottore sorrise rammaricato poggiando una mano sulla spalla della ragazzo.
-Andrà bene, vedrai- disse infine andandosene.
Josh osservó il passo lento dell'uomo che abbandonava la sua stanza.
-Cazzone- commentó scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
Cercó disperatamente il suo telefono nonostante il gran mal di testa che provava, probabilmente il suo suicidio non era perfetto perchè a) Non era morto b) Aveva una pistola in mano ma si era 'ucciso' con le lamette che c) neanche tagliavano.
Bhe, non era un suicidio d'esempio.
Ma quale lo è? Togliersi la vita per amore è degno anche solo del Purgatorio? Lui pensava di no, ma preferiva mille volte l'inferno se Galy era con lui. Preferiva mille volte morire e andare a leccare il culo a Lucifero che vivere senza quella ragazza.
Il pensiero dei loro corpi che strusciavano all'unisono, il sapore della sua pelle sulla propria. I suoi capelli blu lungo la sua spalla. Il semplice pensiero del suo essere, composto da gambe braccia occhi e mani, lo faceva morire d'infarto. Come se stesse cadendo piano piano da un burrone.
Silenziosamente cominció a piangere.
Voleva una cosa dalla sua vita: Galy. Oppure la morte ma solo se con lui ci fosse stata anche lei.
Abbassó la testa sul cuscino cominciando a pensare ad un nuovo efficace e memorabile metodo per suicidarsi.***
-Hei, perchè non vai a trovarlo?-
-Tu andresti mai in mezzo alle fiamme di un incendio di tua spontanea volontà?- rispose ironica Galy all'infermiere.
Lui sorrise anche se si sentiva leggermente ferito.
-Galy non puoi combattere tutto da sola...-
-Cosa intendi?-
-So che non prendi le pillole, che ti rifiuti di mangiare i pasti che ti proponiamo, che non vuoi una compagna di stanza... Non vuoi tornare alla tua vita normale? Al tuo negozio di dischi, a casa tua, da tua nonna... Non rivuoi la normalità?-
-Tu non sai un cazzo di me.-
-Invece si Galy, io so tutto di te. Ogni cosa.-
Galy si alzó in piedi per torreggiare su di lui.
-Senti maledetto zuccone, non ti conviene approfittare di me quando sono apparentemente debole perchè sono pronta in qualsiasi momento a darti un calcio nei coglioni!- disse la ragazza con mani e voci tremanti mentre cercava un accendino nella sua borsa.
-Galadriel siediti- disse lui alzandosi
-NO!- urló Galy che cominció a correre.
Lui non la inseguì, la lasció fare, come si fa con i bambini capricciosi.***
Galy si era accorta che l'infermiere non l'aveva seguita ma lei continuó lo stesso a correre.
Raggiunse una grande porta finestra e accese la sua sigaretta cominciando ad aspirare lentamente.
-Voglio una pausa. Una sola pausa da tutto questo. Un coma, qualsiasi cosa ma voglio finirla, anche solo per qualche ora... È troppo dura.- disse con lo sguardo basso, rivolto per metà alle scarpe e un pó verso l'orizzonte.
-Io non so se esiste qualcosa oltre questo. Non so se il sole brillerà per sempre ma so una cosa, l'unica. Io moriró. So che moriró. A questo punto tanto vale morire felice. È questo lo scopo di tutto giusto? Morire felici. Ma allora perchè tu, qualsiasi cosa tu sia, perchè mi fai star male così. Ma cosa cazzo ti ho fatto? Io, io una ragazza dai capelli blu, mi merito tutto questo dolore? Non posso meritarmi una vita diversa, bella, non normale ma bella, una vita... C'è... Una vita dai capelli blu. Perchè io non posso?-
Parlava alle nuvole, leggere come il suo corpo ma pesanti come la sua anima di piombo. Chissà, magari qualcuno la stava ascoltando, magari avevano tolto i tappi dalle orecchie e stava per succedere qualcosa di bello o magari, niente. Sarebbe rimasto tutto come prima. Magari a nessuno fregava un cazzo di Galy e dei suoi capelli blu. Magari la vita dai capelli blu non esisteva.***
Stava percorrendo il corridoio bianco e puzzolente quando una camera ,di sua conoscenza,attiró la sua attenzione.
Non si preoccupó di bussare, entró e basta.
-Hei- disse scuotendo i suoi corti capelli blu.
-Galadriel- rispose Josh assonnato.
-Fa strano...-
-Che cosa?- chiese Josh.
-Sentirmi chiamare da te Gladriel... Non lo fai mai-
-Già. Prima non sapevo nemmeno chi fosse Galadriel, conoscevo solo la mia Galy. Adesso invece non conosco nessuna delle due. Sono così confuso...-
-Josh io devo dirti una cosa...-
-Galy non voglio sentire cosa hai da dire, non mi importa.-
-No Josh tu devi ascoltarmi!- sbroccó Galy.
-Josh, io non lo so se ti ho amato o ti amo ancora. Non so un cazzo. L'unica cosa che veramente credo di sapere è che la Galy con i capelli blu non esiste, e non è mai esistita. Perció tu non mi ami e non mi hai amato mai. Perchè non si puo amare il 'sogno di una mente oziosa.'-
-Ti ricordi Let me In?-
-Si ovvio.-
-Amami come hai amato quella canzone quel giorno a casa mia, mentre la ballavi nel mio salotto con quel sorriso smagliante che io tanto amo.- nel frattempo Josh si era messo seduto a gambe incrociate. I suoi capelli neri erano disordinati ma i suoi occhi trasmettevano una sicurezza. Erano di un argento vivo, spaventoso, un fuoco grigio che ardeva nei suoi occhi. Galy ne era ipnotizzata. Talmente tanto che lo bació con foga, facendo incontrare le loro lingue ballerine.
Quanto si cercavano. Quanto si pretendevano. Quei due ragazzi avevano paura dell'amore stesso ma come ogni persona al mondo volevano ridere in faccia al loro terrore. Volevano ottenere ció che non potevano avere, anche se probabilmente ció li avrebbe uccisi, torturati, straziati. Erano ubriachi di passione, poesia e musica. Ed era questo che faceva di loro un unico e incontrastabile 'noi'. Era questo che li faceva umani, li costruiva pezzo dopo pezzo, dito dopo dito e alla fine fuori usciva questa meravigliosa creazione che era il loro piccolo essere sulla terra. Erano inutili al mondo ma probabilmente si salvavano l'un l'altro. Oppure si stavano uccidendo, non lo sapevano.
Loro erano due piccoli e fuggitivi segni tracciati dall'universo, segni a matita che piano piano venivano cancellati.
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La vita ha i capelli blu
Novela JuvenilLa vita è noiosa. Un vento lento che ti trapassa i capelli dandoti fastidio. Ti spettina, ti sporca, non porta mai nulla di buono. È tristemente dolorosamente noiosa. Era questo che pensava quel triste adolescente della Florida all'età di 20 anni...