Yellow-Coldplay
Normalità.
Non lusso, non vestiti appariscenti e volgari né milioni di followers sui social.
Per me, tutto quello che una persona dovrebbe desiderare é essere amata, svegliarsi la mattina con l'odore del caffè sul fuoco, é sentire il calore del sole sulla faccia o il vento tra i capelli. Ancora meglio essere abbracciati.
Ma secondo voi anche i cantanti, gli attori e tutti quelli famosi si stufano di sentirsi dire sempre le solite frasi dalle sgallettate di turno? Oppure vorrebbero solo che qualcuno gli chiedesse cose normali del tipo "come stai?". Bo, mistero.
Giorni fa ho conosciuto un ragazzo. O meglio conoscerlo é una parola grossa. Comunque l'ho visto, era bello, capelli lunghi ma non troppo, lineamenti decisi e occhi scuri.
Aveva lo smalto nero sulle unghie e dei cerchietti alle orecchie.
Passa spesso davanti al negozio in cui lavoro e la prima cosa che ho pensato è stata "mamma mia quanto se la tira questo" (oltre ovviamente ai vari apprezzamenti fisici). Però ho notato subito un qualcosa che non so spiegare, una luce diversa, un atteggiamento da leader e ho pensato che quel ragazzo un giorno avrebbe fatto carriera. Ma non so di preciso perché, il mio lavoro mi porta a guardare la gente che passa e che si ferma davanti alla vetrina appena lucidata in cerca dell'ultimo singolo del loro cantante preferito, o del libro del momento.
Mentre sto riordinando uno scaffale con i nuovi arrivi ecco che arriva la mia collega Elena a distogliermi dai pensieri.
"Ire hai fatto pausa oggi? È da tutta la mattina che ti vedo alle prese con gli scatoloni! Sicura che stai bene?" mi chiede preoccupata.
"Ma certo Ele, é solo che non riesco a fare ordine in mezzo a questo caos! La gente non sa cosa sia il rispetto per chi lavora nei negozi, prende le cose e poi le butta nel primo spazio libero che trovano" rispondo. Lei scoppia in una risata sonora e se ne va.
Arriva ora di pranzo e quindi di chiusura. Di solito io ed Elena ci fermiamo a pranzare in un ristorantino sempre pieno di gente, uno di quelli che mangi bene e spendi poco. Siamo anche diventate amiche del proprietario Franco, che ci lascia sempre un tavolo riservato vicino ad una vetrata che inonda di luce il locale.
Quel giorno però Elena aveva un appuntamento con un agente immobiliare per la ricerca della sua nuova casa, ed io invece mi sono ritrovata a pranzare sola da Franco. Il mio piatto preferito? La carbonara, e qui a Roma la fanno da Dio. Non c'è bisogno di dirlo.
Il mio amico mi mette davanti questo piatto fumante e mentre prendo le posate ecco che rivedo lui. Quel ragazzo. È in compagnia di alcuni amici e ridono, fanno casino, si danno pacche scherzoso sulla schiena. Lui ha uno stile un po' particolare, diverso dagli altri, diverso dal solito jeans e maglietta. Uno di quelli che vogliono farsi ricordare per forza. Ma anche i ragazzi ormai indossano gli stivaletti? Mi sa di aver bisogno di un corso di aggiornamento in materia.
Allora questi si spostano e piano piano si ritrovano al bancone accanto a me, che nel frattempo mi ero alzata per pagare. Inavvertitamente lui fa cadere il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans e, dato che nessuno se ne era accorto, lo raccolgo. Abbasso lo sguardo e quando lo sollevo mi trovo gli occhi puntati di questo ragazzo che mi sorride. Rimango imbambolata e imbarazzata allo stesso tempo, senza sapere che fare.
"Grazie, dove l hai trovato?" mi dice.
"Ho visto che era per terra, probabilmente ti sarà caduto dai pantaloni" rispondo io nel totale imbarazzo.
"Che sbadato, grazie mille!" E se ne va continuando a ridere con i suoi amici. Per terra era rimasto un biglietto da visita con su scritto il nome di un locale non molto lontano da qui, lo leggo e lo infilo nella tasca della giacca. Chissà, forse è davvero un artista.
~
Elena ha trovato una nuova casa e ha deciso che domani sera vuole festeggiare. Il mio entusiasmo non è alle stelle, domani lavoro in negozio fino a sera ed in più ho da studiare per il prossimo esame. La bellezza di essere studente universitaria e dipendente allo stesso tempo.
È una mattina di sole e nuvole, io sono al computer ad inserire alcuni ordini. Non sarà una giornata facile dato che verrà il capo e come tutti i titolari non é meno esigente degli altri. Vorrei solo che fossimo già a domani.
Mentre faccio il conto ad una cliente mi chiama Elena.
"Bella gioia! Sei a lavoro?" dice rompendomi un timpano.
"Ovvio Ele, dove vuoi che stia!"
"È già arrivato il boss?"
"No, mi vuoi morta già da ora?"
"Ti ho chiamato per dirti che stasera al Ground c'è una serata, sai musica, aperitivo eccetera..andiamo?"
"No Ele stasera passo, ho da studiare! Già domani mi hai prenotato per il tuo party a casa nuova!"
"Daaai ho bisogno di una serata tra donne, poi c'e un nuovo gruppo che suona dai su!"
"Ci vai tu a fare l'esame al posto mio settimana prossima?" "Mmmh no! Però se non lo passi pago pegno!"
"Dai ok vengo! Ma solo perchè non sopporto la tua insistenza!" concludo scherzosa.
"Grande! Passo alle 20.30,ciao baby!" e riattacca.
Superata la dura giornata di oggi, l'ultima cosa che farei è uscire. Vorrei solo mettermi il pigiama con gli unicorni e partire per sonni tranquilli. E invece no.Il clacson suona e quella pazza di Elena é già giù ad aspettarmi.
C'è da fare una premessa. Elena è una tipa un po', come dire, esuberante. La tipa da calze a rete, cose random leopardate, per intenderci. Ed anche stasera non mi delude col suo outfit, completamente diverso dal mio. Io sono quella che si descrive comunemente 'ragazza acqua e sapone',molte volte detta anche scappata di casa.
Dopo un mancato tamponamento e varie imprecazioni arriviamo al locale. C'è già un po' di gente, nell'aria odore di alcol e patatine, cocktail e freddo che esce dalle nostre bocche di novembre.
La prima cosa che sento dopo aver preso il nostro bel bicchiere di plastica pieno di liquido azzurro é l'accordo di una chitarra. Ho un flashback: il bigliettino famoso di quel ragazzo. Vuoi vedere che era questo il locale? Appena sposto lo sguardo lo vedo, é lì con la band che prende accordi sulla scaletta da fare. Che coincidenza.
"Hai visto? Quello è il gruppo che ti dicevo, dicono che sono forti" mi dice Elena impaziente.
Improvvisamente il ragazzo, che scopro essere il cantante, alza lo sguardo e incrocia il mio. Sembra riconoscermi dal momento che si sofferma per qualche secondo su di me, facendomi sentire per l'ennesima volta a disagio.
Non contento si avvicina sorridendo e mi saluta.
"Ciao! Ti ho riconosciuta, sei la ragazza del portafogli!"
"Ehm..si, ciao! Non sapevo che suonassi!" Che sto dicendo?
"Si quello è il mio gruppo, io mi chiamo Damiano tu invece?" "Irene, piacere di conoscerti"
"Bel nome, il piacere è mio.. Adesso scappo che tra poco iniziamo, ma se resti fino alla fine del concerto ti offro qualcosa ok?".
Il mio cervello ormai sta valutando se ho fatto la classica figura di merda oppure se ho sfoderato un espressione più o meno intelligente. Nel frattempo Elena mi guarda stupita e mi dice "Ire ma da quando non ti vedevo così?" mi dice ridendo.
"Così come?"
"Con gli occhi a cuore! Ma che é sta storia del portafogli?" "Ma niente, gli era caduto e gliel'ho raccolto.. E poi basta guardarmi così, non cominciare!"
"Ho capito, lui ti piace!"
"Non hai capito un tubo invece, neanche lo conosco! Non eri venuta qui per il concerto?"
~Era come lo immaginavo. O meglio come la sensazione che mi aveva trasmesso la prima volta che l'ho visto. Sicuramente sfrontato, di talento indubbio ma in realtà un po' timido e dimostrava molto più dell'età che aveva. La sua musica parlava per lui:forza, dolcezza, dolore e rabbia tutte insieme.
A fine concerto Elena si era ormai imboscata con un tizio conosciuto al bar, mentre Damiano mi parlava e sembrava che il tempo si fosse fermato, quando in realtà era passata solo mezz'ora. Aveva 19 anni ed il suo sogno era quello di fare musica insieme ai suoi 3 amici, di calcare un palco e poi altri 100,con la gente che urla il tuo nome e le canzoni che restano per sempre. Dopo aver parlato delle nostre vite ed esserci bevuti qualche birra ci salutiamo, promettendoci di vederci di nuovo così per caso, come quel giorno del biglietto.
Recuperata Elena mi faccio accompagnare a casa, mentre cantiamo in macchina e ridiamo come due pazze dopo aver passato una bellissima serata.
Apro il portone e poggio le chiavi all'ingresso, mi butto sul divano e prima di mettermi a letto accendo un po' la tv. Ripenso a quello che ho vissuto stasera ed a quegli occhi così intensi, a quel sorriso bellissimo.
Chissà se ci rincontreremo bel Damiano, chissà.
Ma il pigiama con gli unicorni mi reclama, per cui spengo tutto e mi addormento.
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Mai come ieri - 30 canzoni in una storia
FanfictionIrene si divide tra studio e lavoro a Roma, città in cui si é rifugiata per scrollarsi di dosso il peso di una famiglia disastrata. Damiano, frontman di talento alla ricerca del successo, passa spesso davanti al negozio dove lei lavora. Un incontro...