Ipernova-Mr rain
Il mattino dopo apro gli occhi e l'unica cosa che sento è un male terribile alla schiena. No, questo non è decisamente il mio letto. Mi guardo intorno e realizzo, ho dormito nella sala prove di Damiano, su un materasso buttato per terra.
Ma lui non c'è e già mi vengono mille pensieri della serie:mi ha sedotta ed abbandonata. Solo con un bacio.
È successo solo che, dopo quell'attimo, ci siamo seduti a parlare fino ad addormentarci.
Devo però distogliere la mia attenzione da tutto questo perché devo andare a lavoro e ci vuole un vero e proprio restauro per essere presentabile. Non c'è neanche un biglietto, un messaggio sul cellulare, niente.
Esco dal portone e mi chiama Elena.
"Dove sei? Colazione insieme prima di andare a faticare?" mi chiede tutta pimpante.
Che sollievo. "Si, ti prego! Ci vediamo davanti al bar".
Faccio qualche passo a piedi e dopo poco la vedo, con il suo solito look sobrio di prima mattina.
"Ok, adesso mi dici che hai fatto. Punto primo da dove stai venendo? Quella non è la solita strada che percorri per venire qui.. Punto due sai che sono brava a capire se c'è qualcosa che non va, e tu hai di sicuro qualcosa che non va!" esordisce.
"È arrivata Sherlock Holmes! Ieri sera, dopo la cena che mi avete organizzato, Damiano mi ha portata nella loro sala prove.."
"E..?" dice speranzosa lei.
"Mi ha baciato"
"Daiii, ci avrei scommesso! Ma non ancora riesco a capire il perché di quella faccia"
"È che stamattina al risveglio lui non era lì, la cosa strana è che non mi ha lasciato neanche un biglietto per avvisare, che ne so.."
"Ma dai, avrà avuto da fare, non ti allarmare!" cerca di rassicurarmi lei.
"Sarà..in fondo non siamo una coppia, può fare quel che vuole".
Non ci credevo neanche io a quelle parole.
La mattinata passa e io non so ancora niente. Poi arriva il pomeriggio, la sera e così per una settimana. Va bene, mi sono fatta troppi castelli in aria, mi ha dimenticato.
È che ho l'innamoramento facile, mannaggia a me. Anche se di lui si sarebbero innamorate tutte in meno di 5 minuti.
Finché un giorno incontro un suo amico, non so come si chiami, lo riconosco perché l'avevo visto un paio di volte insieme a lui. Mi saluta e mi dice "Ciao! Come va?"
"Bene grazie, a te?" rispondo cercando di ricordare il suo nome.
"Benone, hai visto il gruppo che successo sta avendo?". Rimango un po' stupita a sentire quelle parole.
"Non saprei, é da un po' che non sento Damiano" dico guardando per terra.
"Ma come non lo sai? Sono a Milano, li hanno chiamati all'improvviso, sono dovuti partire subito".
Adesso è tutto chiaro. Ma non riesco ancora a capire perché sono stata lasciata così, senza avviso. Non mi sembrava di aver fatto una cattiva impressione, giuro di aver capito almeno un po' il carattere di Damiano e non credevo fosse capace di andarsene senza dire niente. Per quanto avessi passato solo qualche momento con lui, ci rimasi comunque male nell'essere stata trattata così.
Cerco di fare finta di niente, ma più passa il tempo e più nella mia testa c'è solo questo. Non sono concentrata, non riesco a svolgere i miei compiti quotidiani e monotoni.
L'ho accompagnato a fare shopping ed ora neanche un messaggio ho ricevuto. Mah, ok.Dopo due settimane sono a casa, ho il giorno di riposo e non ho voglia di uscire. Il frigo piange ma non mi interessa, vorrei piangere anche io. Dato che non voglio stare in casa senza far niente, prendo i libri ed inizio a studiare. Ma suonano alla porta. Giuro che se sono quelli che portano i volantini o che rompono le scatole li mando a quel paese.
Apro la porta ed ecco il mio angelo. Si, proprio lui, con una t shirt bianca ed una giacca nera sopra. Mi guarda un po' dispiaciuto, mentre a me é già passato tutto. Avrei dato qualsiasi cosa pur di rivederlo, anche solo per un secondo.
"Ciao" mi dice, ed io vorrei solo abbracciarlo. Ma mi blocco.
"Ciao" rispondo "vuoi entrare?"
Con un cenno della testa entra e non mi toglie gli occhi di dosso, tanto da farmi sentire a disagio. Poi si siede e inizia a dire "Scusa se sono sparito, sono stato un coglione e lo so. Sono dovuto scappare quella mattina stessa, siamo partiti.."
"Avresti semplicemente potuto dirmelo, con un messaggio o non so..solo avvisarmi ed era tutto a posto"
"Lo so, credo di essere stato preso dall'entusiasmo del momento e non ho pensato ad altro. Lo so che non ci sono scuse, non mi comporto così con la ragazza che mi piace".
E così, io sono la ragazza che gli piace. Ma bene anzi, alla grande.
"Ok va tutto bene, adesso ci siamo chiariti però non lo fare mai più."
Mi abbraccia velocemente e scappa via.
C'è qualcosa in lui che non mi convince, é strano. Sembra che non sia la stessa persona di quella sera e non credo sia solo un impressione.
Avrei voluto passare la serata con lui, avrei voluto che mi raccontasse quello che era successo, com'era andata. Di solito con "la ragazza che ti piace" funziona così. O no?
Ma forse sono solo una delle tante, in fondo dire "mi piaci" non è come "ti amo" , non è desiderare una persona fino a morire, non è sentire la sua mancanza quando non c'è. Tutto nella vita ci piace, ma non vuol dire che lo amiamo e che non possiamo farne a meno. È così, piacere non é amare.
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Mai come ieri - 30 canzoni in una storia
FanfictionIrene si divide tra studio e lavoro a Roma, città in cui si é rifugiata per scrollarsi di dosso il peso di una famiglia disastrata. Damiano, frontman di talento alla ricerca del successo, passa spesso davanti al negozio dove lei lavora. Un incontro...