°Capitolo 23•

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°Uccidiamolo•

Inginocchiato sul pavimento della stanza, stavo a curare le ferite di quel ragazzo, il quale, con occhi chiusi, non accennava ad un movimento.
"Mi dispiace, mi dispiace tanto" singhiozzai, portando tra i capelli le mani e li tiravo leggermente. Il sangue si era seccato, sia sul corpo del ragazzo, sia sulle mie mani, mentre panni e tovaglie erano complici di tutti il male... là buttate sul pavimento. Sentivo l'aria mancare, mentre iniziai a tremare e dondolarmi con il sedere.
Chiusi gli occhi, perché ormai lo sapevo gestire, i miei problemi, ci avevo fatto l'abitudine: respirare, contare fino a dieci, e ricominciare da capo quando la prima volta non funzionava.
Restai in quello stato per almeno una mezz'oretta, il tempo di calmarmi e sistemare le ultime bende al ragazzo, che, se proprio dobbiamo dirlo, non era messo troppo male.
Aveva parecchi lividi, che avrebbero fatto male, qualche taglio, ma la cosa che mi faceva un po' rabbrividire era il braccio. L'osso del gomito era uscito fuori, per questo avevo disinfettato e aggiunto un legno come sostenimento: non sapevo quanto esso potesse essere utile, ma non mi ero arreso.
Quando la porta si aprì, la figura di Jungkook, diversamente dalle altre volte, mi fece venire i brividi dal terrore.
"Ciao" disse lui, guardando ovunque tranne la mia faccia, perché lui lo sapeva, lo stronzo, cosa avesse sbagliato. Lo ignorai, finché non mi si sedette vicino.
"Come sta?" chiese sottovoce, portando la testa tra le sue ginocchia.
"Non bene. Ha un osso completamente fuori dalla struttura, e presenta tanti lividi e tagli, non accenna a muoversi da almeno due ore" risposi atono, prima di portare lo sguardo su Jungkook.
"Perché l'avete fatto? Perché l'hai fatto?" chiesi con voce rotta, che subito mascherai con un colpo di tosse, se c'era qualcuno che doveva cadere quello era sicuramente Jungkook.
Siamo bravi a fingere, a nascondere mille lacrime sotto un bel sorriso, quello che la gente vuole vedere. Se non siete bravi voi, lo sono io.
"Stai scaricando la colpa su di me, quando Jimin mi ha chiesto di farlo! Dov'eri tu, eh? Tu- potevi salvarlo" mi gridò in faccia. Chiusi gli occhi, cosa potevo fare? Dirgli che si sbagliava? Che ero uscito per mantenerli vivi? Perché era questo il punto, nessuno mi obbligava a farlo.
"Potevi salvarlo" le sue parole mi girarono in testa, così a lungo che alla fine le gettai fuori, vomitando liquidi biancastri a macchie gialle. Il moro si allarmò, tirandosi su velocemente, avanzando verso di me per cacciare i capelli dal viso, accarezzandolo poi con calma.
"Mio fratello è morto" sussurrai con le lacrime agli occhi, il respiro accelerato e nelle orecchie un ronzio insopportabile "lavoravo nell'ospedale in quel periodo, avevo da poco avuto la promozione come capo corsia, come medico. Quel giorno, mio fratello stava facendo un giro su quella cazzo di moto, che avevo sempre odiato, quando un tir l'ha preso di fianco. Ha fatto un volo di 10 metri, la moto gli è atterrata sopra. Ha avuto un trauma cranico, quando l'ambulanza è arrivata sul posto, a me non hanno detto niente. Avevo fatto ritardo quel giorno. Quando è stato fatto entrare in sala operatoria, Minho, il mio braccio destro disse che il paziente aveva un mezzo di vetro troppo vicino al cuore".
Jungkook non mi guardava più, non mi accarezzava più, semplicemente guardava davanti a sé, forse capendo un po' il tutto, ora.
"Chiesi il nome del paziente. 'Kim Doyong' disse, e all'improvviso mi cadde il mondo addosso, così come le forbici, i bisturi, tutto a terra. Non avevo più un fratello, Jungkook, per colpa mia, perché non sono stato puntuale a lavoro. Non tentai neanche di salvarlo, semplicemente uscì dalla sala operatoria e mi licenziai" il mio corpo immobile, non sentivo niente, né freddo né caldo. Era come se fossi scomparso per parecchi minuti, rivivevo quei momenti ma stavolta non c'erano lacrime, non c'erano crisi, non c'erano loro.
Ero solo io, a crogiolarmi nel nulla, sostanzialmente, della disperazione.
"Mi dispiace, Taehyung per avergli fatto del male. Ma lui è cattivo. I-o non ho visto più la realtà, Tae. Devi credermi" pianse lui, poggiando il capo sulla mia spalla. Voleva essere salvato da un ragazzo mezzo rotto.
Il problema era quello, che Jimin aveva usato Jungkook, ed io stavo usando il ragazzo per estinguere la mia colpa nei confronti di mio fratello.
"Vai, Jungkook. Non sono arrabbiato, ho solo bisogno di riposare. Arriverò in tempo per la riunione"

Ero tranquillo, mi sentivo leggero, non avevo paura del mio passato, ero deluso, certo, ma non ero spaventato. Sedevo per terra, guardando la figura del ragazzo che Jungkook aveva definito cattivo, ragionando su cosa avesse fatto di così male da poter spaventare il mio Kook. Mi mancava, Jungkook, intendo. Mi mancava sentirlo proprio vicino, come ai vecchi tempi, quando faceva sempre allusioni, quando eravamo due a sostenerci a vicenda.
Lasciai la stanza, prendendo respiri profondi, prima di aprire la porta di quella che sembrava la prima assemblea del nostro gruppo.
Tutti erano già seduti a cerchio, Yoongi e Jimin a sinistra, Namjoon e Jin a destra, Jungkook sedeva a gambe incrociate sul tavolo. E poi vi erano due posti liberi, uno per me e l'altro restava vuoto.
"Ho già detto loro come sta" mi anticipò Jungkook, guardandomi con quegli occhi lucidi e consapevoli di tutto quello che ora stava dietro. Battei con una mano sulla sedia accanto alla mie e, il moro, non se lo fece ripetere prima di sedersi vicino a me: gli presi la mano sotto il tavolo e la unii alla mia, per potermi aggrappare a qualcuno che non fosse me stesso.
"Quel ragazzo non può stare con noi" iniziò Jimin, interrompendo il silenzio che si era creato. Alzai la testa e assottigliai gli occhi.
"Perché? Con te abbiamo fatto una sorta di votazione per farti entrare nel gruppo?" chiesi con disprezzo, facendo diventare gli occhi di Jimin un cielo pronto ad esplodere.
"SONO IL TUO MIGLIORE AMICO" urlò alzandosi, fermato però da Yoongi, che lo tenne fermo.
"Il mio migliore amico non era così, ci pensava due volte prima di uccidere una persona" dissi, stringendo la mano di Kook, che mi guardava in silenzio.
"Hai presente l' e-mail della NASA, Tae? Bene, l'ha scritta lui, lui è Hoseok. Ha fatto scoppiare questo cazzo di virus" sganciò la bomba, che esplose in un silenzio strozzato. Guardavo i volti dei miei compagni, distrutti, che non riuscivano a guardarmi negli occhi.
"Quindi siete tutti d'accordo? Lo volete veramente uccidere?" la mia voce strozzata si interruppe e, per la seconda volta, mi sentii un mostro.
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-Lougtout

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