°Capitolo 20•

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°L'angelo•

E che mi sentivo quasi intrappolato in un mondo che, se proprio devo dirla tutta, lo sentivo mio. Non fraintendetemi, non era il periodo più bello e glorioso per il nostro mondo, ma nonostante tutto...sto cazzo, la febbre mi giocava brutti scherzi.
Vedevo le immagini sfocate, e probabilmente mi immaginai soltanto di vedere Jin tenersi stretto il braccio grondante di sangue, così come mi immaginai Yoongi urlare bestemmie e metteva sotto le ruote decine di zombie.
Poggiai la testa sui cuscinetti del furgone, facendo respiri profondi, sentivo come se tutto ciò che avessi mangiato (che infondo era brodo) risalire per tutto il mio stomaco e fermarsi proprio sulla lingue, per poi riscendere nei meandri più scuri del nostro corpo.
Mi veniva da vomitare, ma poi mi dissi che non voleva proprio un'altra rottura di coglioni quel giorno, perciò continuai a respirare, chiudendo gli occhi e immaginando che, se veramente quel Hoseok non avesse trovato una cura per tutta questa merda, non c'era speranza né di vita né di morte.
Aprii gli occhi con fatica, e, nonostante le figura un po' sgranate, sentivo come se, dopo quel piccolo mio momento, le mie forze era al minimo...ma erano comunque forze.
"Quanto ci vuole? Sta sanguinando troppo" asserì Namjoon, premendo quella che sembrava uno straccio della sua maglietta sul braccio di Jin, che con occhi chiusi serrava i denti tanto da far spuntare le vene sul collo.
"Ci siamo quasi, se solo non ci fossero tutti questi zombie" rispose nervoso Yoongi, guardandomi di sfuggita prima di lanciarmi una bottiglia d'acqua.
"Jungkook?" chiesi, aprendo la bottiglia e strappando un pezzo della mia maglia che, tra tutte, sembrava quella più pulita. La bagnai e passai al viola.
"Dietro, è riuscito ad entrare in un momento calmo. Ha detto di tenerti buono buono qua-" non lasciai finire il blu che allungai gentilmente la maglia verso Namjoon.
"Pulisci la ferita con questa, movimenti circolari e senza fretta, torno subito" dissi, prima di scavalcare letteralmente quel buco che mi trovavo sopra la testa e arrivare così dietro le quinte del furgone.
Mi catapultai tra le braccia del moro, accarezzando i suoi capelli e stringendolo a me. Era caldo, sporco, i capelli appiccicati alla fronte, il fiatone e le mani tremavano leggermente.
"Tae" sussurrò, quando baciai con dolcezza quelle labbra screpolate, che mille volte avrei voluto assaggiare, siano state anche spighe velenose.
"Stai bene? Hai male da qualche parte?" chiesi velocemente, stringendo le sue guance e tirandolo verso di me per poterlo guardare negli occhi.
"La gamba, solo un po'. Ho bisogno solo di riposare" rispose stanco, spostando poi i capelli all'indietro. 
"Perché devi essere maledettamente così sexy?" sussurrai tra me e me, prima di allungare una mano e prendergli il coltello che portava sempre con sé.
"Riposati, ritorno subito" lasciai un dolce bacio sulla sua fronte per poi scavalcare il buco.
Il furgone andava veloce, e gli zombie in mezzo la strada stavano diventando mano a mano meno numerosi, e ciò era una buona notizia: probabilmente la maggior parte dei mostri si erano gettati verso la nostra ex-base.
"Okay, Jin, ora farà tutto il triplo del male che stai provando. Prova a pensare a qualcosa di bello o guarda qualcosa che ti distragga" dissi, togliendo le mani di Namjoon dalla ferita.
Era abbastanza lunga, e andava a colpire la zona tra il pollice e l'indice, nella quale vi era ficcato un legnetto di diametro circa 2 centimetri.
"Come fai a ferirti sempre?" chiesi e, guardai Namjoon affinché lo distrasse.
"Sai Jin, quando ero piccolo caddi dalla bici, mi sbucciai un ginocchio e credevo di essere morto. I miei mi guardavano e ridevano, per poi sdrammatizzare il tutto con un cerotto di Superman" iniziò a parlare il viola, al ché inserii la punta del coltello tra le pieghe della ferita. Il corpo di Jin si irrigidì, e dagli occhi iniziarono a sgorgare le prime lacrime.
"I miei me lo rinfacciarono sempre, perché non ero proprio piccolo, avevo circa 11 anni. Ero così sbadato, mi dicevano. Mia mamma mi disse che con le lacrime tutti apparivano più brutti" affondai ancora di più la lama e Namjoon respirava profondamente "eppure, ora che ti guardo, ti vedo bello come il solito".
Avevo estratti il legnetto, bagnato dal sangue e, con un po' di imbarazzo lasciai a Namjoon il compito di tenere stretto la stoffa bagnata sulla ferita. Sarebbe guarita tra una settimana.
"Taehyung" mi chiamò Yoongi, facendomi voltare verso di lui.
"Si, Yoon?" chiesi, allungando una mano a toccare quei capelli.
"Da quando tutta questa confidenza, ragazzino?" sbottò, con aria schifata.
"Da quando sei parte della mia famiglia, Yoongi, perciò abituati" dissi, pronto a ritornare dal mio Romeo un po' malandato.
"Tu dici che...lui- sia lì?" chiese sottovoce, non guardandomi neanche di sfuggita. Lo guardai e d'un tratto mi accorsi di come, ognuno di noi, all'interno di quel veicolo eravamo intrecciati gli uni con gli altri. E, per quanto la situazione me lo permettesse, sentivo un istinto di protezione e di sicurezza con loro. Ma, la cosa che mi faceva pena e piacere era che, nonostante tutto, ognuno di noi era innamorato di qualcuno. Io lo ero di Jungkook. Namjoon di Jin. Yoongi di Jimin, il mio migliore amico, al quale avevo ucciso la sorella.
"È cazzuto, Yoongi, probabilmente sarà un po' ridotto male, ma è vivo. Lo deve essere" mormorai con la voce spezzata, prima di dare una pacca sulla spalla di Yoongi e andare dal moro.
Dormiva, l'angelo, a terra, coperto dall'aria fredda e quell'aura di tranquillità che lo avvolgeva come un fagotto. Le palpebre chiuse non mi permettevano di poter osservare quelle iridi così dolci, così scure, così speciali che mi avevano minacciato, guardato, spogliato e amato.
Io sarei rimasto a guardarlo dormire, perché credetemi non c'era niente di più bello che isolarsi, con le voci di Jin e Namjoon che parlottavano dei cazzi loro, del rumore di quel veicolo che ora andava veloce, ora piano, e il respiro di Jungkook che avrebbe fatto invidia a tutte le opere più belle di sinfonia antica. Giuro, sarei rimasto lì per sempre, se non che Yoongi batté una mano sul cruscotto, bestemmiando Dio e urlando "FANCULO CI SIAMO".
Ed io, me lo auguravo veramente che, là dentro, avrebbe trovato Jimin perché il mio cuore infranto non avrebbe sopportando la perdita di due persone.
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Vi avevo promesso una sorpresa, che ancora non è uscita per il semplice fatto che non sono convinta, quindi vi lascio con l'amaro in bocca di un capitolo di passaggio e noioso.
-Lougtout

°Apocalypse•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora