°Capitolo 8•

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°Io sarò qui domani•

"Continueremo a combattere ancora, Kook"

La sua voce mi fece alzare la testa di scatto, con ancora le lacrime secche sulle guance. Era lì, Taehyung, con del sangue incrostato sulle braccia nude, la maglietta strappata e il coltello strinto tra le mani tremanti. Si reggeva sulle ginocchia, respirando faticosamente, prima di alzarsi e passarsi le mani tra i capelli. Jin lo guardava con ammirazione, forse, o con incredulità, non saprei dirvi, perché il mio cuore batteva furiosamente.
Mi alzai, battendo le palpebre come a dimostrarmi che sì, Tae, era di fronte a me, bello come il sole. Mi avvicinai e poggiai la fronte sulla sua spalla, mentre lui, incredulo, portò una mano ad accarezzarmi i capelli.
"Puzzi" gli sussurrai, ridendo leggermente, imponendomi di non piangere.
"Anche tu, inoltre hai delle occhiaie pazzesche. Sembra che tu stessi aspettando qualcuno" scherzò lui, facendo cenno a Jin.
"Lo stai facendo. Stavo aspettando te" confessai, prima di staccarmi e schiarendomi la gola. Mi avvicinai a Jin e gli strinsi la sua mano, sussurrando dei ringraziamenti.

"Sei stato ferito?" domandò il moro, facendomi voltare verso il piccolo specchio ancora integro della camera 335. La mia schiena nuda, era coperta da piccoli segni quasi invisibili.
"Non mi hanno graffiato" risposi solo, sollevando la maglia bianca pulita, trovata in una valigia all'interno della stanza, con lentezza.
"Non ci sono medicinali, dovrai tenerli così" esclamò Jungkook, abbassando lo sguardo verso il letto. Io scossi la testa, mormorando "non fa niente".
Niente faceva più male, inizi a costruirti una corazza, ma come la maggior parte delle persone, sotto essa vi erano altre figure oltre alla tua. E con me, sotto quel mantello, c'era il ragazzo che mi fissava in silenzio.
"Come hai fatto?" continuò sussurrando, avvicinandosi alla finestra aperta: i raggi della luna non passavano con facilità, a causa delle nuvole. Il moro guardava verso la strada, e quei pochi raggi illuminavano un volto rabbuiato e pensoso.
"A fare cosa?" chiesi curioso, avvicinandomi alla sua figura. Alzò lo sguardo verso il mio, mentre un piccolo raggio di luna illuminava metà del suo volto.
"Come sei riuscito a sopravvivere?" chiese, quasi accusandomi. Sgranai gli occhi, prima di sedermi sul letto.
"Sembra che tu volessi la mia morte, Jungkook" sputai con veleno, prima di girarmi e chiudere la finestra della stanza.
"Non dire stronzate, Taehyung. Se piangevo prima è perché tu non eri con me" ribatté lui, con il mio stesso tono di voce.
"Che vuoi sapere Jungkook? Di come gli zombie mi abbiano seguito per ogni dove, finché non mi sono nascosto sono una macchina? O forse vuoi sapere quanti di loro io abbia ucciso? Ne ho uccisi cinque, cinque" ricordai, prima di portarmi una mano sulla faccia e tamponare i miei occhi.
"Avresti anche potuto mandare Jin, o me, se non te la sentivi" puntualizzò lui, battendo una mano per terra.
"Ah sì? Le persone sono fondamentali in una situazione come questa. Jin è intelligente, è forte, è formato. Tu sei abile, schematico. Anche senza me, avreste potuto continuare" dissi, urlando con moderazione, mentre entrambi ci avvicinavamo con sguardi di sfida. Come due leoni eravamo pronti ad attaccarci e a ferire l'altro mortalmente.
"A ME DI JIN NON FREGAVA NIENTE" gridò interruppendomi, prima di continuare "l'unica cosa di cui sentivo il bisogno eri tu. L'unica cosa che volevo era averti al mio fianco, sentirmi a casa, sentirmi veramente parte della squadra" si girò mostrandomi le spalle.
Il suo corpo rigido, mi fece capire quanto questa mia azione lo avesse destabilizzato. Jungkook era piccolo, fondamentale, eppure sembrava essere sempre molto composto, quasi passivo alle situazioni.
"Io sono vivo" gli ricordai, prima di camminare di fronte a lui, passando una mano lungo le sue guance.
"Io sono vivo" poggiai la mia fronte sulla sua, intrecciando le nostre dita.
Lui protese il viso verso il mio, facendomi sentire in cima al mondo, quando i nostri respiri vennero in contatto. Le sue mani mi stringevano, mi tenevano a lui. Le sue labbra si avvicinavano lentamente alle mie, pronte ad accogliere qualsiasi cosa che Jungkook mi avesse voluto dare: dolore, sofferenza, paura, amore.
Prima che le nostre labbra affondassero nel loro male, girai la testa di lato, poggiandola al petto di Jungkook.

Il moro sospirò prima di portare una mano sui miei capelli, lasciandoci un bacio.
"Scusami" sussurrai, vergognandomi quasi. Lui rise in modo roco, prima di spingermi e farmi cadere sul letto.
"Avrò modo di fartela pagare. E, indovina, sarà appagante per entrambi" le sue parole, dette con quel tono malizioso, mi fece deglutire a vuoto. Presi tra le mani un cuscino, gettandeglielo sulla faccia.
"SEI UN PERVERTITO" urlacchiai con voce ovattata per la mano, mentre il moro se la rideva beatamente.
"Nessuno ha detto in che modo" disse solo, prima di sdraiarsi a pancia in giù sul letto.
Separai due dita, sbirciando la figura del moro che, appoggiato su una mano, mi fissava.
"La smetti di guardarmi così!!" mi lamentai, prima di affondare la faccia nel suo petto.
Lui iniziò ad accarezzarmi la testa, la schiena e la pancia, in modo continuo, rilassante.
"Se continui così mi addormento" sussurrai stanco, improvvisamente schiacciato da tutte le sofferenze di oggi.
"Dormi Tae, io sarò qui domani" disse, continuando con i suoi movimenti.
Chiusi le palpebre e, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, sentii il moro sussurrare: "non oggi, ma domani. Domani sarai mio".

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CAPITOLO CORTO, ORRENDO E DI PASSAGGIO. MI DISPIACE.

-Lougtout

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