°Capitolo 27•

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°Siamo 7•

"Yoon" chiamai, guardando Namjoon e Jungkook uccidere attraverso la rete alcuni zombie "quanto potrebbe resistere?".
"Non lo so, forse alcuni giorni, ma non abbastanza" mi guardò, con aria intimidatoria, impassibile, quasi come se non gliene fregasse niente di tutto.
"Ti va di sederti un po'?" chiesi, portando alle labbra la tazza di thé preparata da Jin "ti vorrei parlare di una cosa".
Yoongi, quasi scazzato, si sedette sul prato e, portando una mano sugli occhi, alzò il sopracciglio sinistro, come ad incitarmi a parlare.
Non lo capivo, a volte, Yoongi. Era quel tipo di ragazzo, o chiamatelo uomo, o sopravvissuto, che spesso non faceva entrare nessuno, tra i suoi pensieri, nel suo cuore... altre, sembrava appendersi a mani aperte a quel sentimento così strano che chiamiamo amore.
"Non abbiamo cibo, così come non abbiamo medicine. Questo posto non è più sicuro, e nonostante i turni per ammazzare quei cosi, siamo sempre stanchi: di questo passo non andremo molto avanti" dissi, gli occhi a scrutare ciò che ci circondava, ormai è anche inutile descrivere il paesaggio.
"Cosa stai cercando di dirmi, Taehyung? Vai al sodo" rispose lui con tono duro.

"Hoseok, cosa stai facendo?" chiesi, sedendomi a terra con le gambe incrociate, guardando il moro leggere un vecchio libro. Il ragazzo sventolò il libro, e poi si tirò su a sedere.
"Tu?" chiese, forse più per gentilezza che per altro. Beh, perlomeno si stava sforzando. Erano passati esattamente quattro giorni da quando era effettivamente parte del nostro gruppo, e tutti noi  avevamo fatto l'abitudine alla sua presenza. Mangiavamo insieme, alcune volte in silenzio, altre volte ascoltavamo i ringhi degli zombie, o qualche aneddoto dei compagni. Insomma nonostante tutto mi piaceva il nostro gruppo.
"Pensavo" risposi, giocando con le mani riformulando dentro la testa tutto ciò che dovevo dire.
"Okay, ho capito, dimmi tutto" sospirò lui, facendomi spazio sul letto e facendo ironicamente un segno della croce.
"Parlavo prima con Yoongi, il ché oggi è stato arduo come compito. Ma sai siamo giunti ad una conclusione, se tu accetti" iniziai, portando gli occhi al soffitto.
"Io? Che dovrei accettare?" chiese lui curioso, giocando con i miei capelli.
"C'è una proprietà privata, di un medico dopo il bosco, non saprei dirti quanti chilometri sono. Dentro quella casa non c'è mai entrato nessuno, dei pazienti intendo, ma si dice che possegga molte strumenti" spiegai, facendo sotto intendere il resto.
"Cazzo Tae, no" si portò le mani sugli occhi, facendomi sollevare di scatto.
"Perché no? Sei uno scienziato minchia" sbottai, togliendolo le sue mani per poterlo guardare "cosa c'è che non va?".
"Vaffanculo Tae, siete pazzi, sai cosa vuol dire lavorare su-su-" si interruppe improvvisamente ma, con il respiro accelerato mi guardò.
"Hobi, non ti stiamo obbligando, lo sai tu, lo sa Yoon, nessuno degli altri. Sei la nostra unica ancora, in questo momento, il nostro destino è nelle tue mani" cercai di farlo ragionare.
"Quanto è sicura questa casa?" chiese sottovoce.
"Abbastanza, forse più di abbastanza" proclamò una terza voce, quella del blu, appoggiato di lato allo stipite della porta. Hoseok sposò i suoi occhi da una parte all'altra dei nostri volti.
"Quando dovremmo partire?" chiese ancora il moro.
"Oggi stesso" risposi, avvicinandomi a Yoongi.
"Okay allora" sollevò le spalle esasperato Hoseok, iniziando le sue cose in un piccolo zaino.
"Andiamo a dirlo agli altri".

Tutta la vicenda si svolse velocemente, sia per la tempistica, sia perché tutti erano d'accordo. Ero preoccupato, però, fuori non è mai sicuro, e noi ci stavamo muovendo di notte.
"Attenzione!" sussurrò Kook, trattenendomi per il gomito, affinché non inciampassi su un tronco di albero.
"Grazie" sussurrai, estraendo la mia lama.
"Sai mi mancava vederti con la spada" disse lui, prima di allontanarsi di due passi per proseguire a passo felpato e lento.
Guardai la spada e sì, era mancata pure a me, macchiata di sangue, lucida sotto i raggi lunari...scossi la testa e guardai gli altri. Braccia tese, con armi con pochi proiettili e coltelli portati avanti la figura.

"Shh" ci intimò Yoongi, facendoci predisporre a cerchio, ognuno diede le spalle ad un altro, le armi pronte a fare fuori chiunque.
Silenzio, freddo e respiri pesanti. Non si sentivano ringhi, passi trascinati, grugniti...niente di niente.
"Cazzo hai fumato?" domandò Jimin, dando una pacca leggera sulla spalla del blu.
"Hoseok, Nam, dietro di noi" esclamò Jungkook, in quanto i due citati non fossero ancora pronti a maneggiare un'arma.
"L'hai sentito anche tu?" chiese Kook a Yoongi, facendomi rizzare le orecchie, e avvicinarmi a loro.
"Si, non so cosa cazzo sono" rispose il blu.
"Che sta succedendo?" chiesi preoccupato, facendo scuotere la testa ai due ragazzi.
"Non sappiamo, procediamo. Occhi aperti. Voi due tenete" lanciò due coltelli Yoongi a Nam e Hobi, e facendo un cenno di mano.
"Stammi vicino" sussurrò al mio orecchio Jungkook. Annuii, con il cuore a mille e l'adrenalina nelle vene.
Procedemmo per probabilmente 2-3 metri dalla postazione, lontani dalla base, quando altri rumori ci spinsero a fermarci.
Mi avvicinai a Jungkook, e guardai il bosco, così fitto da sembrare immenso, dagli altissimi alberi che sembravano schiacciarti.
"Piccole pecorelle smarrite, aspettavamo che vi sareste perse prima che il lupo cattivo potesse mangiarvi" una voce dura, profonda, cattiva, echeggiò tra gli alberi, e si diramò in tutte le direzioni.
Mi girai da una parte all'altra, nella speranza di captarne la provenienza.
"Quanti siete? 6-7?" chiese. Mi vennero i brividi perché, paradossalmente, lui/lei ci vedeva ma noi no. Eravamo in balia di qualcuno a cui piaceva giocare.
"Chi cazzo sei?" chiese Jimin, alzando l'arma e puntandola da una parte all'altra.
"Andiamo con calma, nano, avremo modo di conoscerci meglio".
"Siamo 7" rispose Hoseok, facendomi sgranare gli occhi.
"Che minchia fai, idiota?" sbottai, portando la lama sotto la sua gola.
La risata dell'uomo arrivò amplificata alle nostre orecchie, facendomi socchiudere gli occhi.
"Abbassa l'arma, angioletto, fai il bravo" ordinò facendomi nascere un odio mai provato prima.
"Vaffanculo" esclamai semplicemente, ricevendo poi gli sguardi sbalorditi di quella che oramai consideravo la mia famiglia.
"Okay, ora mi avete rotto le palle, andate" ordinò, ancora una volta e, un secondo dopo venimmo accerchiati da uomini, tanti uomini. Tutti armati.
Al centro, completamente vestito di nero, senza armi, un sorriso sornione sulle labbra e lo sguardo fisso su di noi.
"Bene, prendete le loro armi. Tranquilli, saprete ben presto chi sono".

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Non odiatemi, né ora né nei prossimi capitoli.

-Lougtout

°Apocalypse•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora