°Capitolo 26•

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°Il giorno prima•

"Taehyung?" chiamai nel mezzo della notte, tastando con una mano la parte di letto dove prima dormiva il grigio. Spalancai un occhio, cercando di osservare la stanza che mi circondava inondata dal buio.
"Tae?" richiamai, con voce assonnata e roca, alzandomi con uno sbuffo.
Odiavo quel campo, anche quando era giorno e il sole era alto nel cielo, aveva quel non so che da farti venire i brividi. Era fredda, sotto le coperte, l'aria che entrava dalle piccole anzi microscopiche finestre; era inquietante trovare foto di militari con una serie di medaglie al collo, un sorriso in volto senza arti del corpo. Ne ero grato, sempre, di essere stato a casa al sicuro da guerre che mai, e ripeto mai, ricorderemo semplicemente per il fatto che non ne verremo mai a conoscenza.
Non vi sembra strano? Tante persone stanno combattendo e voi sedete tranquilli, con una tazza di thé in mano, a pensare a quanto cazzo è brutta la vostra vita. Non vi mette un certo terrore? Sapere che noi qua, a un passo da voi, stiamo combattendo contro dei cazzo di zombie che arriveranno, eccome se arriveranno anche da voi. Solo aspettate.
"Kook, che fai sveglio?" la voce di Taehyung mi fece voltare, leggermente stordito verso la porta di una stanza che riconobbi essere quella di Yoongi e Jimin.
"Che ci facevi là?" chiesi io, indicando la porta, portando una mano tra i capelli.
"Jimin voleva fare una passeggiata, l'ho accompagnato. Ci siamo detti un paio di cose" sorrise lui, con quel sorriso che avrebbe sciolto tutti i ghiacciai del mondo.
Il ragazzo si avvicinò lentamente a me, e con mia grande sorpresa baciò le mie labbra, con le braccia a circondarmi il collo e tirandomi verso di lui. Al chiaro di luna, come sempre.
"E questo per cos'era?" chiesi stupito, con quello che sembrava uno stupido sorrisino.
"Avevo bisogno di affetto...dopo oggi" sussurrò suadente all'orecchio, facendomi ridere leggermente e gli morsi un orecchio.
Il bello di Taehyung era sicuramente il fatto che sembrasse sempre sicuro di lui, durante i nostri momenti, tra gli altri, quando ordinava di fare qualcosa, ma le sue guance, o le sue guance erano la risposta più veloce del mondo.

"Allora Jin, fammi vedere questa ferita" esclamò Tae, mentre io guardavo con occhi attenti ogni suo movimento, dal braccio poggiato con fatica sul tavolo all'espressione di dolore incollata alla sua faccia.
"Namjoon?" chiesi curioso, guardando di sottecchi la sua reazione.
"Con Yoongi, gli sta facendo lezione" sorrise lui leggermente, per poi schiarirsi la voce e tornare serio.
Sembrava il suo antidolorifico, Namjoon, e la cosa mi faceva tenerezza e paura. Per me lo era Taehyung, e io avrei ucciso e soprattutto mi sarei ucciso per lui, in realtà tutti all'accampamento ci saremmo uccisi per l'altro. Era una cosa fottutamente insana.
Taehyung tolse delicatamente le bende oramai sporche di sangue, e, con una faccia stranita guardò Jin e poi me.
"Non va bene, Jin, se non troviamo le medicine, dobbiamo amputarlo" le sue parole fecero chiudere gli occhi del biondo, prima di annuire.
"Fallo" disse, facendo spalancare gli occhi al mio grigio.
"Ehi, ehi, calma! Non è una cosa che si può fare su due piedi, inoltre possiamo ancora recuperare qualche farmaco" disse Tae, facendomi sollevare gli occhi verso i suoi "a pochi metri da qui c'è un centro commerciale. Ogni centro commerciale ha una parafarmacia, e se intelletto non mente..."
"dove c'è una parafarmacia ci sono medicine" conclusi io, alzandomi e lasciando un dolce bacio sulla testa del grigio.
"Dobbiamo parlarne con gli altri, non possiamo uscire tutti da qui" disse però Jin, facendoci annuire.

"JIN!" una voce chiamò il biondo che, con un po' di fatica si fece bendare il braccio con la stessa garza di prima, non avendone altra e con uno sbuffo si alzò.
"Vado a vedere un po' cosa succede" ci liquidò così il biondo, facendo sorridere sommessamente il grigio.
"Perché sorridi, pasticcino?" chiesi, girandomi verso di lui cingendo i suoi fianchi e portando i nostri nasi a sfiorarsi.
"Non credi che ci sia del tenero tra Jin e Nam?" domandò lui, a voce bassa, come le peggio commarelle che spettegolavano sedute sulle panchine del parco. Quasi quasi, questa apocalisse, ha fatto qualcosa di utile.
"Non credi che ci sia anche tra di noi?" domandai di rimando io, facendo sì che tutto intorno si annullasse, in un silenzio che racchiudeva tanto, tutti gli avvenimenti, tutte le battute, le paure, le scopate, i baci. Per me Taehyung era tutto ciò che mi restava, tutto ciò che pareva rimembrare il concetto di famiglia.
"Lo credi davvero?" domandò lui, avvicinandosi così tanto al mio viso, finché le nostre labbra non furono a pochi centimetri dalle gemelle "perché io lo credo fermamente".

Le sue labbra mi amarono, mi assaporarono, sentivo di aver acquistato un po' più di forza grazie a quel bacio, sentivo che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Le sue labbra erano un invito ad un viaggio senza biglietto di ritorno, racchiudevano il mare ed il cielo, avevano quel non so che di eterno che non mi dispiaceva. Per nulla. Sono sempre stato quel ragazzo che, appena cominciato qualcosa, che sia un disegno, un libro, un film, lasciava sempre a metà. Sarà che non avevo trovato qualcosa di interessante in loro.
Ma Taehyung, cazzo, Taehyung è stupendo, delicato che mi verrebbe voglia di chiuderlo in una campana di vetro; Taehyung è gentile, tanto da far venire il magone al petto. E, infine Taehyung è
"Mio" sussurrai, guardandolo negli occhi, baciandolo fino a perdere il fiato, fin quando le stelle avessero smesso di brillare, fin quando lo avrei avuto al mio fianco, altro non desideravo e reclamavo la sua presenza.
°•°•°•°•
Secondo me, se non mi odiate ora, succederà presto. Giuro non mi sono dimenticata di Apocalypse, sto solo studiando come una matta, e sto lavorando su un progetto troppo grande (forse).
L. U A.

-Lougtout

°Apocalypse•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora