Capitolo 8

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Quando mi sveglio sento odore di disinfettante. Apro gli occhi e capisco di trovarmi in infermeria.

“Buongiorno principessa!” mi saluta Veronica ridendo.

“Cos’è successo?” chiedo spossata.

“Hai avuto un mancamento a causa della mancanza di ossigeno”

I ricordi affiorano veloci nella mia testa.

“L’incendio! Cos’è successo?!” urlo ansimando.

“Ehi calma!” mi tranquillizza “siete riusciti a spegnerlo. Fortunatamente non ci sono state vittime, solo qualche ferito. Sono stati ritrovati i corpi di due filo imperiali, però”

“E…quant’è il danno?”

“Hanno fato bruciare il centro della città con la speranza che poi le fiamme arrivassero fino alle abitazioni nuove e distruggano tutto il Distretto. Ma così non è stato. Ieri c’era un vento forte, perciò le fiamme sono andate da tutt’altra parte e hanno distrutto ciò che già. . .era distrutto!” sorride.

Ha un sorriso contagioso, Veronica. Si alza e va ad aiutare altri pazienti, ci sa fare con la gente. Al contrario della sottoscritta.

Su una delle pareti c’è un orologio che segna le cinque del pomeriggio.

Ciò vuol dire che forse Gale si sarà svegliato.

Ma come faccio a pensare a lui in un momento come questo?

Mi alzo dal letto e mi dirigo in fondo alla stanza, dove c’è la sua branda.

Mi siedo accanto a lui. Sta ancora dormendo.

Ha un’aria serena, mi fa tenerezza.

Avrei voglia di sfiorargli la guancia, accarezzare i suoi capelli corvini, ma qualcosa mi blocca.

“Sbrigati a tornare. . .sono successe un bel po’ di cose da quando stai qui, e son passati solo due giorni!” sussurro come per farmi sentire solo da lui.

Scorgo un piccolo movimento del capo, ad un certo punto arriccia gli occhi e il naso.

E si sveglia.

* * *

GALE.

“Gale resisti! Resisti!”

“Ho passato momenti peggiori, credo. . .”

Che cazzo di risposta.

Il mio addome è in fiamme, il bruciore non è attenuato nemmeno dalla morfamina.

Ricordo solo che, mentre mi avviavo verso il Palazzo di Giustizia con Nicole, tutto si è fatto nero. Tutto divampava, lei ha cercato di aiutarmi e io le ho dato quella risposta del cazzo.

Che coglione.

Una voce familiare mi sussurra qualcosa, qualcosa di bello.

Decido che forse è il momento di aprire gli occhi e quando lo faccio non posso che accennare un sorriso.

Ha i capelli scompigliati e un accenno di occhiaie sotto gli occhi. Quegli occhioni grandi color nocciola.

Quante domande a cui non so dar risposta mi fanno venire ogni volta. . .

“Sei venuta ad assistere al mio capezzale, Nicole? Beh mi dispiace deluderti, sono duro a morire” dico con voce roca. Pronunciare quelle parole mi provoca una fitta al petto dolorosissima. Non riesco a reprimere un ghigno di fastidio.

“Quanto sei stupido” risponde “meglio che chiami una delle infermiere perché ti dia un’occhiata”

Va a chiamare la sua amica, che l’ultima volta ha mangiato con noi, e questa mi controlla, mi dice che ho le costole ammaccate e che non potrò affaticarmi, quindi niente lavoro prima di tre settimane.

La vita di Gale dopo la rivolta: FF su Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora