Era notte fonda quando Pam infine decise di uscire.
Scivolò fuori dal letto, si vestì rapidamente cercando di fare meno rumore possibile, ma si volse indietro udendo i gemiti di Harleen e del suo respiro che si faceva irregolare la scorse appena nella penombra della camera che si rivoltava tra le coperte ancora calde del letto e dischiudeva gli occhi.
«Dove vai?» domandò con voce assonnata, sbadigliando e stringendosi nel piumone.
La donna si sistemò addosso il maglione e si chinò sporgendosi sul letto. Baciò la fronte della ragazza e le accarezzò una guancia liscia e tiepida. «Dormi», le sussurrò. «Devo uscire per fare una cosa, non temere.»
L'espressione di Harleen si fece preoccupata e gli occhi si dilatarono. «Non mi lasci, vero?» La sua mano afferrò e strinse forte quella di Pamela.
La donna scosse il capo, sorrise e accarezzò ancora la giovane, scompigliandole i capelli color rame. «Non pensarlo nemmeno per un momento, Harleen. Io starò sempre con te.»
«Allora... Mi porti insieme a te ora?»
L'altra scosse il capo, dubbiosa. «Dammi ascolto», le disse. «Resta qui e bada a Hugo, d'accordo? Io tornerò appena possibile e... Di certo avrò buone notizie.»
Improvvisamente il muso grigio del bastardino fece capolino accanto al braccio di Pamela, la bocca aperta, la lingua sempre a penzoloni. «E tu, ragazzaccio?» fece Pam. «Farai la guardia per proteggere Harleen mentre io sono via?»
Per tutta risposta, Hugo guaì e leccò la mano della donna, quindi balzò sul letto e s'infilò sotto le coperte con Harleen.
«Davvero tornerai?» insisté la ragazza.
«Certo», annuì Pamela.
«Davvero, davvero?»
Di colpo tutta la risolutezza di Pam nel voler fare quella notte ciò che aveva in mente parve scomparire e per un istante si convinse che sarebbe stato meglio spogliarsi di nuovo e tornare a dormire tenendosi stretta Harleen, ma ripensò alla TV e alle immagini che aveva visto. Ripensò a Gotham e al marciume che c'era in quel posto.
«Sarò qui prima che tu possa accorgertene», le disse, schioccandole un bacio sulla guancia. «Tu resta con Hugo.»
Detto ciò, s'infilò un pesante giaccone, si calò un cappello di lana in testa e uscì dall'appartamento chiudendosi dietro la porta.
Una volta in strada, Pamela si strinse nel lungo piumino. Faceva un freddo tremendo e stava iniziando a piovigginare, acqua mista a neve, pensò sentendo le gocce che si posavano sul suo viso e si scioglievano.
Iniziò in fretta a camminare, senza sapere dove andare a quella tarda ora, ma quando fu abbastanza lontana dall'appartamento trasse di tasca il cellulare che aveva recuperato dalla scatola poche ore prima e con il tasto di chiamata rapida, compose il numero.
Attese che qualcuno rispondesse dall'altra parte.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli. Quattro squilli.
Finalmente, al sesto squillo Pam udì uno scatto, quindi una voce femminile, calda e suadente.
«Oh, tesoro...», mormorò la donna all'altro capo della conversazione. «Credevo che non mi avresti mai chiamata, sai? Soprattutto su questo numero.»
Silenzio. Pam respirò pesantemente, stringendo tra le dita congelate il cellulare.
«Che c'è?» incalzò la voce ridendo. «Tutt'a un tratto sei diventata timida? Non mi ricordo di te in questi termini.»
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The Runaway Act
FanfictionIn una Gotham City divorata da crimine e terrore, dove una patina di normalità viene dipinta da politici e personaggi pubblici, all'ombra della notte un Pipistrello quantomai malvagio e vendicativo è in caccia e il destino di tre donne, le Gotham Ci...