EPILOGO

95 7 29
                                    

L'oceano calmo sciabordava spumando sulla battigia deserta. Le onde scure a quell'ora della sera si infrangevano su un basso arenile di sassolini levigati dall'acqua e si trasformavano in schiuma bianca che saliva sulla spiaggia e ridiscendeva, levigando la sabbia bianca.

Le due donne, ferme sulla terrazza della casa solitaria seminascosta in mezzo a un palmeto, scrutavano all'orizzonte una nave che, lasciato il porto, si allontanava verso l'enorme distesa d'acqua, facendo riecheggiare la sirena come in un lungo e basso saluto nostalgico.

«Staresti qui ore a fissare l'oceano, vero?» scherzò una delle due donne, ancheggiando verso l'amica e strusciandole addosso il fianco.

L'altra rise. «Non ho mai avuto un buon rapporto con l'acqua salata, lo sai meglio di me.»

«Vero», annuì l'amica. «Preferisci di gran lunga il sole non troppo caldo e l'acqua dolce.»

«Ma qui è bello», ammise. «Un luogo piacevole, silenzioso e tranquillo, dove possiamo rilassarci senza dover tenere sempre le antenne in piedi.»

«Dopo tanto faticare ci voleva, no?»

Aggiustandosi la lunga cascata di rossi capelli mossi, la donna circondò con le braccia l'amica, stringendosi a lei e accarezzandole il ventre piatto e liscio da cui emergevano le fasce di muscoli ora a riposo. Le sue mani esperte indugiarono sull'ombelico facendole il solletico, quindi discesero lungo l'addome, stuzzicando il risvolto del pareo allacciato in vita. Sotto si distingueva appena il tessuto degli slip del costume da bagno.

«Non potrò più permettermi quei costumi striminziti...»

«Che ti piacciono tanto», completò la rossa.

«Scherzaci pure, tesoro, ma è la verità», si lamentò la bruna sbuffando e mettendo il muso.

La rossa allora si sedette alle spalle dell'amica e accavallò le gambe, mostrando la sottile e bianca cicatrice della ferita sulla coscia che circondava il ginocchio e discendeva sul polpaccio. «Anch'io avrei di che lamentarmi», sussurrò con un sorriso malizioso, sfarfallando le dita del piede destro nudo che ballonzolava nel vuoto, sopra il ginocchio sinistro.

«Una strisciolina di bianco», insisté la bruna, «contro un buco così grosso? Anzi due buchi!» Unì indice e pollice mostrando un cerchio e indicò sotto il pareo le vecchie ferite ormai invisibili.

Una terza voce si alzò alle loro spalle ed entrambe si voltarono indietro a guardare la ragazza bionda che si faceva avanti.

«Non lamentatevi, voi due!» esclamò. «Che c'è di male nell'avere qualche piccolo segno sul corpo?»

La rossa si alzò e andò ad abbracciare la bionda, mentre la bruna di nuovo sbuffava e tornava a concentrarsi sulle onde dell'oceano.

«Harleen ha ragione», confermò a quel punto Pamela, accostandosi di nuovo a Selina. «Non lamentiamoci di ciò che abbiamo.»

«Ti ricordo», riprese a quel punto Selina, «che ciò che avete – voi due – l'avete grazie alla sottoscritta.»

«Oh, andiamo!» si lagnò Harleen.

«Un corno!» ghignò la Donna Gatto. «Se non fosse per la mia previdenza, non ci troveremmo qui, in Brasile, a goderci la spiaggia e una vacanza perpetua senza che nessuno ci corra dietro da Gotham.»

«Sì, ma...», tentò d'inserirsi Pam.

«Quindi mi lamento delle mie cicatrici quanto voglio», concluse la donna.

Lentamente, senza farsi notare, Harleen sgattaiolò tra le due e in ginocchio, abbracciò per i fianchi sia Pamela che Selina. Con un gesto rapido ed esperto slacciò i pareo delle due donne lasciandoli scivolare a terra e infine, alla debole luce della veranda, studiò con cura le curve perfette dei glutei delle sue compagne.

«Direi che non c'è niente che non va», sentenziò sorridendo.

«Oh, ma davvero?» scherzò Selina.

Sentì la guancia liscia di Harleen che si strusciava contro il suo fondoschiena e udì lo schioccò del bacio di quella pazza, proprio al centro del...

«Un sederino davvero portentoso», asserì la ragazza. «Sodo e perfetto, proprio come piace a me.» Dopodiché strinse anche i glutei di Pamela e ripeté il gesto, lasciando scorrere la lingua sulla pelle candida della donna. «Succoso e dolcissimo.» Altro schiocco. Altro bacio dolce.

«Potremmo mai fare a meno di lei?» si schernì Selina.

Pamela scosse il capo. «Credo proprio di no.»

«Ehi!» saltò su Harleen. «Io ormai sono vostra, ragazze! Non vi libererete di me tanto facilmente!» E in quattro salti tornò nella casa, scomparendo.

Solo allora Pam si accorse che le dita di Selina ancora indugiavano sui due fori di proiettile.

«Non se ne andranno mai», sospirò la Donna Gatto. «Mi sa che dovrò farci l'abitudine.»

Scuotendo la testa e abbracciandosi all'amica, Pamela consigliò: «Meglio dimenticare. Tutto quanto. È ora di lasciarci il nostro passato alle spalle.»

«Ormai abbiamo voltato pagina», fece eco Selina.

«Ci è stata data una seconda possibilità per qualche bizzarro miracolo e non voglio sprecarla. Ho te e ho Harleen.» Poi con un sorriso aggiunse: «Facciamo funzionare questa cosa, okay?»

«Siamo una famiglia», annuì Selina.

E improvvisamente entrambe sentirono una strizzatina sui glutei e sobbalzarono.

Harleen di nuovo fece capolino tra le due ridendo maliziosamente. Al collo teneva un collare con delle borchie cui era allacciato un guinzaglio con un piccolo moschettone e la ragazza stava porgendo il guinzaglio stesso alla Donna Gatto.

«Per me?» scherzò Selina.

Harleen scosse il capo. «Per entrambe», disse, accennando a Pam.

«Oh, ora ti scegli pure la padroncina, Harleen?» ridacchiò Pamela fingendosi offesa. «Ti meriti qualche bella sculacciata.»

La ragazza, sorridendo felice, si mise a fare le feste alla donna come una brava cagnolina.

«Le gattine sanno essere molto birichine», sussurrò Selina arruffando i capelli di Harleen e posando con sensualità le sue labbra su quelle della giovane.

«Anche certe piante, credimi», commentò Pam, infilando l'indice all'interno del collare di Harleen e attirandola a sé, baciandola a propria volta.

«Andiamo padroncine», sorrise la ragazza. «Non voglio perdermi un secondo di questa nostra nuova vita!»

Pamela lasciò che Selina accompagnasse dentro la giovane e poi, guardando entrambe le sue amiche, sorrise con il cuore che scoppiava di felicità, un sentimento che mai avrebbe creduto di poter provare fino in fondo. «Vi amo, ragazze», mormorò con gli occhi lucidi.

The Runaway ActDove le storie prendono vita. Scoprilo ora