Capitolo 15

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L'Escalade venne rapidamente abbandonato a un paio d'isolati da Cameron Street dove un dedalo di strade conduceva ai tornanti che portavano al Brown Bridge e quindi fuori da Gotham.

«Magari qualcuno di China Town farà festa stanotte», scherzò Selina precedendo Pamela e Harleen lungo una stretta stradicciola che tagliava a metà un isolato dell'Upper West Side.

«Perché dici così?» domandò Harleen guardandosi attorno come meravigliata: erano mesi che non metteva il naso fuori dalla porta del vecchio appartamento di Pamela e l'aria fredda la ristorava e quasi la eccitava.

La Donna Gatto si volse indietro indicando la grande Cameron Street quasi un centinaio di metri più a valle del dislivello che saliva nel quartiere ovest della città. «Laggiù», spiegò, puntando l'indice sulla grande strada, «oltre quel confine, è tutto territorio delle Triadi. Sconsigliabile farci un giretto a quest'ora. Quello che sta a portata di mano di chiunque, sparisce senza lasciare traccia.»

«Faremmo meglio a sbrigarci, allora», insisté Pamela, nervosa.

Selina annuì e prese a sinistra verso un cortiletto ritagliato dentro le mura di un palazzo che isolava dall'esterno come fosse una grande caserma. «Da quella parte», accennò la donna e il trio si mosse silenziosamente verso una porta dello stesso colore delle mura che quasi non si vedeva.

Entrarono e si ritrovarono a salire una stretta scala di mattoni su cui fecero attenzione a non far risuonare i tacchi delle scarpe e infine si arrestarono di fronte alla porta scrostata di quello che aveva tutta l'aria di un appartamento abbandonato.

Selina estrasse di tasca una grossa chiave arrugginita, la infilò nella toppa e fece scattare la serratura.

«Non ci sentiranno?» domandò Pam, preoccupata.

Selina scosse il capo. «Metà degli appartamenti di questo stabile è vuota e l'altra metà è occupata da abusivi. Credimi Pam, chi non ha dove andare, non vorrebbe mai farsi trovare e negherebbe di aver visto perfino la Madonna o Gesù Cristo in persona. Per questo la mia casa sicura sta qui.»

La donna spalancò la porta e all'interno le tre si trovarono davanti un appartamento di dimensioni contenute, apparentemente in stato di abbandono ma ancora abbastanza accogliente.

Con rapidità Selina richiuse dietro di sé la porta a chiave e fece accomodare le due compagne.

Dopo che si furono sistemate e che la tensione per la fuga fu scemata, il discorso di Selian Kyle riprese sulla stessa china che aveva percorso poche ore prima. A notte fonda, nell'appartamento silenzioso e immerso nella penombra, riprese dicendo: «Dovrete andarvene il prima possibile da Gotham.»

«Lo sappiamo, Selina», annuì Pamela con fare irritato. «Non serve che ci dai la spinta con un bel calcio. Domattina lasceremo la città.»

La Donna Gatto fissò le due in silenzio, quasi contrita per la sua uscita. «Non voglio cacciarvi, Pam, ma non voglio nemmeno vedervi finire ammazzate o dietro le sbarre.»

«Non correremo questo rischio!» esclamò con un sorriso Harleen, stringendo la mano a Pamela e baciandogliela sul dorso.

Poi di colpo Selina intravide qualcosa muoversi nella borsa a tracolla che la ragazza si era trascinata dietro dall'appartamento di Pam e quando vide un muso grigio fare capolino attraverso la fessura aperta della cerniera, domandò: «E lui chi sarebbe?»

Con ritrosia indietreggiò quasi soffiando come un gatto arrabbiato e scrutò con freddezza il cane.

«Oh! Lui?» fece Harleen. «Lui è Hugo, il nostro nuovo amico.»

Gli occhi di Selina, se possibile, si fecero ancor più glaciali.

«Che c'è?» chiese la giovane. «Non ti piace Hugo?»

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