Afraid

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"I giovani sbagliano, ne sono consapevole perché questa è una battaglia che combatto in prima linea."

Incrociò le braccia al petto, una ciocca di capelli, più scura del normale essendo bagnata, le ricadeva su un lato del viso. I capelli mossi non le erano mai piaciuti, ma ora che guardava Francesca in tutta la sua paura non le importava più di molto.

Il caschetto moro dondolò avanti e indietro quando quest'ultima mosse la testa, guardò Mavis.

-Ti sembro una persona cattiva?-

Mavis alzò un sopracciglio.

Francesca poteva sembrare tutto tranne che una persona cattiva, aveva quegli occhi scuri così limpidi e chiari che non potevano contenere segreti. Le sue spalle erano troppo curve e minute per essere intimidatorie. Le sue labbra tremavano solo con il respiro.

-No.- rispose sinceramente.

Mavis spostò il peso su una gamba facendo cadere la testa da un lato. Aspettava una mossa della ragazza seduta davanti a lei, che muoveva il piede contro il pavimento quasi come se fosse un rituale.

-Non lo sono infatti, credimi.- annaspò alzando le mani per gesticolare contro Mavis.

Lei annuì, non poteva non fidarsi.

-Io mi sono trovata soltanto nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.- sussurrò continuando a parlare.

Mavis le fece un segno per farla parlare ancora.

-Ho vissuto in Italia fino a due anni fa, appena ero arrivata qua era tutto così nuovo per me. Mi sentivo sola, spero tu capisca cosa si prova a non avere nessuno su cui appoggiarti.-

La bionda annuì lentamente.

-Perché ti sei trasferita qui?- domandò.

-Volevo andare via, avevo messo da parte tutti i miei risparmi per venire qui.- spiegò, il suo sguardo si spostava da una parte all'altra della stanza bianca -Poi ho conosciuto Patrick ed è tutto cambiato.-

Mentre raccontava teneva una mano sul ginocchio, ogni tanto stingeva la stoffa verde, la sua testa si spostava per lo spogliatoio. La luce a neon la facevano diventare più pallida e mal nutrita. I suoi occhi sembravano più scavati.

-Lui manipolava la gente, Mavis.- sospirò -Non ho mai visto nessun uomo con una sicurezza di se stesso così grande. Quando avevo scoperto che si drogava sapevo di doverlo lasciar perdere.-

La sua testa mora si abbassò, come se la stessero sgridando.

-Ma non l'ho fatto.-

Mavis le andò incontro, tendendo le braccia in avanti. Non era mai stata brava nel capire quando una persona dovesse essere abbracciata.

Ma quando Francesca ricambiò la presa, si sentì sollevata. Teneva le mani sulle spalle spigolose mentre esse erano scosse in gemiti. Poteva sentirla piangere sul proprio collo.

Era crollata così velocemente.

-Lui ha avuto problemi con chi gliela vendeva e quando sono venuti a prenderlo ci sono andata di mezzo anche io.-

-Stai tranquilla.- sussurrò Mavis.

Ovviamente non poteva capire come si sentisse, in quel riformatorio ognuno aveva provato un dolore diverso.

Magari di diverso stadio, alcuni più avanzati altri no.

Mavis non riusciva a darsi un posto in quella scala, non riusciva a capire se il suo dolore era in alto o in basso. Era dolore e basta, puro e raffinato.

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