Give up

63.4K 3.6K 375
                                    

HO PUBBLICATO LA STORIA IN COLLABORAZIONE CON lavocediluke SUL MIO PROFILO. ANDATE SE VI VA😂✋

Jason era steso a pancia in giù mentre teneva i piedi contro l'impalcatura di ferro del letto a castello. Si portò le mani dietro alla testa, incrociandole prima di guardare Mavis dall'altra parte della stanza.

La ragazza aveva le gambe strette al petto e la testa appoggiata sulle ginocchia, teneva la schiena contro al muro dietro di lei mentre il freddo che filtrava dal pavimento le ghiacciava le ossa e l'anima.

-Urlava.- disse Jason.

Mavis alzò lo sguardo sul ragazzo che si stava mettendo a sedere, si era tolto la maglia della tuta arancione, restando con una canotta bianca. Si passò una mano tra i capelli scuri per poi posare i palmi contro il bordo del materasso.

-Urlava così forte,- continuò -c'erano un sacco di guardie a tenerlo. Sembrava, disperato.-

Lei lo guardò atona, sapeva la reazione che aveva avuto, Francesca settimane prima glielo aveva raccontato con una smorfia sul viso che la fece rabbrividire solo al ricordo. Aveva uno sguardo di pena, che ritrovò anche nel tono di voce di Jason.

-Tu sai perchè è qui?- la voce bassa di Mavis fece girare subito di scatto il ragazzo.

Corrugò la fronte sospirando, i motivi per cui una persona indossava quella divisa non erano dei migliori. Jason era il primo a saperlo. E sapeva anche quanto faceva male sapere che il mondo intorno a loro continuasse a girare senza aspettarli, semplicemente andava avanti, dimenticandosi di qualche ragazzo o uomo dentro ad un riformatorio. Lui ormai non ci pensava, fuori da quell'edeficio non c'era più niete ad aspettarlo. La sua famiglia gli aveva voltato le spalle e lei, lei non c'era più.

La macchina percorreva la strada asfaltata così velocemente da non far riconoscere i cartelli al bordo di essa. Gli occhi di Jason erano fissi su un punto impreciso davanti a lui, le sue mani stringevano forte il volante nero mentre cercava di non ascoltare la voce che parlava di fianco a lui.

Quello che stava dicendo era così assurdo, lui scosse la testa.

-Jason.- piagnucolò quella voce, per qualche secondo il ragazzo guardò al suo fianco.
Nel sedile del passeggero era seduta Cassandra. I capelli lunghi e neri le coprivano il viso, teneva le mani contro di esso. Sembrava che si stesse nascondendo.

-Rallenta per favore.- disse ancora, la voce impastata dal pianto.

-Non dirmi cosa fare!- urlò lui. Era così stanco, e la vettura su cui era seduto iniziò a girare.

-Ho paura.- sentì sussurrare.

-Cassandra, basta.- disse ancora Jason. Strinse di più le mani attorno al volante mentre il piede sull'acceleratore spinse più a fondo. Le prime luci delle città iniziarono a distrarlo ancora di più.

-Stai andando troppo veloce, ti prego Jason, ti prego.- la ragazza si strinse contro al finestrino, si portò le mani contro lo stomaco -Non farci questo.- biascicò.

Lui la guardò ancora una volta, -Io posso prendermi cura di voi Cassandra, ce la faccio.-

Non era certo di quello che stava dicendo in quel momento, l'alcol nel suo sangue gli dava la spinta per dire le cose più nascoste del suo subconscio. Guardava Cassandra e vedeva il futuro, vedeva un immagine di loro due insieme, un'altra di lui che faceva una foto alla propria ragazza con in braccio un bambino, o una bambina. Lui fantasticava da giorni su queste cose, e gli veniva mal di stomaco a sentire quelle parole.

MessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora