|PROLOGO|

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Il respiro affannoso, le pulsazioni a mille, le mani che tremano, la paura costante di non essere mai abbastanza, la paura costante che ogni cosa che faccio sia quella sbagliata e che nessuno mai mi aiuti mi fa desiderare, nelle notti più brutte e cupe di poter avere qualcuno al proprio fianco che mi guidi.

Come una stella che i marinai, seguono fino ad arrivare la meta.

Dicono che quando si hanno degli attacchi di panico, bisogna pensare a qualcosa di felice e bello per non perdere del tutto il controllo.

Ma io a che cosa dovrei pensare di bello e felice?

I miei ricordi, quelli belli e felici. Sono così lontani, che piano piano vol tempo stanno sparendo, così lontani che non me li ricordo neanche più.

Mi capita spesso, di avere questi attacchi improvvisi di panico, e non riuscire ad uscirne in fretta.

Allora provo ad immaginare, come sarebbe stata la mia vita se i miei genitori fosse stato più felici e se mi avessero regalato molto più amore.

Se solo mi avessero voluta per davvero.

È per fortuna, tutte quelle brutte sensazioni, in un attimo sono solo un lontano ricordo.

L'aria torna a scorrere libera nei miei polmoni, e il cuore riprende il suo normale ritmo, le pulsazioni rallentano e mi sento decisamente meglio.

Come se un piccolo peso, fosse stato tolto dalle mie piccole e ormai stanche spalle.

Ma solo uno, il resto viene lasciato la. E forse è per farmele diventare più forti, più resistenti e anche se non vorrei loro ci sono.

La paure sono tante e sempre pronte, a venire fuori anche se noi proviamo a nasconderle per bene. E le mie sono tante, forse troppe. Tra queste c'è ne una che proprio, non riesco a controllare.

La paura di essere sempre giudicata, e mai abbastanza.

Ho sempre come l'impressione, che quelli che mi stiano attorno, mi giudichino e mi parlino alle spalle, nonostante io non faccia nulla per dargli fastidio, o per il semplice fatto che nemmeno li conosco.

Ma forse, e come quando si è nella giungla.

"Vige la legge del più forte. Combatti, oppure soccombi"

E delle volte, mi sembra di vivere così. Mi sembra, di essere sempre la prede di tutti pronti ad attaccare quando me o sono indifesa, attaccare e non lasciare traccia.

Non so perché, ma è così che la penso io.

E mi chiedo a chi dei due, assomigli di più.

Mi faccio così tante domande su chi possano essere, che non c'è più spazio.

Mi hanno mai amata?
Mi amavano, ma non potevano tenermi?
Gli occhi, da chi gli ho presi?
E i capelli?
Come sono fatti loro?
E dove sono?

Queste, sono le domande che mi faccio quando la tristezza e il dolore mi opprimono così tanto, da non farmi pensare a tutto il resto.

E mi viene voglia, di sapere tutto e potermene andare via. Magari di raggiungerli, ovunque loro si trovino e magari poterli abbracciare forte a me.

Nonna spesso mi guarda, e nei suoi occhi vedo uno strano luccichio, che associo alla tristezza per me e per il fatto che io sia sempre triste. Ma delle volte, mi sorge spontanea la possibilità che magari lei sia triste per altro.

Per un qualcosa, che magari le viene in mente e io gliel'ho ricordo.

Non saprei dire bene che cosa, ma è così.

"Mi ricordi tanto una persona, anche lei era forte dentro come te sai?"

Mi ha detto una volta, e nel farlo sulle sue labbra le era spuntato un sorriso triste, subito dopo lacrime amare le scesero dagli occhi. Mentre la sua mano mi accarezza, in modo dolce e amorevole la testa.

Un tocco quasi materno.

Un tocco, che non sentivo e nemmeno ricevevo, da così tanto che mi ero anche dimenticata di cosa si provasse a riceverlo.

Così caldo e leggero, che mi sfiorava la per in modo del tutto naturale e automatico.

Così bello e piacevole, che solo chiudendo gli occhi, si può percepire la sua intensità di dolcezza.

È la sua ogni singola volta nei miei confronti, è sempre infinita.

Lei e come la mamma, che non mai avuto e che non ho mai potuto incontrare. La mamma che mi ha lasciata da sola, in questo mondo che tutto ti porta via, e niente ti lascia.

La mamma, che mi era sempre mancata e forse non sarei mai riuscita ad incontrare.

La mamma, che probabilmente non si avvicina nemmeno per un soffio a quella che ho adesso, e che più di riservarmi dolore, amaro e sguardi vuoti altro non fa.

Lei non mi appartiene, così come io non appartengo a lei. E e devo essere sincera, non vorrei averla scelta io.

Vorrei la mia vera mamma, quella che sono sicura mi amava, mi voleva e mi ha desiderata, ancora prima che io fossi in fase di programmazione o di venire fuori e scoprire questo mondo.

 ZOEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora