Capitolo 20

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CARLA'S POV.

Quello che Brad aveva appena fatto per me era uno dei gesti più carini che mi erano stati dedicati. Non ero mai stata un ragazza capace di portare rancore e in quel momento provavo molte emozioni, ma nessuna di esse era rabbia o odio. Era la stessa sensazione di quando da bambina ti cadeva una pallina di gelato e qualcuno era pronto a regalarti il una delle sue. Ti sentivi speciale e vedevi quella persona come se fosse l'unica a renderti felice. Ecco, quella cosa la stavo provando anche in quel momento,anche se era più grande almeno del triplo. Mi alzai dal tavolo, avvicinandomi alla finestra. Silenzio. Nessuno fiatava. I miei occhi non volevano spostarsi dai suoi, erano pronti a catturare ogni minimo movimento, ogni mima reazione. Sentii qualcuno sbuffare dietro di noi, una sedia che veniva trascinata e dei passi che mano a mano si allontanavano. Fui felice di vedere che si trattava di James che era appena andato via.

"Ti prego, dì qualcosa." Quelle parole sembrarano colpirmi come..come non so cosa. Mi ero persa dentro i miei pensieri, trascurando il riccio di fronte a me.

"Carla, dì qualcosa." Ancora quelle parole di prima, ma pronunciate con un tono molto più basso, quasi supplichevole. Cosa dovevo dirgli? Di solito riuscivo sempre a trovare le parole giuste per le varie occasioni, ma in quel caso no. Non avendo altre idee, mi allungai verso il ragazzo per abbracciarlo. Un abbraccio che valeva più di mille parole, uno di quelli in cui trovi la chiave della felicità. Brad ricambiò l'abbraccio, aumentando la sensazioni di benessere. Lo strinsi con tutte le mie forze, quasi per paura che potesse andar via. Sentivo il suo respiro caldo sulle spalle scoperte, le sue labbra posate sulla mia pelle abbronzata. Un bacio delicatò su di essa. Sorrisi, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Non sapevo per quanto sarebbe durato quel momento, per tal motivo decisi di gustarmente ogni secondo.

"Giovanotto, ti dispiacerebbe mollare la presa su mia figlia e spiegarmi giusto un paio di cose?" Mio padre aveva interrotto qualsiasi cosa si fosse instaurata in quel momento. Brad mi lasciò andare non appena sentii le parole di mio padre.

"Ehm.. io penso che forse dovrei a-andare.." Era così impacciato e imbarazzato in quel momento. Mi fece tenerezza.

"Oh no, non vai da nessuna parte. Adesso entri in casa, ti siedi e parliamo un pò." Il riccio annuì non molto convinto, avviandosi alla porta d'ingresso. Andai io ad aprire. Il ragazzo entrò velocemente, raggiungendo la sala da pranzo dove erano rimasti i miei, Sara e Connor. Mio padre non era un uomo severo, certo questo non significava che fosse stupido. Brad si sedette di fronte a mio padre, senza fiatare. Era teso, si vedeva. Mio padre lo scrutò per qualche minuto, poi parlò.

"Chi sei?"

"Bradley Simpson, signore." Mio padre annuì, assimilando quell'informazione.

"Bene. Cosa fai nella vita? Studi?"

"Sì, frequento lo stesso liceo di sua figlia. Stesso anno, stessa classe."

"Ma davvero? Mi sembri un pò grandicello però per avere solo sedici anni."

"Infatti ne ho diciannove. Sono stato bocciato più volte."

"Capisco. Come mai?"

"Lavoro. Canto in una band famosa, per questo non mi sono mai concentrato abbastanza nello studio."

"Tutto chiaro." Finalmente un sorriso. Uno che socurente aveva tranquillizzato il povero Brad.

"Quella canzone, l'hai scritta tu?"

"Oh sì! L'ho scritta io." Mio padre tirò indietro la sedia, poggiandosi sullo schienale. Qualche altro sguardo su Brad, poi portò lo sguardo su di me. Sorrise, facendomi cenno di avvicinarmi. Così feci, andando alla sua destra.

Hi Stranger, I'm a disaster. Can you love me?Donde viven las historias. Descúbrelo ahora