17.

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Gocce di pioggia le inumidivano il volto, mentre l'immagine di Francis si allontanava sempre di più, diventando invisibile.
L'aria le colpiva violentemente la schiena e scompigliava i suoi capelli.
Rouge stava cadendo da metri e metri d'altezza, ma non sentiva nessuna emozione: né paura, né dolore, il nulla.
Le ricordò di quando Chuya l'aveva salvata buttandola in acqua tempo prima.
Un sorriso amaro le spuntò sul volto. Ora lui non l'avrebbe salvata, né nessun altro.
Sarebbe finita così? Un volo da chilometri di altezza per poi sfracellarsi in terra, senza fare nulla, senza nemmeno provare emozioni?
Senza nemmeno combattere?
Strinse i pugni. Non poteva certo morire in quel modo orribile. Lei era la Fenice, la rinascita per antonomasia, e non voleva, non poteva lasciarsi andare così.
Chiuse gli occhi e sentì un formicolio farsi strada sulla sua spina dorsale, fino a fermarsi sulle scapole. Lì divenne un bruciore sempre più forte, come se ci fossero delle fiamme intorno alle sue spalle. Sentì un forte dolore nella schiena, tanto da far scendere qualche lacrima dai suoi occhi.
Cercò di urlare, ma sentì come una melodia, che somigliava al canto di un uccello, esploderle nelle orecchie.
Qualunque cosa stesse succedendo, il suo corpo stava agendo da solo senza obbedirle.
Ai bordi della sua visuale vide delle fiamme bruciare su qualcosa di bronzeo, ma non ebbe la forza di voltarsi a vedere meglio.
Iniziò a perdere lentamente velocità, come se qualcosa la sostenesse per impedire la caduta.
Qualcuno la stava salvando, qualcuno era lì per aiutarla.
Chiuse gli occhi e inclinò all'indietro la testa, lasciando che chiunque la stesse aiutando facesse il resto.
Non sentì altro che il rumore del vento e poi la sua schiena poggiò dolcemente contro il suolo.
Rouge aprì gli occhi dopo qualche istante, ritrovandosi a fissare le nuvole.
Provò a trattenere il respiro per una manciata di secondi, per controllare che i suoi polmoni funzionassero ancora, e sorrise quando constatò che era così.
Rimase ancora ferma, finché una voce non chiamò il suo nome e lo sguardo preoccupato di Chuya non apparve nel suo campo visivo.
<<Stai bene?>> La aiutò a mettersi seduta, poi la abbracciò.
Aveva visto da lontano che Francis l'aveva lanciata fuori dalla Moby Dick e temeva che si fosse schiantata al suolo.
<<Sto bene.>> Rispose lei ancora incredula. <<Mi hai aiutato tu, dopotutto.>>
Lui si staccò dall'abbraccio. <<Eh? Non ho fatto niente.>>
Lei si guardò intorno confusa, poi capì.
Era stata lei. Si era salvata da sola, non sapeva come, ma ci era riuscita. Era viva, grazie a sé stessa.
Si alzò velocemente e volse lo sguardo al cielo: la Moby Dick volava su di loro, poi notò due figure che correvano su di essa.
<<Quello è Akutagawa?>>
Chuya annuì. <<Lui e la tigre sono andati lì per combattere Francis.>>
Rimasero entrambi con lo sguardo in alto, a ammirare la nave.
La mano di lui scivolò dolcemente su quella di lei e la strinse, ottenendo una stretta di ricambio che lo rassicurò.
Non c'era molto che potessero fare, se non guardare la Moby Dick e aspettare in silenzio che succedesse qualcosa, che arrivasse un segno della sconfitta di Francis.
Sembrarono passare anni, quando erano forse una trentina di minuti o poco più, in cui c'erano solo loro due, la nave e tanta speranza.
Poi qualcosa accadde. Un boato, seguito da una forte luce, esplose nel cielo.
Tutto sembrò fermarsi per qualche momento, perfino l'aria sembrava ferma, anche lei in attesa e troppo impaurita per muoversi. 
Ma poi le nuvole si mossero, correndo via con il vento e facendo spazio al sole che colorava il cielo di arancione.
La Moby Dick stava perdendo velocità, atterrando verso terra.
<<Chuya...>> Sussurrò lei
<<Sì.>> Le regalò un sorriso carico di gioia. <<La Guild é stata sconfitta.>> 
Urla di euforia esplosero nell'aria, seguite da risate di trionfo.

..
Mori alzò il bicchiere colmo di vino e lo stesso fecero le persone nel suo ufficio.
Ozaki seduta composta sulla poltrona e Chuya e Rouge in piedi.
<<Un nemico in meno, signori e...>> Sorrise alla rossa <<Un membro in più.>>
Quattro bicchieri tintinnarono allegramente e si aprì il brindisi.

Fuori dall'ufficio, Rouge mise le braccia intorno al collo del partner.
Chuya la guardò, ammirando le gote rosse di alcol e gli occhi contenti.
Erano di fronte alla stanza di lui. Guardò il suo largo letto, poi Rouge e sorrise.
Sapeva perfettamente come concludere la serata.

Sorrise, ammirando l'istantanea che aveva in mano. L'aveva guardata diverse volte dal momento in cui l'aveva scattata e ogni volta sembrava più vivace.
Si avvicinò al telefono sulla sua scrivania, sapendo che numero comporre.
Bastarono pochi squilli, poi una voce roca gli rispose.
<<Sì?>>
<<Maestro, sono io. Non sa cosa ho visto, è assurdo...>>
<<Arriva al sodo.>> L'uomo dall'altro capo sbuffò seccato. <<L'ho trovata. La Fenice è qui a Yokohama. Ho anche una foto.>>
L'anziano ora sorrise.
<<Ottimo. Sei stato bravo, verrai premiato. Ora contatta gli altri, ci incontreremo la settimana prossima nel solito posto.>>
Quando la telefonata si chiuse, entrambi sorrisero trionfanti.
Chi da un lato si era rimesso a pulire i bicchieri del suo bar e chi continuava a rimirare la foto.
La foto di una giovane donna con i capelli rossi, che si librava in cielo grazie a due grandi ali di fuoco.
La Fenice, il loro obiettivo.

Spazio autrice:
SCONFITTA LA GUILD YEE
Ma non posso lasciare i due rossi senza problemi quindi ecco altri nemici :D
Alla prossima!

Inflamatus| Bungou Stray DogsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora