prologo

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“Devi andare” mi dice ancora una volta, mentre io continuo a fissare il viale che porta alla casa di mio padre. “E invece non devo” mi volto verso di lui che ha gli occhi piantati sulla strada davanti a noi. Non posso vedere la sua reazione, siamo immersi nel buio, ha spento i fari almeno cento metri prima di arrivare e la strada che porta a casa Johnston è isolata e senza illuminazione. “Shane…” Mi riprende come se fossi suo fratello minore. “Smettila di trattarmi così” lo fermo prima che vada avanti. “Così come?”“Sono cresciuto, so badare a me e so prendere le mie decisioni.”“Come quella di ubriacarti nel mio locale?”“Non mi sembra ci sia molta scelta a Letterfrack, ma se ti dà così fastidio cercherò di organizzarmi in altro modo.”“Che vuoi dire?”“Che forse è arrivato il momento di cambiare locale.” Stringe forte la mascella. “O forse dovresti smetterla di ubriacarti.”“O forse ho un motivo valido per farlo.” Sento il suo respiro riempire l’abitacolo e togliere aria a me. “Non sono tuo fratello.” Lo ribadisco ancora una volta sperando che prima o poi capisca che sono adulto e che so quello che voglio. E quello che voglio è la stessa cosa che volevo quattro anni fa e che lui continua a negarmi. “No che non lo sei, ma sei suo amico. E mio amico.”“Tu e io non siamo amici.” Mi guarda corrucciando la fronte. “Non lo siamo mai stati.”“Che diavolo stai dicendo?”“Io non voglio essere tuo amico.” Scuote la testa e poi guarda di nuovo davanti. Ha un problema con il guardare le persone lui o almeno ce l’ha con me. E ha anche un bel problema con se stesso, con l’ammettere che non è come tutti credono e che non è neanche come lui credeva. E ha un problema ancora più
grande ad accettare cos’è diventato per me negli anni. “Non…” Respira a fondo, gli costa tutto il fiato che ha in corpo andare avanti. “Possiamo.” Persino il sangue che mi scorre nelle vene trema insieme alla sua voce. “Lo capisci che è assurdo?”“Perché?” Stringe le mani intorno al volante e poi vi posa sopra la testa. “Non vado bene per te, sei poco più di un ragazzo.”“Ho superato la maggiore età da un pezzo.”“Non hai… Esperienza.”“Vuoi dire che non possiamo perché non sono stato con nessun altro?”“Voglio dire che sei giovane, che hai tutta la vita davanti per trovare qualcuno.”“Magari l’ho già trovato.”“Non sono io quello che vuoi.”“Non puoi saperlo.” Solleva la testa e prende un profondo respiro. “Non sei quello che voglio io.”
Ci prova e io lo lascio fare, perché ha bisogno di continuare a mentire a se stesso, ma non può mentire a me, è questo che lui non ha ancora capito. Perché lo so cosa prova quando lo tocco e lo sento come trema quando a toccarmi è lui. Ma non posso fare la figura del ragazzino, né del coglione, quindi incasso restando saldo sulle mie gambe e gli do quello che vuole. “Chiaro.” Ostento una durezza che non ha mai fatto parte di me e a cui mia madre e mia sorella non crederebbero, ma l’importante è che ci creda lui. “Tutto chiaro, amico” la vomito quella parola con tutto il dolore che porta con sé, ma l’ha voluta lui e sarà l’unica cosa che avrà. “Ci vediamo” apro lo sportello e metto un piede fuori dall’abitacolo; mantenere l’equilibrio sulle mie gambe è molto più difficile e non a causa dell’alcol o della mia presunta sbronza. Lo richiudo e faccio alcuni passi maldestri verso il viale che porta a casa. “Domani?” La sua voce mi percuote con forza alle spalle. Lo devo prendere quel respiro per evitare di collassare sull’erba, capite? Mi volto lentamente, lui è fuori dalla macchina, il braccio poggiato sul tettuccio, l’espressione di chi ha il terrore di perdere ogni cosa. “Ci vediamo…Domani?”Ora respirare diventa impossibile anche se sono all’aria aperta. Mi sta chiedendo di rassicurarlo, di dirgli che nonostante il suo rifiuto io sarò lì, come tutti i giorni, a fingere che lui non mi abbia mai toccato, che non sia mai stato con me, che non mi abbia mai baciato e che non mi abbia mai amato. Mi sta chiedendo di continuare a bruciare lentamente in questo inferno che è questa vita del cazzo che ci vuole amici e nient’altro. Mi sta chiedendo di non lasciarlo, anche se lui non può restare. “Come sempre, no?”Lo faccio. Devo. Non è che posso decidere di smettere di amarlo anche se lui non amerà mai me.

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