Guardo di nuovo l’orologio alla parete mentre poggio due boccali di birra davanti a due dei nostri clienti abituali e poi do un’altra voce in cucina, per fare in modo che le loro ordinazioni vengano preparate alla svelta. Sono con poco personale, è solo giovedì sera, di solito non abbiamo bisogno di molto aiuto, ma Brian non si è fatto ancora vivo, aveva un impegno, ha detto, ma sarebbe tornato in tempo per fare in modo che io mi prenda qualche ora libera come gli ho chiesto. Non lo ha stupito la mia richiesta. Dice che mi vedeva strano in questo periodo, più incazzoso del solito, e che ha capito subito che avevo un problema di letto, ma non ha parlato per paura di prendersi un pugno in faccia. Be’, almeno su questo aveva ragione. Si è detto felice che io abbia deciso di uscire un po’e dedicarmi ad altro, così magari sarò meno rompipalle e meno nervoso. Dice che un paio di scopate mi restituiranno il mio sano malumore, quello a cui lui e tutti sono abituati, perché come sono adesso sono ingestibile. L’ho lasciato parlare senza reagire solo perché se lo avessi fatto lo avrei pestato a sangue, e poi avrei dovuto portarlo all’ospedale e avrei dovuto rimandare questa cosa con Shane. Non che l’idea non mi abbia sfiorato, almeno una decina di volte solo nelle ultime ore, da quando gli ho mandato un messaggio per chiedergli se stasera gli sarebbe andata bene, perché non è che sappia cosa fare o come comportarmi in una serata del genere, senza contare che non ho idea di dove ci porterà questa cosa, ma l’ho deluso così tante volte, l’ho portato a non aspettarsi niente né da me né da nessuno e non mi piace come mi ha fatto sentire. So benissimo che non posso dargli altro se non incontri clandestini e tormenti infiniti, ma sono egoista e non posso fare a meno di lui, quindi se una cena è quello che serve per mantenere il nostro precario equilibrio ancora in piedi, sarà quello che avrà. E so anche che sono stato io solo la settimana scorsa a dirgli che questa cosa doveva finire, ma ero incazzato e anche un bel po’spaventato. Nessuno sa di noi e soprattutto, nessuno sa di me e sapere che Brennan ha scoperto tutto e che Ellie sospetta qualcosa, mi ha mandato fuori di testa. Non sono tranquillo con il fatto che qualcuno sappia, qualcuno tra l’altro che non è capace di mentire e che potrebbe metterci nei casini da un momento all’altro, ma non vederlo, non potergli neanche parlare mi ha lentamente distrutto ed è qualcosa che non ho intenzione di ripetere. “Che ci fai qui?”Una voce mi chiede, al che mi giro verso il bancone. “Non dovresti essere che so…A casa a prepararti?”“Di che cazzo stai parlando?”Chiedo a Brennan che intanto si è seduto su uno sgabello libero. “Niente, non stavo dicendo niente. Sono venuto solo per una birra.”Gliene verso veloce una e gliela sbatto davanti, facendone rovesciare un po’sul bancone. “Che modi”si lamenta. “Bevi e chiudi la bocca.”“Come faccio a chiudere la bocca se devo bere?”“Visto com’è nervoso?”Sullivan senior dice a due sgabelli da lui. “Pensa che mi ha portato gamberi e calamari.”“E allora?”Gli chiedo. “Non glieli avevo neanche chiesti e non avevo fame.”“Però mi pare che tu li stia mangiando.”“E che dovevo fare? Dirti che avevi sbagliato così mi ritrovavo un piatto spaccato in testa?”“Che esagerato!”“Devo convenire con Andy”Alex si rivolge a lui. “Non ti avrebbe mai spaccato un piatto sulla testa.”“Grazie, ogni tanto ragioni.”“Semplicemente perché avrebbe provocato del sangue e lo sai che Veldons non ama spargimenti nel suo locale.”“Potrei fare un’eccezione per entrambi proprio stasera.”“Non puoi, potresti macchiare la tua maglietta e credo che tu non abbia il tempo di andarti a cambiare.”“Perché? Dove deve andare?”Sullivan chiede curioso ad Alex. “Te ne vai o devo davvero mostrarti che posso spaccarti il cazzo che mi pare su quella testa di cazzo?”“Me ne vado, me ne vado”prende il suo boccale e il suo piatto. “Che modi.”Si allontana verso un tavolo dove si siede dopo avermi lanciato un’occhiataccia. “Se continui con il tuo buonumore non ti resterò che io, lo sai?”“Che culo”dico, guardando di nuovo l’orologio. “Nervoso?”“Che diavolo vuoi, Brennan? Chi ti ha mandato?”“Merda! Lo sapevo che mi sarei fatto beccare subito, glielo avevo detto che non sono capace di fare il ruffiano!”“Di che stai parlando?”“Oh…Quindi tu non avevi capito.”“L’unica cosa che ho capito è che stai per fare la fine che spettava a Sullivan.”Alex sbuffa. “E va bene, sono venuto per te.”“Per me.”“Per vedere come te la cavi, ecco.”“Come ogni sera, Brennan, lavoro in questo locale da vent’anni.”“Non parlo del lavoro ma di quello che…Ehm…Ti aspetta fra un po’.”Lo guardo scrutando la sua espressione. “A tal proposito, davvero esci così?”Mi guardo e poi torno a guardare lui. “Non so come funziona tra…”Si avvicina e mi parla all’orecchio. “Uomini.”Salto su subito. “Ma io almeno mi cambierei maglietta, soprattutto se la indossi da stamattina.”“Non hai una casa da costruire? Chi cazzo ti ha mandato?”“Ellie”dice con nonchalance. “Lei è da Shane. Se ti può essere d’aiuto…”Si guarda intorno ma al bancone non c’è nessuno. “Era nervoso anche lui.”“Che stronzate”dico cercando di scacciare il pensiero di lui nervoso all’idea di vedermi. “E quindi mi ha dirottato qui per vedere come te la cavavi.”“Sai, Brennan, non mi sei mai piaciuto, ma ora mi piaci ancora meno.”“Mica devo piacere a te.”“Non ho tempo da perdere con le tue manie, devo servire quei tavoli laggiù.”“Ci può pensare qualcun altro a quelli, noi concentriamoci sulla serata.”“Mi vuole così male Ellie per mandarmi te? Non ero il suo barman preferito?”“Al contrario”dice con la faccia di uno che sa troppo e che non dovrebbe sapere. “Non starò qui ad ascoltarti, non sono affari tuoi e neanche di Ellie.”“Hai ragione, ma vedi, Shane è suo fratello ed è il mio quasi cognato.”“Stai attento a quante volte e per quanto tempo usi quel quasi, Brennan.”“Non cambiare discorso.”Alzo le mani innocente. “E tu, invece, sei uno dei miei più cari amici.”“Sono uno dei tuoi soli amici.”“Dettagli.”“E quindi cosa credi di fare?”“Assicurarmi che nessuno si faccia male”e stavolta il suo tono è serio. “Sai, è stato uno shock sapere che Shane, be’…”Scuoto la testa contrariato. “E che tu, poi…”“Hai finito?”Gli chiedo nervoso. “Nessuno dei due si è fidato degli amici, di me. Perché?”Chiede semplicemente, perché è di Brennan che parliamo e lui è così, è sincero ed è buono e soprattutto, ha una sensibilità che molte persone non riescono a capire. “Forse perché pensavo che sarebbe sparito tutto.”“Cosa?”“Me, lui…”Scuoto la testa. “Questa cosa…Speravo che non parlarne non l’avrebbe resa reale.”Alex annuisce lentamente. “Potrebbe avere un senso.”Sorrido amaro. “Solo tu potresti trovarci un senso.”“Be’, accontentati”si alza in piedi e posa le mani sui fianchi. “Allora vogliamo fare qualcosa?”Mi squadra. “Ti preoccupa così tanto il mio aspetto?”“Non è una questione di aspetto, è più una dimostrazione.”“Di che cazzo parli?”“Dimostrare che ci tieni, che eri nervoso all’idea e che vuoi fare una buona impressione.”“Dimentichi una cosa, Brennan, che ci conosciamo da trent’anni.”Lui mi sorride. “Ed è questo il punto.”“Io non ti seguo più, ci rinuncio.”Poggio le mani sul bancone e abbasso la testa, lo sguardo mi cade sulla mia maglietta, maglietta che ho indossato stamattina, è vero, e che forse avevo addosso anche ieri, non me lo ricordo, non sono uno che bada a queste cose. Non mi è mai importato. Mi risollevo lentamente e lo guardo. “Dici che è meglio una camicia?”Sorride con tutto il viso. “Ora iniziamo a ragionare.”“Non so perché lo sto facendo”dico onesto e anche un po’in imbarazzo, fino a pochi giorni fa nessuno sapeva che fossi gay e ora Brennan mi dà consigli per un appuntamento. “Perché ci tieni.”“‘Fanculo”dico tra i denti. “Non c’è di che”risponde lui fiero. Avrei dovuto pestarlo prima. “Credo di avere un paio di camicie nel retro”cedo, perché tutto sta cedendo intorno a me e non ha senso continuare a restare in piedi da solo. “Ieri ho ritirato i vestiti dalla lavanderia e li ho dimenticati qui.”Si sfrega le mani. “Fammi strada.”“Sei un idiota”gli dico, dirigendomi all’estremità del bancone e sollevando il legno per farlo passare. “E tu sei fottuto.”Lo guardo mentre mi raggiunge dall’altra parte. “Questa cosa, come ti piace chiamarla, ti ha fregato alla grande.”“Ma non poteva toccare a me Ellie?”Mi lamento precedendolo verso il retro del locale. “Ah no, lei meglio che resti dove sta che quell’altro è di sicuro più fottuto di te.”Non gli rispondo perché non credo che abbia davvero capito fino a che punto può fottersi con le sue stesse mani un uomo come me, che non ha mai avuto niente nella vita di più bello di un uomo come lui, e che non sa come tenerselo stretto senza fargli del male e farne a se stesso.
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The First Man
RandomShane Sapete cosa vuol dire vivere come vivo io? Essere costretto a non guardarlo, non toccarlo, non restare da solo con lui nella stessa stanza. Non cercarlo, non volerlo. Non amarlo. Sapete cosa vuol dire fingere per tutta la vita di essere un a...