La domenica pomeriggio vuol dire GAA e vuol dire rotture di coglioni. Faccio del mio meglio per mandare giù questi ritrovi ma non amo le chiacchiere e non amo prenderne parte, di solito mi limito a prendere ordini e servire, al massimo prendo per il culo Brennan o Reid, ma oggi sono più inquieto del solito e tendo l’orecchio verso ogni discussione per paura di essere io l’oggetto del pettegolezzo. Sembra stupido, alla fine nessuno ha fatto capire di sapere qualcosa su di me o su di noi, ma Brennan ed Ellie, Sullivan e chissà chi altri ancora, non ci vorrà molto perché la voce si sparga e non so cosa accadrà quando lo sapranno anche Reid e Brian. Potrei perdere tutto in una manciata di secondi, ne sono consapevole e la cosa mi fa paura, ma mi spaventa di gran lunga di più una vita senza di lui. “Rilassati”una voce a me familiare mi dice dal bancone. Lo guardo. Lo faccio, sì, e non mi frega un cazzo se qualcuno può accorgersi di quanto io tenga a quest’uomo. “Siamo alle solite, una caotica domenica pomeriggio al Veldons a parlare di sport.”“E tu che ci fai qui se non ti interessa lo sport?”Si guarda intorno e poi a bassa voce mi dice: “Il tipo con cui mi vedo”. “Un appassionato di sport?”“Nah. Gestisce questo posto.”Appoggio i gomiti sul bancone e mi protendo verso di lui. “Te la fai con un barista, quindi.”“Una cosa del genere.”“E com’è farsela con un barista?”Ride e si morde un labbro, devo tenere a freno tutti i miei istinti per non saltare su questo bancone e morderlo io fino a sentirlo sanguinare. “Eccitante”dice, con la chiara intenzione di provocarmi. “Sudato e…Rude.”“Rude?”Chiedo divertito. “Decisamente rude.”“E ti dispiace che sia così?”Scuote la testa e smette di ridere mentre io smetto di respirare. “A me piace esattamente così com’è.” Shane torna al locale per ora di cena. Si è seduto al bancone come se nulla fosse e si è messo a parlare con i clienti abituali come se niente tra di noi fosse cambiato. Eppure è cambiato tutto, non lui, lui è sempre il solito Shane, quello che tanti anni fa ha deciso che dovevo essere suo. Io lo sono invece, cambiato, non di certo all’esterno e non per gli altri, ma per lui, con lui, mi sento un altro e credo sia qualcosa di irrimediabile e che provocherà un danno enorme che non tarderà ad arrivare. “Brian ha un appuntamento”gli dico, quando gli porto il suo piatto. Mi ringrazia con gli occhi e poi beve un sorso della sua birra. “Tocca a me chiudere.”Infila la forchetta nella sua insalata e poi mi guarda. “Non vado da nessuna parte, Veldons. Scordatelo. Il mio posto è qui.”Scuoto la testa contrariato. Allunga una mano sul bancone e io tremo all’idea che possa sfiorarla, qui, davanti a tutti, nel mio locale, mandando a puttane le nostre vite con un solo semplice gesto; ma non lo fa, la tiene lì, ferma, accanto alla mia, in attesa che sia io a dargli il consenso. Non posso farlo, Shane. Non ancora e non in questo modo. “L’unico posto in cui voglio stare sei tu, fottuto idiota”dice sicuro come lo è stato in tutti questi anni. E tu per me sei l’unico che esiste. “Smettila di fare quella faccia, nessuno si chiederà perché sono rimasto fino alla chiusura.”“Non sto facendo nessuna faccia”mi difendo. “E poi non è mica la prima volta.”“Non sono preoccupato per quello”dico, mentre alzo una sedia su un tavolo. “E allora quale diavolo è il tuo problema?”“Ti ho già detto che non è un problema.”“Siamo alle solite, Veldons?”Lascio perdere le sedie e lo guardo, lui, così bello e allegro, in questo buco di locale, nella mia vita di merda, con me. “Non c’entri niente tu con me.”Glielo dico e basta perché questa cosa mi sta logorando. “Cosa…”“Qui”allargo le braccia. “A sistemare tavoli, a raccogliere bicchieri. Non ci sarà mai niente di più di questo e non posso pensare a te vivere così…”Scuoto la testa mentre mi guarda confuso. “Cosa ci fai tu qui con me, Shane?”Rilassa il viso e mi regala un sorriso triste. “Questo pensi? Questo è il motivo per cui continui ad auto sabotarci?”“Ci sono milioni di motivi per cui tu e io non dovremmo.”“Cosa?”Si avvicina lentamente. “Vederci? Scopare?”Si ferma davanti a me e solleva una mano sul mio viso, chiudo appena gli occhi per assorbire tutto il suo calore e la sua forza. “Stare insieme?”Respiro a fondo per assimilare le sue ultime parole poco per volta. “Cos’è che ti frena di più? E non dirmi che si tratta di Reid, perché non credo che sia solo quello il problema.”“Avrei dovuto dirglielo subito, tanti anni fa.”“Avremmo dovuto”mi corregge. “Era compito mio.”“Non è tutta una tua responsabilità, sai? Il fatto che Brian sia un idiota, che io sia gay, che il mondo sia una merda, che io sia innamorato di te.”“Non dirlo, ti prego.”“Perché?”“Potresti avere altro. Tanto altro.”“E cosa me ne farei se non posso stare con te?”“Vuoi davvero questo? Un barista mezzo fallito che non avrà mai il coraggio di farlo?”“Di che parli?”“Io non sono come te, Shane. Non ho la tua sicurezza, non ho la tua testa, il tuo carattere e…”Respiro. “Non puoi fare sul serio.”“Ti avevo chiesto di non provare a scegliere al posto mio”dice duro. “Lo so, ma…”“Ma basta, Andy. Okay? Ci abbiamo provato per tanti anni. Non ha funzionato.”Lo guardo in tormento. “A questo punto, o ci rassegniamo a noi e ne accettiamo le conseguenze oppure…”“Cosa?”Chiedo agitato. Shane mi guarda serio. “Oppure ci salutiamo per sempre.”“Non esiste”dico subito afferrandolo per la maglietta e portandolo da me. “Sei un bastardo, Johnston.”Shane sorride soddisfatto. “Ho imparato dal migliore.”
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The First Man
RandomShane Sapete cosa vuol dire vivere come vivo io? Essere costretto a non guardarlo, non toccarlo, non restare da solo con lui nella stessa stanza. Non cercarlo, non volerlo. Non amarlo. Sapete cosa vuol dire fingere per tutta la vita di essere un a...