54 Andy

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Accompagno l’ultimo cliente poco gentilmente alla porta e attendo che salga sul taxi, agitando in aria le chiavi dell’auto che gli ho requisito e che non gli restituirò prima di domani alle due, dodici ore dovrebbero essere sufficienti per smaltire la sbronza. Resto a guardare il taxi allontanarsi nella notte appoggiato contro la struttura esterna dell’ingresso del locale mentre sento il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Lo prendo e guardo il display senza rendermi conto che sto già sorridendo, ma è quando leggo il banner che vi appare che mi ritrovo a dover controllare il mio stesso respiro. Torno all’interno e mi reco veloce verso il retro del locale, poggio il palmo sul metallo della porta e poi faccio scattare il chiavistello, solo per poter vedere il suo viso parzialmente illuminato dalla luce della luna e il suo sorriso a mezza bocca che m’incendia il petto in un istante. “So che sei solo”mi dice sicuro. “E io so che lo sai”gli rispondo rilassando appena la tensione che sento nelle spalle. “Sai anche perché sono qui?”Prendo quel respiro che mi serve per restare a galla e poi lo guardo negli occhi. “Se ti dicessi che speravo che venissi?”Il suo sorriso si apre completamente arrivando fino agli occhi. “Ho aspettato tanto che me lo dicessi.”Tento di mascherare quella fitta di dolore che mi sorprende e vado avanti, perché ormai non sarebbe più possibile tornare indietro. “Mi dispiace ci sia voluto così tanto per rendermene conto.”Scuote piano la testa e fa un passo in avanti, non mi muovo dalla mia posizione, lascio che il suo petto sfiori il mio e che le sue mani scivolino dietro la mia nuca. Respira sulla mia bocca e poi di colpo mi riporta in vita. “L’importante è che tu lo abbia fatto, di tutto il resto non mi frega un cazzo.”E quando mi spinge verso l’interno con il suo corpo e con la foga della sua bocca, non frega un cazzo di niente neppure a me. “Ho aspettato fino all’ultimo cliente, non ne potevo più. Credevo di impazzire.”Afferro il suo viso tra le mani e lo tengo fermo contro di me. “Dovevo vederti”mi bacia ancora, poi scende lentamente lungo la linea della mascella. “Toccarti”le sue mani mi lasciano andare e percorrono veloci il mio torace, mentre la bocca scivola lungo il collo. Arriva alla cintura dei miei jeans e sospiro involontariamente di attesa, e quando la sua mano si sposta sul mio cazzo duro il mio lamento diventa quasi una preghiera. “Aspetta”lo prendo per le spalle. “Non mi fermerò, non pensarci neanche.”“Ho lasciato la porta del locale aperta.”Sbuffa ma si scosta da me e mi lascia libero. “Dammi trenta secondi”gli dico, prima di correre verso la sala e verso la porta, giro il cartello e poi chiudo a chiave e quando mi volto di nuovo, trovo Shane in piedi dietro al bancone, una spalla appoggiata contro la porta che dà sul retro. Nei suoi occhi una luce intensa e abbagliante che sarebbe capace di dare fuoco a questo locale per intero con una sola scintilla. “Sai”dice, mentre mi avvicino a lui. Si stacca dalla parete e poggia una mano sul bancone, facendola scivolare lungo il legno. “Mi è sempre piaciuto.”Arrivo accanto a lui e si volta con il busto verso di me, infila le dita nei passanti dei miei jeans e mi avvicina. Dischiudo le labbra nel momento in cui la sua lingua scivola nella mia bocca e poi gemo al sentire il suo cazzo premere contro il mio. “Ah sì?”Ansimo sulle sue labbra. “Ho sempre sognato di scoparti contro questo bancone.”La sua voce s’infila in ogni vena, mentre la sua mano va ad afferrare la mia erezione al di sopra dei jeans. La stringe e poi mi dice: “Credo che qualcosa del genere lo abbia sognato anche tu”. Il mio cazzo si tende all’istante facendolo sorridere soddisfatto. Le sue labbra sfiorano il mio orecchio e poi il suo alito caldo confonde tutti i miei sensi, mentre le sue dita slacciano piano i bottoni dei miei jeans. La sua mano all’interno, a muoversi lentamente lungo la mia erezione. Mi accascio contro la sua spalla, Shane fa scendere i miei jeans quel poco che basta per prenderla nel suo palmo, il pollice a massaggiarne la parte più sensibile. “Oh dio”mordo la sua spalla per evitare di piagnucolare come un idiota, ma la verità è che Shane sa come toccarmi, sa quando farlo e sa come portarmi a un passo dalla fine. Il suo viso mi spinge ad alzare il mio e poi la sua bocca divora la mia senza alcuna via di scampo. Mi spinge con il suo corpo contro il bancone e quando la mia schiena lo sfiora, il suo bacio diventa più profondo, più disperato e più eccitante. Mi afferra per i fianchi e mi fa voltare di schiena, le mani si posano sul legno, le sue a coprirle, mentre il suo cazzo preme impaziente contro le mie natiche. Spingo il bacino all’indietro e lui stringe la presa sulle mie dita. “Dio, Andy…”Mi volto appena e lui cattura le mie labbra fra i denti. “Non devi aspettare”gli dico prima che la sua lingua torni a soffocarmi. Un altro bacio del genere e le gambe non mi reggeranno più in piedi. “Torno subito”mi dice, dirigendosi veloce verso la stanza nel retro dove sa cosa cercare e dove trovarlo. Resto in piedi con le mani poggiate sul bancone, con le ginocchia che minacciano di cedere e con l’ansia dell’attesa che tenta di farmi fuori prima di poterlo sentire di nuovo dentro di me. Shane torna da me in pochi minuti, non ho idea di quanti ne siano passati in realtà, il tempo sembra essersi fermato così come il mio respiro, come ogni volta che siamo insieme e io provo a frenare tutto per tenerlo con me il più a lungo possibile; ma non ci riesco mai, non sono in grado di fermare il tempo né di fermare lui, e ogni volta ritornare alla realtà fa più male della volta precedente, ma ora no, ora non voglio fermare nulla, non ci voglio provare, voglio vivere questa cosa e voglio viverne una nuova domani e una ancora diversa il giorno dopo, e voglio quest’uomo, con me, ogni fottuto giorno della mia vita, e troverò un modo per trattenerlo, senza che nessuno di noi si faccia male o ne faccia ad altri.

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