3 Shane

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Non mi costa presentarmi al Veldons il lunedì a pranzo come se nulla fosse. Non mi è costato negli ultimi quindici anni e non inizierò a farmene un problema adesso, neanche dopo il nostro sfortunato incontro di ieri sera e nonostante sia di pessimo umore dopo aver avuto l’ennesima bidonata da qualcuno che neanche conosco, selezionato per me da qualche algoritmo mal funzionante di un sito di merda di incontri. Perché usare un sito del genere per incontrare qualcuno? Avete idea di dove vivo? Abito in una cittadina di 192 abitanti. Sì, avete capito perfettamente. E ci conosciamo tutti. Di tanto in tanto abbiamo dei forestieri e anche loro, credetemi, vengono individuati immediatamente: non è che tu possa nasconderti a Letterfack, il solo modo per sparire è farsi seppellire tre metri sotto terra ma anche lì ho qualche dubbio sulla riuscita dell’impresa. L’unica cosa che movimenta la nostra cittadina è la distilleria Johnston. Il cognome vi è familiare? Certo, è il mio. Che culo, vero? Parliamoci chiaro, non lo rinnego né sogno di averne un altro, ma certe volte è davvero pesante da portare addosso, soprattutto quando è imperniato di tradizione fino all’ultima lettera. Non mi dispiace la tradizione, seguire le orme della famiglia, portare avanti il nostro nome e tutte quelle cazzate che mio padre srotola a tavola ogni volta che riusciamo a trovarci tutti insieme per cena, ma certe volte mi piacerebbe poter mandare affanculo tutto ed essere solo Shane. La distilleria, insieme al fatto che la cittadina è situata nel bel mezzo del Parco Nazionale del Connemara –che vuol dire anche nel bel mezzo del nulla –aiuta noi abitanti di Letterfrack a non essere isolati dal mondo, ad avere rapporti di tanto in tanto con qualcuno che non conosciamo dalla nascita o che non ci conosce da quando ancora ce la facevamo addosso. Le vecchie guardie di Letterfrack non amano i turisti o i distillatori che vengono da ogni parte per seguire uno dei nostri corsi di specializzazione, ma noi…Ehm, più giovani, apprezziamo eccome. In realtà potrei apprezzare la cosa se non fossi fermo sempre sullo stesso punto, se riuscissi a vedere oltre quello che ho davanti da quando sono nato, se potessi anche solo pensare di poter dedicare le mie attenzioni a qualcun altro. Ma tutti i miei propositi sapete dove vanno a finire? Nel cesso, ogni cazzo di giorno, non appena varco la soglia del suo maledetto locale. Locale da cui non possiamo stare lontani perché è l’unico vagamente decente in questa città. Locale da cui non posso stare lontano perché adoro farmi del male da solo. “Buongiorno, Veldons!”Saluto a gran voce sulla soglia prima di raggiungere il bancone ancora vuoto. Devo farlo, capite? Lo faccio da almeno quindici anni e non posso smettere. Non posso dare nell’occhio o destare sospetti. Mi siedo sul mio solito sgabello e poggio le mani sul legno. “Lo sapevo che sarebbe stata una giornata di merda, che ti avevo detto, Andy?”Brian dice a suo fratello che ci dà le spalle, sembra sia impegnato a lucidare lo scaffale dietro al bancone. “Come se le tue giornate potessero essere diverse”mio fratello Reid gli risponde a tono mentre si siede anche lui. “Con la faccia che ti ritrovi.”“Che ha la mia faccia?”Brian poggia le mani sul ripiano e si protende verso di noi. “Niente di anormale”dice Alex guardandolo. “La solita faccia di cazzo.”“Non molto diversa dalla tua, Brennan.”“E poi veniamo qui tutti i giorni, quindi le tue giornate partono già svantaggiate, primo per la tua faccia di cazzo”Reid continua mentre Alex se la ride. “Secondo perché sai che ti delizieremo con la nostra piacevole compagnia.”“Deliziare e piacevole associato a voi non si può sentire”finalmente Andy si volta. O forse dovrei dire purtroppo. Il confine è così sottile che non riesco a distinguerlo. “Ci mancava il vecchio saggio”Reid lo prende in giro. In effetti Andy è il più vecchio della compagnia, ma questo non vuol dire che sia anche il più saggio. Si avvicina al bancone e poggia le mani di fronte alle mie, le dita quasi si sfiorano. Se mi sta provocando per testare la mia resistenza o se sta cercando di mandare a puttane tutto in un lunedì mattina qualunque credo che dovrò scoprirlo da solo. Fisso le sue dita così vicine alle mie e penso che basterebbe solo un movimento maldestro, uno spasmo, un attimo di follia e sarebbero mie. E solo io posso sapere quanto mi manca sentirle. “E tu, Shane?”Qualcuno mi chiede e io mi strappo a malincuore da questo desiderio irrealizzabile. “Come dici?”“Che prendi?”Brian mi guarda corrucciando la fronte. “Stai bene?”“Sicuro.”“E allora cosa vuoi?”Cosa voglio non te lo posso dire, Brian. Perché siamo amici, perché ho promesso a tuo fratello tanti anni fa che avremmo continuato a esserlo tutti. Perché la sola cosa che voglio è anche l’unica che non posso avere. “Quello che ha preso Brennan”rispondo senza avere la minima idea di cosa sia. Brian sparisce nel retro, probabilmente per comunicare le nostre ordinazioni alla cucina, mentre Alex inizia a parlare con mio fratello di qualcosa riguardo i lavori alla nuova casa che sta costruendo per lui e mia sorella. Io non presto attenzione a quello che si dicono, anche se sono nel mezzo. Continuo a fissare le mie mani sul bancone ormai sole. “Tu sei allergico”la sua voce penetrante mi lacera le ossa. “Come dici?”“Hai ordinato lo Steak Burger.”Alzo la testa ma come sempre lui non mi sta guardando. “C’è il sesamo nel pane. E tu sei allergico al sesamo”sorride a mezza bocca sollevando appena gli occhi su di me. “A meno che tu non stia cercando di suicidarti nel mio locale.”“Io non ci ho pensato.”“Ti faccio preparare il pollo, quello con pesto e mozzarella. So che ti piace e magari non rischi la vita.”Sorrido d’istinto. “Ci proverai un altro giorno ad ammazzarti, possibilmente non qui e non davanti a me.”“Niente cadaveri al Veldons, giusto?”Abbassa lo sguardo sulle mie mani ancora nella stessa posizione e poi vi poggia una delle sue sopra. Non lo guardo mentre mi parla, sono troppo impegnato a fissare l’immagine più bella che abbia mai visto. “Non potrei sopportare che ti accadesse qualcosa.”Ora mi sarà difficile fare il coglione. Lascia andare lentamente la mia mano e si allontana; io pretendo che i polmoni si gonfino un paio di volte e poi mi giro verso sinistra, solo per rendermi conto che Alex mi sta fissando. Non gli chiedo cos’ha da guardare e lui non mi chiede che cazzo è appena successo. Entrambi sappiamo che è inutile. Entrambi sappiamo che il mio enorme e ingombrante segreto è appena diventato anche il segreto di qualcun altro.

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