A metà mattina sono costretto a lasciare il reparto per incontrare uno degli addetti al trasporto perché pare ci siano stati dei problemi con un carico. Non mi occupo personalmente di queste cose, abbiamo la squadra del controllo qualità per questo, ma sono io il responsabile dell’ultima fase prima che i nostri prodotti vengano imballati e caricati sui furgoni, quindi lo sono in parte anche di ciò che accade subito dopo e me ne assumo ogni conseguenza. Tra l’altro il reparto imballaggio è accanto al mio, quasi come se fosse un unico grande spazio aperto, impossibile non accertarsi che anche lì le cose siano sempre a posto. Non lo faccio solo perché il mio cognome è quello che è o perché qualcuno si aspetta che io sia attento e presente in ogni fase, non è solo un dovere, lo faccio perché tengo a questo marchio come se fosse impresso anche sulla mia pelle. Ci teniamo tutti in famiglia, forse non lo dimostriamo allo stesso modo, ma so che è così. Persino Ellie darebbe qualsiasi cosa per salvaguardare il nome Johnston e in fondo lo sta facendo, anche se non direttamente in azienda. Arrivo all’esterno e vedo un ragazzo seduto sul retro di un furgone chiaramente in attesa del sottoscritto. Mi avvicino socchiudendo gli occhi per via del sole del mattino che rompe sempre i coglioni e lui si mette subito in piedi. “Allora”dico scrutando una cassa. “Che problema abbiamo qui?”“Mi dispiace averla disturbata, magari è una cazzata.”“Averla…Chi?”
“Lei”dice osservandomi dubbioso. Mi guardo intorno e poi di nuovo lui. “Ti sembro così vecchio?”Gli chiedo, in effetti lui avrà almeno dieci anni meno di me. “Non volevo dire…Cioè io…”Ora sembra imbarazzato. “È che lei è…”“Non vedo nessuna lei qui”guardo il nome sulla maglietta. “Owen.”Si guarda d’istinto la targhetta e arrossisce. “Sei nuovo?”“Lavoro per la sua azienda da due settimane.”“Non è la mia azienda, è quella di mio padre.”“Ma lei è un Johnston”dice un po’a disagio riportandomi con la mente a un’altra discussione sul mio cognome avuta solo pochi giorni fa e di cui porto ancora i segni. “Io sono Shane”gli tendo la mano, la guarda un istante e poi la stringe. “Solo Shane.”“Shane”ripete sorridendo. Lascio andare la sua mano e poi guardo nel retro del furgone. “Allora, che problema abbiamo?”“Oh certo”si gratta la testa e guarda alle sue spalle. “Magari non è niente, ma meglio essere sicuri.”Si avvicina a una cassa e mi mostra il sigillo strappato. “Non ho voluto consegnarla, ho pensato che dovesse essere integra, che so…Una sorta di garanzia. Ho fatto male?”“No, Owen, hai fatto benissimo”mi avvicino e tento di sollevarla, ma lui mi afferra per un braccio. “Ah no, ci penso io.”“Sono capace di sollevare una cassa.”Mi squadra per bene e poi mi guarda negli occhi. “Ne sono sicuro”commenta e giurerei di sentire nel suo tono un’allusione vagamente sessuale. “Ma preferisco farlo io.”La solleva tendendo le braccia muscolose e si rivolge di nuovo a me. “Fammi strada, Shane.”Lo precedo verso il reparto e una volta all’interno gli faccio segno di lasciare la cassa in un angolo. Flette le ginocchia e senza alcuno sforzo posa la cassa sul pavimento, mettendosi subito dopo in piedi. “Da qui in poi ci penso io”gli dico, facendogli capire che il suo lavoro è terminato e che ora è solo un problema mio. Si guarda intorno e poi fa scivolare le dita tra i suoi capelli. “Così è qui che lavorano i pezzi grossi.”“Parli di me?”M’indico. “Immagino sia un lavoro importante il tuo.”“Tutti i lavori sono importanti quando fai parte di un’azienda come questa.”“Io ne faccio parte da poco ma mi piace, sì, insomma, sono tutti così gentili anche se non sono nessuno.”“Chi ti ha detto che non sei nessuno?”“Andiamo, sono solo uno degli addetti alle consegne.”“Solo?”Poggio una mano sulla sua spalla in segno amichevole. “Quello che fai è importante, come quello che facciamo tutti. Altrimenti quest’azienda non sarebbe quello che è, non ti pare?”“Immagino di sì.”Infila le mani in tasca e si guarda le scarpe. “Io non vorrei sembrare strano, ecco…Ma mi chiedevo, vado in pausa tra dieci minuti e pensavo che non so, magari, se devi andare in pausa anche tu…”“Oh”spalanco la bocca. “Non conosco nessuno e mangio sempre da solo e…”Scuote la testa. “Scusa, sembro un idiota, non farci caso, anzi, dimentica tutto, per favore. Tu sei stato così gentile e io cerco di abbordarti senza ritegno.”Abbordarmi? Quando cazzo è successo? “Probabilmente non sei neanche interessato all’articolo.”“Frena un attimo, mi sono perso sull’abbordarti.”Scoppia a ridere facendo cadere i capelli davanti alla fronte, poi solleva di nuovo la testa e mi guarda, l’imbarazzo c’è ancora ma sembra anche divertito. “Ti prego…”Alza le mani e poi se le porta sul viso. “Non so cosa mi sia preso, cosa mi abbia detto la testa.”“Ehi, non è successo niente, è tutto a posto.”“Non farmi licenziare.”“Licenziare? E perché dovrei?”“Non volevo dare per scontato che tu…Be’, che tu…Ti prego di scusarmi ancora.”“Cosa hai dato per scontato?”Respira pesante poi dice senza guardarmi. “Che tu potessi essere interessato.”“Interessato.”“A un tipo come me.”Si avvicina e dice sottovoce. “A un altro uomo.”“Oh…Io non…Avevo…”Balbetto sorpreso. “Non ho mai fatto una cosa del genere, ti prego di credermi.”“Okay.”“E tu sei simpatico, si vede subito.”“Be’, ti ringrazio.”“E ovviamente sei un bell’uomo”si morde appena il labbro e io mi ritrovo a sorridere lusingato dalle sue parole. “E ci ho sperato che potessi essere interessato. Non avrei dovuto correre così, andiamo, mi hai appena detto di chiamarti Shane!”“Non me lo avevano mai detto”lo blocco. “Cosa?”“Che sono un bell’uomo.”Ed è vero, come non ho mai ricevuto complimenti o attenzioni, non certo durante gli incontri casuali e non certo da lui. Ed è strano sentirsi così, come se qualcuno volesse davvero conoscerti e non solo portarti a letto. “E…Forse potrei essere interessato.”Mi trovo a dire, perché sono solo, sono stanco e ho questo peso sul petto che ho bisogno di lasciar andare, perché lui non vorrà mai quello che voglio io. Perché lui non mi ha chiesto di tornare. “Oh…Oh…”“Al pranzo.”Preciso. Non sono pronto per altro, neanche per il pensiero di altro. “Per adesso.”“O-okay.”“È solo che ora è tutto complicato.”“Va bene.”“Ma mi farebbe piacere andare a pranzo.”“Farebbe piacere anche a me.”“Conosco un posto”dico e fa male sul serio, ma è solo dolore e noi Johnston siamo capaci di sopportare qualsiasi cosa. “Il Lodge, ci sei mai stato?”
“Non sono di queste parti, ma mi fido. Ciecamente.”
Scoppio a ridere di nuovo. “Fammi strada, Shane.”
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The First Man
RandomShane Sapete cosa vuol dire vivere come vivo io? Essere costretto a non guardarlo, non toccarlo, non restare da solo con lui nella stessa stanza. Non cercarlo, non volerlo. Non amarlo. Sapete cosa vuol dire fingere per tutta la vita di essere un a...