“Se volevi venire al locale potevi chiamarmi.”“E perché avrei dovuto?”“Sei ancora convalescente.”“Sto bene e poi ho deciso di tornare al lavoro.”Andy incrocia le braccia sul petto. “Non fare quella faccia.”“Perché questa fretta?”“Perché non c’è motivo di stare ancora a casa.”“Non mi sembrava però, quando ieri sera mi hai pregato di darti un altro antidolorifico.”“Secondo te dovremmo intrometterci o far finta di niente?”Alex chiede a Brian. “Io vorrei non dover ascoltare queste cose neanche per sbaglio.”“Ci sono i tavoli da sparecchiare lì in fondo”Andy li indica. “E tu”si rivolge ad Alex. “Non hai un lavoro?”“Secondo te”Brennan parla di nuovo con Brian. “Mi sta dicendo in modo indiretto che devo togliermi dalle palle?”“Se vuoi posso dirtelo anche in modo diretto.”“Ho capito”Alex si alza. “Non sono il benvenuto.”“Sono due ore che sei qui.”“Come siamo esagerati…”Beve l’ultimo sorso e poi mette giù il boccale. “Ci vediamo!”Ci saluta con la mano e abbandona il locale. “Vado anche io”Brian dice imbarazzato prima di sparire veloce. Al bancone sono rimasto da solo, i clienti che vengono qui per pranzo sono già andati via ed è decisamente troppo presto per i primi ubriaconi della cittadina. “Sembra a disagio”Andy dice sofferente guardando il punto in cui Brian è sparito. “Credo sia normale.”“Sono tutti a disagio.”“Non è vero, sei tu che lo sei.”Lascia andare il respiro. “Ci vuole tempo.”“Reid non è venuto neanche oggi.”“Lo so.”“Non tornerà.”“Per lui di tempo ce ne vuole di più.”“Non mi perdonerà mai.”“Non c’è niente da perdonare, Andy.”Mi guarda preoccupato. “Gli ho detto la verità.”“Lo sospettavo.”“Non voglio più dire cazzate a nessuno.”“Hai fatto bene e ne sono felice.”“Questo non vuol dire che io sia pronto a…”“Cosa? Baciarmi in pubblico?”La risposta ce l’ha scritta sul viso e no, non ne sono deluso. So che non è per me, per noi, è un problema suo, è il modo che ha di tenersi fuori, al riparo da tutti, il modo di difendere se stesso dal mondo. “Non cambia nulla tra di noi se lo fai o meno. Non mi serve.”“Sei sicuro?”“Sì.”Poggia la mano sul bancone, accanto alla mia. La guarda per un po’e poi la sfiora. “Non voglio che tu ti accontenti.”“Io non mi sto accontentando, io ho esattamente quello che voglio.”Mi guarda. “Sul serio?”“Sì, fottuto idiota.”Lascio scivolare via la mano a malincuore e mi alzo. “Devo andare, ho delle commissioni da sbrigare.”“Vuoi che ti accompagni?”“No, posso fare da solo.”Sbuffa. “Sto bene, smettila.”“Chiamami per qualsiasi cosa.”Annuisco. “Ci vediamo, Veldons”dico avviandomi verso la porta. “Stasera?”Mi fermo di spalle. “Ci vediamo…Stasera?”Mi giro di nuovo verso di lui. “Questa è in assoluto la parola che preferisco di più al mondo.”“È appena diventata anche la mia.” Era da un po’di tempo che non venivo da Reid, di solito è lui a venire ai piani alti, così come li chiama, anche se la maggior parte delle volte lo fa insieme ad Alex prima di andare a pranzo. Reid è un grande lavoratore, serio, scrupoloso e rompipalle, ma i dipendenti lo rispettano quasi quanto rispettano nostro padre, rispetto che lui si è guadagnato negli anni e solo con il suo lavoro. Sarebbe facile pensare che per noi Johnston sia stato facile e che lo sia ancora, ma la verità è che nostro padre non ci ha regalato mai nulla e che il posto in azienda ce lo siamo sudato come tutti e che se ricopriamo dei ruoli di responsabilità è perché abbiamo lavorato sodo e lo abbiamo meritato. Non siamo mai stati i ragazzi viziati di papà che hanno tutto quello che vogliono, Reid poi, meno di tutti. Il più grande, il più responsabile, quello che doveva badare a noi, quello che doveva assicurarsi che noi non facessimo stronzate, così come diceva e a volte dice tutt’ora mio padre. Ci ha provato a starci dietro, da quando eravamo bambini. Ellie era la testa calda che non faceva che scappare, io quello che non ne combinava una giusta e che non prendeva nulla seriamente. Reid era semplicemente Reid, a lui toccavano le responsabilità, spesso anche nostre. Non è stato facile avere due fratelli come noi, non è stato facile impersonare il ruolo che gli è stato affidato ma ha fatto del suo meglio. E io non sono stato in grado di dirgli la verità. Quando mi vede arrivare è impegnato con i trasportatori del pomeriggio, sta discutendo con un paio di loro a voce alta, probabilmente li sta riprendendo per qualcosa, magari un buco in un sacco o che so io. Reid è estremamente pignolo riguardo i sacchi di farro che arrivano in azienda e siccome usiamo sempre quelli di juta perché, dice lui, è l’unico materiale che non ne altera il gusto originario, sono incidenti che possono accadere di frequente. Quando li congeda sbuffando mi faccio coraggio e lo avvicino. Nel reparto ci siamo solo noi, di solito i suoi collaboratori vanno via alle due, ma lui no, lui resta, anche se è il primo ad attaccare al lavoro. Reid arriva alle cinque in azienda e non va mai via prima delle cinque di sera. Non è certo il reparto più divertente il suo. “Sei già tornato al lavoro?”Chiede senza guardarmi. Tra di noi ora c’è questo. Domande di circostanza, sguardi a metà, parole ingoiate con la forza. Non viene a casa da me perché sa che c’è Andy, così come nostro padre non si fa vedere per lo stesso motivo. Ci pensa Ellie a fare da tramite. “Domani”rispondo sedendomi su un sacco mantenendomi il torace. “Non lì”mi riprende subito. “Hai ragione, il tuo amato farro”lo prendo in giro. “Le tue fottute costole”mi risponde a tono. Mi fa alzare porgendomi una mano e poi mi indica la sedia nel suo studio improvvisato su delle casse. Potrebbe avere una scrivania come tutti, ma lui è così, un po’rude come Andy, forse è per questo che sono tanto amici. “Se sei venuto qui per quello che penso…”“Sono venuto per parlarti di me.”Mi guarda rassegnato. “Avrei dovuto farlo tempo fa, spero di non essere troppo in ritardo.”Reid si siede sulle casse che gli fanno da scrivania e resta a guardarmi. “Che senso ha adesso?”“Forse non ne ha per te, ma per me sì.”Scuote la testa e guarda in basso. “Non è stata colpa sua.”Ride nervoso. “Curioso, lui ha iniziato più o meno allo stesso modo.”“Lui?”“Ci ha già pensato lui a mettermi al corrente di…”Agita le mani. “Qualunque cosa ci sia tra di voi.”“Ed è così difficile per te? Accettarlo?”“Credo che se avessi avuto il tempo di abituarmi alla cosa e non vedermelo sbattere in faccia così…”“Avevi bisogno di tempo per abituarti al fatto che tuo fratello è gay?”Mi guarda con condiscendenza. “Ti prego, Shane. Io l’ho sempre saputo.”Spalanco la bocca per lo stupore. “Lo sapevamo tutti.”“Come diavolo…”“Be’, la mamma vedeva e sapeva tutto.”“E lo è venuta a dire a te?”Scuote la testa. “Ho sentito Ellie che le faceva delle domande.”La perspicace Ellie. “E poi, quella storia del ballo…”“Oh insomma! Anche tu? Poteva semplicemente non piacermi!”“Non sono così stupido.”“Non l’ho mai pensato.”“E poi sei mio fratello”lo dice tra i denti, come se la cosa ora fosse sinonimo di dolore. “Lui…Lui è stato davvero bravo”ora il dolore è palpabile, posso quasi affondarvi con le dita. “Ce l’hai con lui perché ti ha mentito o perché…”“Io non ce l’ho con lui”m’interrompe subito. “Io sono solo…Deluso.”Mi guarda stanco. “Credi di conoscere una persona per trent’anni e poi scopri che è stata tutta una stronzata.”“Non ci credi neanche tu.”Respira pesante. “Come si fa, Shane. Come?”“A fare cosa? Fingere? Ti abitui.”“Siamo tutti amici, cazzo. Non vi siete fidati, non…”Si prende la testa tra le mani. “Non è stata sempre così. Voglio dire, in realtà Andy e io non siamo mai stati insieme.”“Ti prego, non venirmi a dire che è stata tutta una questione di letto perché non reggerei.”“Nah”gli dico e ora lo so per certo. “Non è mai stata così, ma è stato complicato e pieno di sensi di colpa e spesso doloroso.”“Ma siete arrivati a oggi.”“E non credevo che ce l’avremmo fatta. Credevo di averlo perso e invece…”“Invece era lui che stava per perdere te."
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The First Man
RandomShane Sapete cosa vuol dire vivere come vivo io? Essere costretto a non guardarlo, non toccarlo, non restare da solo con lui nella stessa stanza. Non cercarlo, non volerlo. Non amarlo. Sapete cosa vuol dire fingere per tutta la vita di essere un a...